Sedici spicchi di Luna

And the winner is… Merlot 16 Lune 2024 delle Cantineriva Morcôte». Sì, tra il 21 e il 22 maggio 2025, in occasione della 18ª edizione del Mondial du Merlot & Assemblages svoltasi a Sierre, Vallese e organizzata dall’Associazione VINEA, - organismo riconosciuto e membro di Vinofed, con oltre 25 anni di esperienza in concorsi enologici -, il 16 Lune prodotto in via Besso 42 a Lugano da Patrick Ballabio e Marco Citran si è aggiudicato la Medaglia d’Oro. «La soddisfazione è grande - osserva Patrick Ballabio - non solo per essere stati scelti tra molti partecipanti - circa 420 vini in gara in categorie diverse, da oltre 230 produttori e 22 Paesi, con 42 medaglie d’Oro assegnate e almeno una medaglia «Grand Or», ndr - ma anche perché ad avere ottenuto il riconoscimento è sia un vino giovane, in bottiglia da appena un mese e mezzo, pensando che l’anno prima non era nemmeno uva, sia con il nostro vino base, ossia quello che costa meno ed è prodotto in quantità maggiore». Domanda: Perché 16 Lune? Risposta: «In pratica il tempo che va dalla potatura invernale alla messa in bottiglia, scandito da 16 fasi lunari».
«L’espressione massima»
Cantine riva Morcôte, oltre al vino «incoronato», produce altri due rossi - Follia e Stregato -, gli omologhi bianchi dello Stregato e del 16 Lune, un rosé - Arrosé - e la grappa Cuore nero.
Cosa caratterizza la vostra produzione? «Da un lato la coltivazione delle uve con trattamenti biologici che utilizzano prodotti di contatto, si lotta dall’esterno contro le malattie. Dall’altro produciamo i vini senza utilizzare lieviti esterni, ma attraverso fermentazioni spontanee date dai lieviti già presenti naturalmente sulle bucce d’uva». Il risultato di questo metodo ancestrale è un vino -prosegue Ballabio - che «è l’espressione massima del vitigno e della parcella in cui si coltiva». Parcelle variegate che vanno da Trevano a Mezzovico a San Zeno...
Dalla vigna alla bottiglia
Quando tutto va bene, se la vite non si infetta anche a seguito delle precipitazioni, se la fioritura procede spedita verso la trasformazione in grappoli d’uva, il risultato sono «tra le 16 mila e le 20 mila bottiglie prodotte all’anno - racconta Ballabio -. Facciamo tutto qui a Besso, dalla diraspatura alla fermentazione alcolica, la torchiatura, la svinatura, la macerazione fino all’affinamento nella barricaia».
C’era una svolta: basket, banca, vigna
Patrick Ballabio cresce a Pregassona, «nel periodo in cui o giocavi a calcio o giocavi a pallacanestro, circondato com’eri da società cestistiche e non solo nel Luganese»,racconta. Il boom del basket degli anni Settanta ormai consegnato agli archivi, «ho iniziato a giocare all’età di 8 anni nel Viganello», fino a 20 anni la palla a spicchi è uno dei suoi ingredienti quotidiani. Trasferitosi alla SAM Massagno ne vive il periodo di rinascita, vivendo le promozioni dalla Seconda Lega alla Serie B. Un infortunio al ginocchio gli impedisce di gioire per il ritorno in A del Club di Massagno nel 2008. Un altro punto di svolta accade a seguito della cessione… di una banca. «Quella in cui lavoravo era stata venduta a un’altra banca, rimasto a piedi, un po’ per necessità, un po’ per volontà, dopo un periodo passato a svolgere qualche lavoretto ho colto l’occasione di lavorare in vigna e capirne l’attività. Con un’altra persona abbiamo iniziato un’attività che poi ho rilevato portandola avanti da solo nel 2020».
Il lavoro nell’ambiente porta Patrick Ballabio a conoscere Marco Citran, enologo, viticoltore e cantiniere. Lo coinvolge, si coinvolgono. Diventano soci e titolari delle Cantine riva Morcôte. È il 2021. Quattro anni dopo conquistano la medaglia d’oro con il Merlot rosso 16 Lune al Mondial du Merlot & Assemblages di Sierre.
La bellezza
Guardando a quanto fatto e ottenuto lavorando duramente, in cosa consiste, per Patrick Ballabio, la bellezza di questo mestiere? «Da ex profano del vino la bellezza è capire tutto il processo. Si parte da un tronco di pianta che sembra morta, un ramo solo legato a un filo. Poi la crescita, una crescita rapida della vigna. La guardi in aprile ed è ancora tutto arido, passi un mese dopo e vedi già le foglie spuntare dai fili. E via fino a ritrovarti con gli amici a bere il frutto del tuo lavoro, un lavoro che può avere mille sfaccettature. Una bellezza anche poetica, come dire… quasi mistica… Questa pianta che sembra secca e che alla fine si trasforma in ‘qualcosa’ che crea comunità».
Una comunità estesa, una rete invisibile che collega punti diversi nel Cantone. Patrick Ballabio: «Una cosa che mi ha sempre intrigato è pensare che ogni giorno, ogni sera, in qualche posto del Ticino e della svizzera, possa esserci qualcuno che facendo una grigliata, cenando, sta gustando i frutti del nostro lavoro». L’aneddoto. «Una volta mi è capitato di ricevere la foto di un brindisi con una nostra bottiglia di vino. Arrivava da una delle docenti avute durante la mia formazione di viticoltore al Centro professionale del verde di Mezzana, che lo stava sorseggiando in un ristorante del Luganese complimentandosi con noi».
Se si griglia e pasteggia postando sui social media foto di vini rossi, bianchi e rosé, tendenzialmente si beve meno. Aprile 2025, dal portale del Governo svizzero: Il consumo di vino nel 2024 ha subito un forte calo, segnando una diminuzione di quasi l’8 per cento rispetto all’anno precedente. Il calo del consumo colpisce in particolare i vini svizzeri. «Ci affacciamo su sfide che non saranno facili da superare - commenta Patrick Ballabio -, ma considerando la quantità di bottiglie che produciamo e il mercato che abbiamo in Ticino, non penso che avremo troppi problemi. Vedo una situazione più complicata per il mercato della Svizzera interna». Cin cin.