Su i moltiplicatori: ed è solo l'antipasto

Alla cassa questa volta saranno chiamate le persone fisiche, ovvero i cittadini. Dopo che l’anno scorso diversi comuni hanno sfruttato la possibilità del moltiplicatore d’imposta differenziato per aumentare la pressione fiscale solo sulle imprese, quest’anno almeno dieci comuni si apprestano a rivedere al rialzo anche l’imposizione delle persone in carne ed ossa.
«Questo è solo l’antipasto - afferma Marco Bernasconi, professore di diritto tributario alla SUPSI -. I comuni risentono fortemente dell’interdipendenza finanziaria dal cantone, che da diversi anni registra deficit importanti e che ora si trova confrontato con una maggiore uscita di 300/400 milioni annui, a causa delle due iniziative sulle casse malati approvate dalla popolazione in settembre. In tutto ciò i comuni non hanno praticamente margine di manovra. Pertanto, gli attuali aumenti di moltiplicatore non possono essere che una premessa di ciò che avverrà in seguito e che la classe politica non mi sembra abbia ancora pienamente afferrato».
Limitando lo sguardo al 2026, il Municipio di Lugano prevede di aggiungere tre punti per tutti, salendo all’80% per le persone fisiche e all’85% per le persone giuridiche. S. Antonino, che fino a pochi anni fa poteva esibire un attrattivo 65%, si appresta a passare dal 70 al 78% per le persone fisiche e all’83% per le persone giuridiche. Anche Airolo, Coldrerio, Comano, Gambarogno, Gordola, Magliaso e Vezia hanno già palesato la necessità di aumentare le entrate fiscali. E persino Castel San Pietro, che fino a un paio di anni fa era l’oasi fiscale del cantone con un moltiplicatore d’imposta al 55%, intende procedere con il secondo rialzo consecutivo, al 70% per le persone fisiche, al 75% per le persone giuridiche.
L’ultimo anello della catena
«La tendenza purtroppo è questa - osserva Felice Dafond, presidente dell’Associazione comuni ticinesi -. I meccanismi di perequazione indiretta penalizzano fortemente i comuni, che sono l’ultimo anello della catena e che di fronte al continuo riversamento dall’alto di oneri e costi non possono fare altrimenti che aumentare il moltiplicatore d’imposta».
Emblematico è il già citato caso di Castel San Pietro, dove l’aumento dovrebbe essere ancora più «brusco», per usare il termine del Municipio, se non fosse per l’ingente capitale proprio consolidato in questi anni. Cadempino, che tempo fa sfoggiava un invidiabile moltiplicatore al 50%, si trova ora al 70%. A Cureglia ci si è trovati costretti quest’anno ad aumentare il moltiplicatore di dieci punti in un colpo solo, nonostante l’iniziale opposizione del Consiglio comunale. Fosse stato per l’aritmetica, l’incremento avrebbe dovuto essere di ben 18 punti. A Bellinzona il Municipio esprime la volontà politica di restare al 93% sebbene il moltiplicatore aritmetico sia ormai superiore al cento.
«I comuni pagano per l’inerzia di un cantone che continua ad andare avanti con piccoli rattoppi quando invece servirebbero riforme strutturali - riprende Dafond -. Si continua a sottrarre risorse finanziarie comunali per finanziare compiti di competenza cantonale. In questo modo il margine di manovra dei municipi si restringe sempre di più. Già oggi un municipio si trova a poter gestire un importo pari ad appena il 5% del budget. Tutto il resto è disciplinato dai vari regolamenti organici o da criteri imposti dai servizi cantonali».
Se si unificasse il moltiplicatore?
A questo punto viene quasi da chiedersi se, visto il misero agio a disposizione dei comuni, non abbia senso pensare a un moltiplicatore comunale unico in tutto il cantone. Un’opzione che Raoul Paglia, fiduciario ed esperto fiscale, propugna da tempo.
«A volte ci lamentiamo della concorrenza fiscale intercantonale in Svizzera, ma io trovo che la concorrenza tra comuni sia ancora più deleteria - afferma Paglia -. Onestamente, siamo un cantone unico, non ha senso che i comuni si diano battaglia per attirare aziende che, certo, generano un certo substrato fiscale ma anche traffico, inquinamento e tutta una serie di disagi che non vanno solo a scapito di chi le ospite e ne incassa le tasse, bensì dell’intero cantone».
Cadempino e Lamone
Qui si potrebbe tornare a ripescare l’esempio di Cadempino, che per alcuni anni ha potuto ridurre il suo moltiplicatore fino al 50% grazie alle aziende che ospita(va) sul suo territorio. L’adiacente Lamone, invece, aveva un moltiplicatore al 90%. Sebbene i suoi abitanti dovessero sopportare i disagi legati alle aziende cadempinesi in maniera pari o simile ai loro vicini. E che dire poi di tutti quei contribuenti che vivono lungo le strade attraversate dai frontalieri che vanno ad abbassare il moltiplicatore di comuni come S. Antonino o Mezzovico-Vira?
«C’è anche un problema di politica regionale - riprende Paglia -. Perché da una parte si cerca di attirare investimenti nelle valli e nelle regioni periferiche, dall’altra il moltiplicatore differenziato fa sì che i potenziali investitori siano maggiormente attratti da quei comuni già ricchi che possono offrire loro condizioni fiscali favorevoli. Chi produce nelle valli risulta svantaggiato. Invece con un moltiplicatore comunale unico, almeno per le persone giuridiche, si garantirebbe parità di trattamento tra le aziende e una più equa ripartizione del gettito».
L’esempio dei Grigioni
Un sistema del genere esiste nei Grigioni, dove il moltiplicatore d’imposta per le persone fisiche può oscillare tra il 40% di Laax e il 120% della Val Monastero, mentre le imposte comunali per le persone giuridiche vengono riscosse dal cantone sulla base di un’unica aliquota e poi ridistribuite ai comuni.
In Ticino il moltiplicatore unico per le persone giuridiche fu proposto nel 1998 dal Partito socialista, con il sostegno delle regioni montane e di alcuni comuni delle agglomerazioni, ma non superò lo scoglio della politica.
È invece entrata in vigore nel 2025 la possibilità per i comuni di stabilire moltiplicatori differenziati per le persone fisiche e giuridiche. Molti comuni ne hanno approfittato per aumentare quest’anno l’imposizione alle imprese (il moltiplicatore più alto è a Maggia, 126%). Nel 2026 altri comuni, consigli comunaali permettendo, dovranno invece ritoccare al rialzo l’imposizione delle persone fisiche. In attesa che il cantone non faccia i compiti e che si debba quindi procedere con la stangata.
