Tendenze

Addio cabine telefoniche, anche in Italia

L'amministratore delegato di TIM ha annunciato che lo smantellamento avverrà prima del previsto, già entro il 2023 – La decisione riguarda circa 15 mila cabine
© Shutterstock
Marcello Pelizzari
03.08.2023 22:55

Se telefonando. Sì, ma non dalle cabine telefoniche. Lo sappiamo bene noi svizzeri, che abbiamo salutato l'ultima cabina nel 2019. Lo sanno, nostalgici come sono, anche gli inglesi. Che stanno cercando in tutti i modi di salvare le loro, di cabine, quelle rosso-iconico. Ora, è il turno dell'Italia. L'amministratore delegato di TIM, Pietro Labriola, nel presentare i conti semestrali ha confermato lo smantellamento di questi simulacri. Simbolo di un'era oramai tramontata, fra gettoni, monetine e carte prepagate. Non solo, nella Penisola il processo, leggiamo, verrà completato entro il 2023. In anticipo rispetto ai piani originali e, quindi, al 2026. Il conto alla rovescia, come è stato definito, riguarda circa 15 mila cabine.

La direzione, in fondo, era chiara. Sulla questione, in particolare, si era chinata l'Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, l'AGCOM, con tanto di consultazione pubblica e delibere. Sullo sfondo, la verifica sulla necessità del servizio di telefonia pubblica, citiamo, ai sensi dell'articolo 97 del Codice delle comunicazioni elettroniche. I numeri, in questo senso, parlano chiaro. Anzi, chiarissimo. AGCOM ha rilevato che la copertura radiomobile nelle zone servite dal servizio di telefonia pubblica, ovvero dalle cabine, è «già sostanzialmente completa» con una percentuale, addirittura, del 99,2%. Di qui la decisione, scontata, di staccare le spine. Anche perché, in Italia, le schede intestate a persone – escluse quindi quelle utilizzate per la domotica o l'automazione industriale – sono oltre i 78 milioni. Di più della popolazione reale del Paese, insomma.

Le cabine, riassumendo, non servono più. Nemmeno in Italia. Rimarranno, questo sì, in luoghi «di interesse sociale» come ospedali, carceri, caserme. L'AGCOM, su questo fronte, ha garantito che 1.1801 cabine non verranno smantellate. Come se, intimamente, l'Autorità volesse mantenere un legame con il passato. E con la storia del Paese, fatta (anche) di gettoni, come detto, oltreché di schede prepagate e, in un certo senso, socializzazione.

Erano gli anni Cinquanta quando la prima cabina telefonica in Italia apparve in piazza San Babila, a Milano, a pochi passi dal Duomo. Tanto, tantissimo tempo fa. Da quell'installazione, il servizio si diffusa a macchia d'olio in tutto il Paese. Il boom vero e proprio avvenne negli anni Settanta, quando – come detto – vennero lanciate le prime schede telefoniche. Che diventarono, a loro modo, oggetti di culto e collezionismo. L'arrivo e l'esplosione dei cellulari prima e degli smartphone poi hanno, inevitabilmente, fatto precipitare l'attività dei telefoni pubblici. Tant'è che Telecom, ovvero TIM, iniziò l'opera di smantellamento già nel 2009.

D'accordo, ma che fine faranno tutte quelle cabine? Quale sarà il loro destino? Detto che, in Svizzera, molte – in un certo senso – hanno cambiato uso e finalità, diventando ad esempio piccole biblioteche, l'ultima cabina disinstallata nella Confederazione è diventata oggetto da museo. In Italia, per contro, come si legge in una nota «Tim sta definendo lo scenario di evoluzione del parco impianti stradali di telefonia pubblica, che vedrà concorrere importanti attività di dismissione con selezionate opportunità di valorizzazione». Tutto e niente, per ora.