La recensione

In fuga con il bisonte della strada

Sabato in piazza Grande il road movie Paradise Highway, opera prima della regista Anna Gutto
© PHYW DISTRIBUTION LTD
Marisa Marzelli
08.08.2022 06:00

Sul mondo dei camionisti che, a bordo dei loro mostri meccanici, attraversano le strade infinite e polverose degli Stati Uniti, tenendosi in contatto via radio, c’è un film di culto: Convoy (1978), di Sam Peckinpah, con Kris Kristofferson e Ali MacGraw.

Paradise Highway, opera prima della regista norvegese Anna Gutto (coproduzione tra USA, Germania e Svizzera), proiettato sabato in prima serata, ne segue soltanto in parte l’ambientazione per costruire un thriller classico, con tutti gli stilemi americani del genere ma in versione femminile. Sally (una Juliette Binoche in versione maschiaccio, senza trucco, scarmigliata e con bandana in testa) percorre gli Stati del Sud con il suo camion trasportando all’occorrenza materiale illegale. Lo fa per dare una mano al fratello (Frank Grillo), che è in carcere e ricattato da una banda di trafficanti.

L’uomo sta per essere rilasciato e ci sarebbe da trasportare un ultimo «pacco», che si rivela però una ragazzina destinata alla tratta di esseri umani. La situazione precipita subito e la bambina spara a un trafficante. Sally e la piccola si ritrovano in fuga, tallonate da un poliziotto in pensione (Morgan Freeman), ora consulente dell’FBI, in coppia con un giovane agente preparatissimo in teoria ma senza esperienza sul campo.

La doppia coppia metaforica madre/figlia e padre/figlio è già delineata, mentre il racconto imbocca la strada del road movie, con tutte le tappe prevedibili.

A dare una mano a Sally, impegnata a proteggere la ragazzina e a non farsi prendere dalla polizia, saranno altre amiche camioniste. Maestose le inquadrature di campi lunghi in cui i grandi mezzi imboccano strade che non si sa mai dove porteranno, sostano in enormi posteggi dove si traffica e ci si ubriaca mentre trasuda l’animo western di un mondo che ha sostituito il cavallo con il bisonte meccanico. I buoni devono guardarsi dai cattivi e al contempo tenere a bada i propri demoni. Niente di nuovo, ma raccontato con senso del ritmo e buona suspense.

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