L'anniversario

Il moonwalk di Michael Jackson compie 40 anni

Quaranta anni fa l’esibizione del Re del Pop, al massimo della sua parabola, che ha segnato un prima e un dopo
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Stefano Olivari
29.03.2023 20:00

Ci sono date che segnano un prima e un dopo, nella storia che conta ma anche in quella del pop. Ed una di queste poche date è senza dubbio il 25 marzo 1983: proprio quaranta anni fa Michael Jackson grazie ad un passo di danza si trasformò da cantante di straordinario successo, quale già era dalle scuole elementari, in icona mondiale. Milioni di giovani in tutto il mondo avrebbero nei mesi successivi imparato il moonwalk, anche senza YouTube o TikTok, grazie a poche immagini televisive e qualche disegno che le riviste musicali e per adolescenti (chi se le ricorda?) proponevano.

Billie Jean

In quel periodo Michael Jackson, solista da quattro anni, stava già volando. L’anno prima era uscito Thriller, album da cui sarebbero stati estratti sette singoli da top della classifica. Quel marzo era stato il turno di Beat It, subito schizzata al numero 1, e fra i mille impegni ce n’era anche uno riguardante un passato glorioso e amaro: uno speciale televisivo della NBC per festeggiare i 25 anni della Motown, la casa discografica di artisti afroamericani che era stata resa grande, fra i vari Marvin Gaye e Diana Ross, anche dai Jackson 5. Michael stava cercando di tagliare i ponti artistici e personali con i fratelli, oltre che con il padre, che lo aveva buttato sul palco a 6 anni, ma all’ultimo momento accettò l’invito degli organizzatori a patto di poter eseguire una canzone da solo dopo avere timbrato il cartellino con i Jackson 5. La canzone era Billie Jean, per lui qualcosa di speciale visto che aveva voluto inserirla in Thriller nonostante il parere contrario di Quincy Jones: Jackson l’aveva composta in tre minuti ma ce l’aveva dentro da tutta la vita, piena com’era di riferimenti all’assurda infanzia vissuta con i fratelli da un concerto all’altro, con un padre-padrone che in modi diversi aveva rovinato tutti. E pazienza se il suo produttore non capiva. Il nuovo Michael non poteva che essere annunciato da Billie Jean.  

Mutamenti

Michael stava trasformando il suo corpo da mesi e aveva in mente qualcosa di speciale per quella registrazione al Civic Auditorium di Pasadena davanti ad un pubblico selezionato di addetti ai lavori, gente che faceva opinione (oggi diremmo influencer) e invitati: sembrava il contesto giusto per annunciare una svolta. Dopo I Want You Back ed il duetto con il fratello Jermaine in I’ll Be There gli altri Jackson uscirono di scena, ma a dire il vero non c’erano mai entrati: da almeno un anno gli era stata indicata la porta d’uscita e fingevano di non capire. Sul palco rimase Michael, con un fascio di luce di lui. Solo. Non appariva in pubblico da settimane e tutti si accorsero dei lievi cambiamenti: la pelle un po’ meno scura, l’acne sparita, il naso un po’ affilato, i riccioli. Insomma, l’immagine del Michael eterno e non di quella del Michael della Motown o di Off the Wall: ma tutto accennato, senza le soluzioni chirurgiche estreme che si sarebbero viste qualche anno dopo. E il costume? Anzi, IL costume. Giacca nera di lustrini, polsini luccicanti, camicia argentata, pantaloni da smoking, calzini in mostra e mocassini neri. Colpo da maestro il guanto ricoperto di cristalli alla mano sinistra.

Saranno famosi

Un Michael tranquillo e deciso si autopresentò: «Quelle erano le vecchie canzoni, che mi piacciono molto. Ma mi piacciono di più le nuove canzoni». Intanto come per magia era spuntato un cappello nero di feltro. Per sempre IL cappello. Da lì iniziò la più famosa esibizione pop di sempre, nessuno sarebbe più arrivato a livelli simili unendo musica e danza. E poi, certo, il moonwalk. Che dal 16 maggio, quando lo show fu mandato in onda, divenne virale. Come quasi tutte le grandi invenzioni, il moonwalk non fu inventato da chi crediamo ma esisteva in varie forme dall’inizio del Novecento, con una certa fama arrivata grazie a Cab Calloway. Nei primi anni Ottanta era tornato parzialmente di moda ed è significativo che alcuni passi di moonwalk appaiano anche in Flashdance (non da parte di Jennifer Beals), girato a fine 1982, e in una puntata di Saranno Famosi (opera di Debbie Allen, ovviamente). Qualcosa nell’aria c’è sempre. Il principio base di questo passo di danza è quello di spostarsi all’indietro dando però al pubblico l’illusione di stare camminando in avanti, poi tutti hanno aggiunto o modificato qualcosa: Michael Jackson l’ha fatto meglio di tutti ed il moonwalk fin da subito diventò lui.

Fino alla fine

Detto che quella sera della Motown la camminata lunare fu fatta solo per pochi secondi, in due diversi punti di Billie Jean (per fortuna c’è YouTube, se no il mito ci farebbe parlare di un quarto d’ora consecutivo di moonwalk), poi Michael Jackson la eseguì in tutti i suoi concerti, a partire da quelli del Victory Tour del 1984 (che a causa di un incidente di scena avrebbe causato l’inizio della sua dipendenza dai farmaci), di solito durante Billie Jean e sporadicamente con altre canzoni. Il numero gli sarebbe riuscito fino al 2001, cioè ai suoi 43 anni, con il top raggiunto durante il Dangerous Tour dei primi anni Novanta: lì si arrivò in zona perfezione, generando fenomeni di imitazione di ogni tipo, dalla parodia alla replica devota. Stando alle centinaia di persone che hanno lavorato per Michael (il 90% di loro ha scritto un libro), lui anche negli ultimi anni, prima dell’assurda morte avvenuta nel 2009, faceva il moonwalk in privato, davanti allo specchio o per divertire i figli: Michael Jackson era diventato come un fan di Michael Jackson, per certi versi aveva fatto pace con sé stesso. Il moonwalk anche staccato dal mito è sopravvissuto ed anche ai giorni nostri è uno dei passi di danza più famosi. Ma non c’è dubbio che ogni sua esecuzione, come quella recente di Damiano dei Måneskin, sembri un omaggio al Re del Pop ed in fondo è giusto così.