Cinema

Nope, un riuscito binomio tra horror e fantascienza

È da qualche giorno nelle sale la terza opera del regista Jordan Peele che utilizza il registro dell'orrore per mettere a nudo i lati meno affascinanti del sogno americano e, nella fattispecie, per denunciare le ciniche storture e le malefatte del mondo dello spettacolo
© Universal Pictures
Max Borg
19.08.2022 21:48

In un’era dominata da remake, sequel e adattamenti di proprietà intellettuali esistenti quali romanzi di successo o fumetti (di supereroi), una figura come Jordan Peele è una piacevole, benvenuta anomalia: proveniente dal mondo della sketch comedy, dove si è cimentato per anni a far ridere il pubblico insieme al sodale Keegan-Michael Key, qualche anno fa l’attore afroamericano ha deciso di darsi alla regia, cambiando completamente registro. O meglio, c’era ancora da ridere in Scappa - Get Out, ma il genere primario era l’horror e la riflessione sul razzismo portata sullo schermo da Peele ha conquistato tutti, dall’Academy (Oscar per la sceneggiatura originale) agli spettatori, con un incasso di oltre cento milioni di dollari nelle sole sale americane. Exploit ripetuto due anni dopo con Noi, un horror più puro che scavava, letteralmente, nei bassifondi del sogno americano, e adesso con la sua terza opera, Nope, che mescola i brividi con la fantascienza e arriva ora nelle sale europee. Tre campioni d’incassi, tutti basati su soggetti originali, il che rende Peele uno dei pochi registi nel panorama statunitense attuale a potersi davvero avvalere della sola forza del suo nome. Siamo nel deserto californiano, dove la famiglia Haywood da anni gestisce un ranch per l’allevamento di cavalli da usare al cinema e in televisione. Solo che Otis Sr. (Keith David) è morto da poco e i figli Otis Jr. detto OJ (Daniel Kaluuya) ed Emerald (Keke Palmer) non sono in grado di mantenere in piedi l’attività: lei sta già pensando ad altro, mentre lui ha venduto una parte dei cavalli - e sta valutando di vendere l’intero ranch - a Ricky «Jupe» Park (Steven Yeun) ex attore che si è costruito un piccolo impero di intrattenimento sfruttando la propria fama legata a un tragico incidente: da bambino fu l’unico del cast principale a uscire completamente illeso dall’improvviso scatto d’ira di uno degli animali sul set della sitcom Gordy’s Home. Poi, improvvisamente, una nuvola nel cielo comincia a comportarsi in modo strano e i nostri eroi si rendono conto che al suo interno si cela una presenza aliena. Ma dimostrarne l’esistenza, anche nell’epoca degli smartphone e dei video virali che spuntano ovunque, non sarà facile…

Una reazione alla pandemia

Peele sostiene di aver scritto Nope come reazione alla pandemia, quando il destino dell’industria cinematografica era in dubbio. Forte del suo accordo di collaborazione con la Universal, che dal 2019 distribuisce i film realizzati dalla Monkeypaw Productions (nome che, in caso ci fossero dubbi sulle passioni del regista, rimanda a un noto racconto horror del 1902), il cineasta ha concepito qualcosa che riflettesse sul mondo dello spettacolo ma fosse anche a sua volta qualcosa di spettacolare, che invogliasse la gente ad andare al cinema. Le ambizioni sono aumentate rispetto ai film precedenti, con un budget di 68 milioni di dollari contro i cinque di Get Out (che non a caso era prodotto da Jason Blum, il re dell’horror a basso costo oggigiorno), ma la poetica di Peele è rimasta intatta, servendosi del genere per mettere a nudo i lati meno affascinanti della società americana. Dopo il razzismo e il privilegio dei più benestanti, questa volta a essere preso di mira è lo show business e il fatto che sin dagli albori del cinema sfrutti persone e animali in nome del divertimento: gli Haywood del film sarebbero i discendenti dell’anonimo cavaliere immortalato da Eadweard Muybridge nel 1884 quando fece i primi esperimenti di immagini in movimento. Un’analisi lucida e interessante, con ricchi spunti teorici (Gordy, lo scimpanzé su cui verte parte della trama, è interpretato da un attore umano tramite performance capture), unita a una voglia genuina di stupire e intrattenere con un misto di horror e fantascienza che lascia a bocca aperta. Un piccolo, geniale paradosso, che sta riempiendo le sale pur criticando molti dei meccanismi che alimentano l’industria cinematografica.