Un mestiere, mille idee

A Bellinzona, per mangiare il gelato del viaggiatore

I Venturini hanno segnato la storia della capitale, dalla vendita dei gelati (parigina e pezzo duro su tutti) alla posa del porfido rosso del centro città
@photolocatelli.ch
Giuseppe Valli
01.07.2022 11:19

La figura del gelataio di strada era familiare un tempo nella nostra regione. Per chi scrive, indelebile è il ricordo di Giovanni de Cassan che per decenni ha presidiato col suo carrettino, tra la chiesa e il municipio, il centro di Chiasso. Era più popolare dei sindaci - loro passavano, lui restava sempre sulla piazza. La sua figura è riemersa quando ho scoperto in biblioteca Le stagioni dei Venturini. Romanzo di una famiglia ticinese (edito da iet e scritto da Elisabetta Peduzzi).

Al contrario del Giovanni, questi storici gelatai basati a Bellinzona erano ottimamente attrezzati per gli spostamenti. Agli inizi col cavallo, poi la motoretta sidecar adattata per trasportare il prezioso e delicato prodotto, fino al furgoncino ad hoc. Ora gli spostamenti verso le postazioni privilegiate (come in piena estate l’entrata della piscina) sono ormai un ricordo. Sono stanziali. Il posto è un poco decentrato, quasi un valore aggiunto che rende il gelato più esclusivo, come un dolce e identitario tesoro bellinzonese.

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Gli eredi che portano avanti la fama dell’azienda sono Giuseppe, per tutti Giuse, con l’aiuto del fratello Marco. Che i Venturini siano estrosi lo si intuisce anche dal cartello che indica gli orari. Aperto dalle dieci alle diciotto tutti i giorni, con precisazione bizzarra: prima, durante e dopo. La star dell’offerta è la parigina, con il gelato sistemato tra due wafer grazie a una macchinetta d’argento. Perché si chiami così e in cosa consista il nesso con Parigi o non sono riuscito a farmelo rivelare perché segreto di famiglia, oppure semplicemente non si sa. C’è anche il pezzo duro, un cilindro di puro gelato avvolto in una cartina alimentare con l’elegante scritta Venturini che lo rende unico.

L’azienda ha storia centenaria: è nel 1894 che Battista, il decano dei gelatai del Canton Ticino, arriva in città dall’Italia, emigrante in cerca di fortuna. Era poco più di un ragazzo che accompagnava il papà. Ciò che li rende unici è che nella stagione invernale si erano ingegnati come selciatori. Si deve a loro la pavimentazione in cubetti di porfido rosso che felicemente resiste in centro. Che abbinamento antitetico: il porfido dura secoli, il gelato minuti ed entrambi caratterizzano Bellinzona e i Venturini.

Oggi continuano l’attività due fratelli che non sono più teenager. Giuse ha superato quota settanta in perfetta forma e di smettere proprio non se ne parla. «Il lavoro non è mai stato un peso, quando giravo la sera col camioncino c’era la gente che ci aspettava». Una volta gli spostamenti avvenivano soprattutto nella regione, ma capitava anche di piazzarsi perfino davanti alla caserma per intercettare le reclute in libera uscita. Adesso i Venturini “mantengono la mucca” con orari rilassati e se piove, si chiude.

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Giuse ha cominciato giovanissimo, nella seconda metà degli anni Settanta. Nel reparto vendita dell’azienda familiare fanno bella mostra grandi foto dell’album di famiglia: paesaggi africani (dove Giuse era arrivato per sostenere il dottor Giuseppe Maggi) e asiatici, con una spiaggia indiana e i pescatori di Puri nel golfo del Bengala. Fu quello un viaggio memorabile: partenza da Bellinzona in Lambretta verso oriente passando per Turchia, Iran, Pakistan fino ad arrivare a Goa. A essere precisi la Lambretta al confine con il Pakistan cedette e venne venduta per 20 dollari ai doganieri, soldi poi reinvestiti per l’acquisto di una splendida bicicletta. Arriverà anche una moto, «una Royal Enfield, 350 Bullet con un bel sound. Un trattore più che una moto, ma il suo rombante motore preannunciava il nostro arrivo».

Avrebbe potuto lavorare in televisione, il Giuse, visto che si era formato professionalmente al Dovere, al tempo quotidiano di Bellinzona. Ma poi senza pentimenti la strada dei gelati: sei mesi lavoro, sei mesi viaggio! Impagabile libertà anche se poi i mesi liberi sono diventati tre, perché in inverno c’erano le caldarroste.

Nessuno può sostenere che il gelato dei Venturini sia il migliore del Ticino. Ma le loro storie sono imbattibili e il libro che le racconta si gusta come una parigina!

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