A spasso nel tempo

Votano cittadine e cittadini, l'Italia sarà una Repubblica

2 giugno 1946
Scorcio del palazzo romano del Quirinale, sede del presidente della Repubblica italiana. ® Shutterstock
Nicola Bottani
Nicola Bottani
01.06.2025 06:06

Erano i primi giugno del 1946. «L’Italia diverrà una repubblica – Si conferma sempre più il successo della Democrazia cristiana», titolava il clericale «Giornale del Popolo» il 6 giugno in prima pagina, dove la socialista «Libera Stampa», lo stesso giorno, apriva con «Repubblica in Italia – Quasi cinque milioni di cittadini votano per il socialismo». E poi, ancora sul «Giornale del Popolo»: «Roma, 5 giugno (ag. AFP) – Da fonte ufficiale si comunicano i seguenti risultati per il referendum: Repubblica voti 12.180.155, Monarchia 10.300.614. L’Italia diverrà quindi una repubblica, poichè mancano soltanto circa 800.000 schede, che non potranno più determinare un mutamento dell’esito finale dello scrutinio. [...]». Dopo i disastri del Ventennio fascista e le macerie – non solo materiali – lasciate dalla Seconda guerra mondiale, il 2 giugno del 1946 le cittadine e i cittadini italiani vennero chiamati a decidere tra la costituzione di una Repubblica o il mantenimento della monarchia. Fra l’altro dopo che re Vittorio Emanuele III di Savoia, fin troppo connivente con Benito Mussolini, il 9 maggio del ’46, aveva abdicato in favore del figlio Umberto II. Gli aventi diritto di voto, come leggiamo dal sito del Quirinale, erano 28 milioni e alle urne (il 2 giugno si votò anche per l’Assemblea costituente) si presentarono in 24.946.878 (l’89,08%), con una prevalenza delle donne (12.998.131) sugli uomini (11.949.056). I voti validi furono 23.437.143, dei quali 12.718.641 a favore della Repubblica e 10.718.502 per la monarchia.

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