La domenica del Corriere

La lunga volata per gli Stati

In cinque per due poltrone: Chiesa, Regazzi, Farinelli, Gysin e Mirante si sfidano a pochi giorni dal ballottaggio - Tanti i temi sul tavolo: dalle voci su un «ticket» fra i candidati dell’UDC e del Centro alle relazioni con l’Europa, passando per il canone a 300 franchi
L'ultimo confronto in TV prima del voto: Mirante, Farinelli, Gysin, il conduttore Righinetti, Chiesa e Regazzi. ©CdT/Chiara Zocchetti
Redazione
12.11.2023 21:30

In cinque per due poltrone. A La domenica del Corriere è andata in scena la voltata finale in vista del ballottaggio per il Consiglio degli Stati del 19 novembre. Cinque, appunto, i «concorrenti» nella gara condotta da Gianni Righinetti: Marco Chiesa (UDC-Lega), Fabio Regazzi (Centro), Alex Farinelli (PLR), Greta Gysin (Verdi-PS) e Amalia Mirante (Avanti con Ticino&Lavoro). Una volata finale che, spesso, fa rima anche con ticket. Di mezzo, stavolta, si sussurra (ma non troppo) di un accordo fra Chiesa e Regazzi. Che escluderebbe il centrista Farinelli. «Non sono piccato», risponde il candidato liberale radicale. «In campagna elettorale ognuno decide come muoversi. Ma fra i due è chiaro che c’è vicinanza». In definitiva, quindi, tocca come sempre ai cittadini scegliere la coppia di politici ticinesi che andrà alla Camera alta. Righinetti riassume in seguito la graduatoria uscita dal primo turno, constatando il distacco di Mirante dal «gruppo di testa». «È fuori dai giochi?», chiede il conduttore: «Assolutamente no!», risponde un po’ indispettita. «Sono ancora qui, dal mio punto di vista ho ottenuto un risultato eccezionale». Il dibattito torna poi sul ticket Chiesa-Regazzi. «Non ci sono ticket fra deputati, ci sono delle affinità», taglia corto il democentrista. «Sono stato invitato alla ‘‘gnoccata’’ di Regazzi e ci sono andato. Se Farinelli mi avesse invitato a un suo aperitivo, ci sarei andato lo stesso. Ciò che conta è che alla Camera alta ci siano persone con voglia di lavorare. Poi è chiaro, conosco Regazzi da tanto tempo. In generale, non credo che i cittadini debbano avere un ‘‘bigino’’ su come votare. Ognuno ragiona con la propria testa». «Sfato un mito sul ticket», aggiunge Regazzi: «Io l’invito alla cena offerta l’ho fatto a tutti, era pubblico. Far credere che ci siano accordi sottobanco ha un senso giornalistico, ma non è così. E nessuno però ha parlato del ticket proposto con Gysin-Farinelli dai Verdi Liberali e da Greenpeace. Il ticket, comunque, non funziona più. Ognuno pensa e sceglie come crede». Già. Ma cosa ne pensano Gysin e Mirante? «Non credo che queste indicazioni facciano la differenza», spiega la candidata ecologista. «E quattro anni fa non era andata bene al ticket ufficiale. È meglio parlare di contenuti». «Con chi farei un ticket? Con tutti i secondi voti dei candidati qui presenti», sottolinea con un sorriso Mirante.

Arrivano i contenuti

Dopo il «gossip» politico, i temi e i contenuti. Si parte dall’Europa, con il rilancio delle trattative fra Berna e Bruxelles. Una buona mossa? «Il Ticino non ci guadagna», spiega Mirante. «Il nostro cantone paga il prezzo più alto: stipendi bassi, difficoltà nel trovare lavoro. In queste trattative bisogna far sentire forte la voce del Ticino». «Questa ripresa delle trattative sono essenziali per tutta la Svizzera», rileva da parte sua Gysin. «E bisogna farlo a testa alta, decidendo quali sono le linee rosse e dove sono le possibilità di concessione». Chiesa, invece, la vede diversamente. «Sono favorevole ai passi in avanti con l’UE, ma senza indebolire la nostra democrazia diretta. Vogliamo rimanere svizzeri, e il tema della libera circolazione non viene affrontato». «Il dossier europeo è fondamentale», dice invece Farinelli. «La grossa pietra d’inciampo nei rapporti con l’UE è che non si riesce internamente a mettersi d’accordo. Ora sappiamo che abbiamo una seconda possibilità: però serve consapevolezza». «Per la Svizzera è centrale avere rapporti ordinati e regolati con l’UE», aggiunge Regazzi, che però riconosce le cattive premesse a causa delle ritrosie di UDC e sindacati. «Ma bisogna almeno scendere in campo. Bisogna fare un tentativo».

Il discorso tocca poi i migranti, con la visita una settimana fa di Baume-Schneider a Chiasso. «Una visita tardiva», rileva Regazzi. «Il problema è da mesi all’ordine del giorno. Bisogna capire che c’è una situazione tesa, e si deve reagire con tempestività. Il tema richiede misure, perché la situazione sta diventando insostenibile per la popolazione locale». «Il Parlamento federale ha sbagliato a giugno», ricorda Farinelli. «Baume-Schneider aveva proposto 3.000 posti per questo tipo di migranti». Ma la politica non l’ha accettato. «E bisogna assumersi la responsabilità». «Al posto di affrontare il tema alla radice, si vuole mettere un cerotto», chiarisce Chiesa. «Voglio ad esempio che le persone che vengono accolte ma che si macchiano di reati, vengano rispedite a casa. Ci vuole rispetto per chi ti accoglie». «Abbiamo un problema nella gestione dei migranti», ammette Gysin. «E il Parlamento ha sbagliato, bocciando la soluzione di Baume-Schneider. Per Mirante, è un rimpallo di responsabilità. «Le persone che vivono qui, in Ticino, non si sentono più sicure. Visita inutile? Sì».

Chiusura sui 300 franchi per il canone radiotv proposti in settimana dal Governo. «Il canone a carico delle aziende è iniquo e ingiusto», attacca Regazzi. «Bisogna esentarle. Dal Consiglio federale non ci sono state risposte. Pura cosmesi, e come USAM sosteniamo l’iniziativa per i 200 franchi». «Noi dobbiamo difendere l’interesse cantonale», spiega Farinelli. «L’iniziativa e la proposta del Governo danneggiano il Ticino. Nella prossima legislatura i deputati ticinesi dovranno battersi per difendere il servizio pubblico». Per Mirante, «l’idea del Governo è preoccupante. Non vogliamo solo informazione, educazione e cultura. Vogliamo anche intrattenimento pubblico. Quello che fa compagnia alle persone, anche agli anziani». Difendere il servizio pubblico è anche il mantra di Gysin. «Discutiamo piuttosto di casse malati: non è una riduzione del canone di 35 che fa la differenza». «Bisogna ragionare se la RSI o la SSR, dei mastodonti, hanno ancora senso per questo Paese», dice Chiesa. «Si può fare un servizio altrettanto di qualità con molte meno risorse».