Il caso

Le politiche di Trump potrebbero causare 1,3 milioni di morti in più per il clima

Secondo un'analisi del Guardian e di ProPublica, l'aumento delle emissioni del programma «America First» farà aumentare i decessi legati alle alte temperature: e a risentirne saranno le popolazioni dei Paesi più poveri e caldi
©YAHYA ARHAB
Red. Online
13.12.2025 21:41

Ormai, è risaputo. Il cambiamento climatico e, in particolare, l'aumento delle temperature hanno un impatto sul numero di morti nel mondo. Le cose, però, potrebbero ulteriormente aggravarsi, complice il programma «America First» di Donald Trump. Da un'analisi condotta dal Guardian e da ProPublica emerge infatti che i gas serra aggiuntivi rilascianti nel prossimo decennio, a seguito delle politiche del presidente americano, dovrebbero causare fino a 1,3 milioni di decessi in più a livello mondiale legati alle temperature. In altre parole, negli ottant'anni successivi al 2035, il numero di persone morte a causa del caldo estremo sarà molto più alto. Al contempo, però, con il riscaldamento del pianeta, si assisterà a una decrescita nei decessi legati al freddo. Il dato, seppur apparentemente positivo, nasconde però una realtà diversa.

Ma entriamo nel dettaglio. Per ottenere questi risultati, Guardian e ProPublica hanno basato i loro calcoli su stime modellizzate delle emissioni aggiuntive che saranno rilasciate a seguito delle politiche di Trump, nonché una metrica sottoposta a revisione paritaria per ciò che è noto come costo di mortalità del carbonio. Una metrica, che si basa su una ricerca scientifica vincitrice del premio Nobel che ha influenzato la politica federale per oltre un decennio, prevede il numero di decessi correlati alla temperatura causati dalle emissioni aggiuntive. In questo modo, hanno ottenuto una stima che riflette i decessi dovuti a cause legate al calore, come colpi di calore e l'aggravamento di malattie preesistenti, meno le vite salvate dalla ridotta esposizione al freddo. Questo numero, tuttavia, non include il numero – che si prevede essere particolarmente alto – di decessi legati agli effetti più ampi della crisi climatica, come siccità, inondazioni, guerre, malattie trasmesse da vettori, uragani, incendi boschivi e riduzione dei raccolti. 

Il dato fa riflettere. Soprattutto perché, come viene sottolineato nell'articolo dedicato allo studio, questi numeri, già elevati, rappresentano solo una minima parte degli 83 milioni di decessi stimati, a causa delle alte temperature, che potrebbero verificarsi a causa delle emissioni prodotte dall'uomo nello stesso periodo, se l'inquinamento responsabile del riscaldamento climatico non verrà ridotto. Un risultato che evidenzia «il costo umano derivante dal dare priorità agli interessi delle aziende statunitensi rispetto alla vita delle persone in tutto il mondo», per citare le parole usate dal Guardian. «Sono numeri spaventosi», ha dichiarato ai ricercatori dello studio Ife Kilimanjaro, direttore esecutivo dell'organizzazione no-profit USClimate Action Network. «E per noi sono molto di più. Questi numeri sono persone con una vita, una famiglia, speranze e sogni. Sono persone come noi, anche se vivono in una parte diversa del mondo».

Secondo i dati dell'indagine, le persone che correranno più rischi, in futuro, sono quelle che subiranno, in maniera diretta, gli effetti del caldo estremo. Parliamo di persone che lavorano all'aperto, ma anche di anziani e bambini molto piccoli. Le cosiddette «categorie vulnerabili», in cui rientrano anche persone con disabilità o malattie. Anche coloro che vivono in ambienti privi di aria condizionata o in alloggi temporanei sono più soggetti ai pericoli del caldo estremo. Al contempo, verranno verosimilmente colpiti quelli che sono considerati i Paesi più poveri al mondo. Secondo uno studio, citato ancora dal Guardian, R. Daniel Bressler, professore associato di economia alla Bentley University Niger e Somalia, le cui emissioni sono irrisorie rispetto a quelle degli Stati Uniti, dovrebbero avere i tassi di mortalità pro capite più alti al mondo a causa dell'aumento delle temperature. Al tempo stesso, si prevede che l'India subirà più decessi correlati alle temperature di qualsiasi altro Paese. Il Pakistan, che ha solo il 3% della popolazione mondiale, dovrebbe avere tra il 6% e il 7% dei decessi globali correlati alle temperature, a seconda della sua capacità di adattarsi agli effetti del caldo.

Nello specifico, le temperature estreme costituiscono un problema perché sovrastano la capacità del corpo di raffreddarsi. In quelle condizioni, la sudorazione spesso cessa e si verificano sintomi come perdita di coscienza, insufficienza organica e morte. Non solo. L'aumento delle temperature può aggravare anche condizioni di salute preesistenti, favorendo l'insorgenza di infarti, ictus o problemi respiratori, che possono portare velocemente alla morte. 

Come detto in precedenza, con il riscaldamento del pianeta nei prossimi decenni, il calo globale dei decessi causati dal freddo potrebbe quasi compensare interamente il numero di quelli causati dal caldo. Ma nella seconda metà del secolo, come evidenzia il Guardian sul suo sito, a distanza di anni da quando Trump non sarà più alla Casa Bianca, si prevede che il numero di morti legate al caldo supererà di gran lunga la riduzione dei decessi causati dal freddo.

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