Nuovo campus

SUPSI strizza l’occhio alla mobilità

Intervista a Moreno Celio, Presidente del Gruppo di lavoro del Premio Espace Suisse
Nuovo campus SUPSI a ridosso della stazione ferroviaria di Mendrisio
Antonio Paolillo
Antonio Paolillo
16.12.2021 08:00

Lo scorso sabato 11 dicembre è stato conferito alla SUPSI il premio Espace Suisse 2021 per la sua strategia logistica nella realizzazione del suo nuovo Campus universitario di Mendrisio, in prossimità della stazione ferroviaria e inaugurato negli scorsi mesi, il quale pone le basi per una riqualifica complessiva del territorio circostante.

Di cosa si occupa Espace Suisse e cosa ha portato alla decisione di assegnare il premio per l’edizione 2021 alla SUPSI?

«Espace Suisse è un’associazione che si occupa di gestione e pianificazione del territorio in tutte le sue sfaccettature, come l’organizzazione del suolo, la destinazione d’uso e ovviamente delle connessioni che la pianificazione ha con l’evoluzione della mobilità. Il premio, che è stato assegnato la prima volta nel 1985 ed è biennale, ha conosciuto un’evoluzione: nei primi anni sono stati premiati progetti od operazioni pianificatorie di tipo classico; più recentemente invece ci si è posti la domanda sul modo in cui la pianificazione del territorio possa rispondere a problemi con i quali la società è confrontata. All’interno del gruppo di lavoro, anche nelle decisioni che poi hanno portato alla scelta del vincitore, ci siamo concentrati su progetti che avessero un impatto anche sulla gestione della mobilità. Da qui la scelta di assegnare il premio alla SUPSI, per le sue scelte strategiche nella realizzazione del campus di Mendrisio».

Quanto è importante ed efficace che una struttura universitaria sia nell’immediata vicinanza di un nodo ferroviario principale?

«È uno dei modi più intelligenti e più razionali per ridurre la domanda di mobilità, soprattutto quella privata. Si può cercare di condizionare l’evoluzione del modo in cui le persone si spostano in diversi modi, come, per esempio, potenziando il trasporto pubblico, limitando il trasporto privato, e cercando di lavorare sulle abitudini stesse delle persone motivandole con vari tipi di incitamento a spostarsi in modo più razionale.

Ma sicuramente il modo più intelligente è quello di ridurre alla fonte l’esigenza di spostamento. Ed è qui che la scelta di ubicare “grossi generatori di traffico” - cioè luoghi che muovono centinaia o migliaia di persone - vicino quei nodi di trasporto risulta molto valida».

Crede che ci sia poca comunicazione tra gli enti pubblici o privati e quelli di trasporto, a discapito di un maggior coordinamento degli orari e di un traffico meno denso?

«Probabilmente si, ma forse il problema va cercato ancora più a monte. Per come ci si è mossi nei decenni passati in ambito di edilizia scolastica, per esempio, o di altri grossi generatori di traffico, la scelta di un’ubicazione fatta da ditte private, ma anche dall’ente pubblico, è dettata da molti fattori: la disponibilità di terreni, il costo di questi, la vicinanza con altri tipi di strutture, ecc... Solo recentemente ci si rende conto che questi fattori sono sì importanti, ma anche la vicinanza con un nodo di trasporto pubblico può rappresentare dei grossi vantaggi, sia per la ditta o l’ente stesso, sia per i suoi frequentatori, che ogni giorno hanno dei tragitti più semplici e più corti da effettuare».

Crede che l’esempio di questo campus verrà seguito anche in altre città del Ticino? Penso ad esempio a Lugano che è già un polo universitario.

«Penso e spero proprio di si. In effetti la stessa SUPSI ha in programma di realizzare alcune sue nuove strutture proprio nelle vicinanze della stazione di Lugano. In quell’ubicazione la pianificazione è un processo molto lungo perché non semplice, ma anche in quel caso la Scuola universitaria prevede di realizzare delle strutture. E non da ultimo, credo che un’altra grossa opportunità potrà essere data a Bellinzona sul sedime dove oggi sorgono le officine delle Ferrovie Federali Svizzere, le quali verranno trasferite in un’altra ubicazione liberando un terreno molto importante su cui potranno sorgere anche contenuti pubblici. L’auspicio è che qualcuno sappia cogliere questa opportunità».

Franco Gervasoni, Direttore generale della SUPSI, nel suo intervento durante la premiazione ha detto che edifici come questo sono in grado di riqualificare il territorio. In che modo lei pensa che effettivamente possano farlo?

«In due modi direi. In primo luogo da un punto di vista architettonico/estetico. Inoltre l’insediamento di una struttura così importante genera nell’ente pubblico stesso il bisogno di riqualificare tutto un comparto. In effetti la nuova sede della SUPSI a Mendrisio è stata accompagnata da una riqualifica – per il momento parziale – dell’area della Stazione e c’è l’intenzione di continuare a farlo anche per tutto l’asse stradale che corre dalla parte del paese, che oggi è una strada con un traffico abbastanza forte e non particolarmente qualificata sotto il profilo urbanistico. Credo che in questo caso ci sia ampio margine di miglioramento che la città vuole cogliere. Quindi, un singolo edificio, certamente importante, può indurre a un processo virtuoso dove tutto un comparto può essere migliorato nettamente».

Quali erano gli altri candidati?

«Abbiamo analizzato diversi progetti di riqualifica urbanistica, più modesti nell’intenzione ma altrettanto qualitativamente validi. Non faccio nomi perché potrebbe succedere che progetti non premiati in questa edizione possano esserlo nelle prossime. Si analizzano progetti molto diversi nella tipologia, ma d’altra parte forse questa è proprio l’immagine di un Cantone che si è evoluto molto rapidamente negli ultimi decenni».