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Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere, Amazon ci prova con Tolkien

Venerdì 2 settembre i primi due episodi - Poi, nel rispetto della limitazione al binge watching, soltanto uno nuovo alla settimana – Di cosa parleranno gli 8 episodi?
© Prime Video
Stefano Olivari
27.08.2022 11:31

La serie televisiva più costosa di sempre sta per iniziare: venerdì 2 settembre su Amazon Prime Video si potrà finalmente vedere Il Signore degli Anelli: gli Anelli del potere, operazione che all’azienda di Jeff Bezos, costerà, tutto compreso, non meno di un miliardo e mezzo di dollari.

Successo o fallimento

Al di là della diffusa passione per Tolkien, tutto il mondo televisivo e le Big Tech concorrenti attendono con interesse l’uscita della prima stagione di una serie che nei progetti ne avrà in totale cinque, per ammortizzare l’investimento. I diritti televisivi per lo sfruttamento de Il Signore degli Anelli sono infatti stati pagati 250 milioni di dollari ed il budget totale di produzione ha una stima prudenziale di un miliardo. È chiaro che Amazon non si aspetta di pareggiare tutto questo con nuovi abbonamenti, il suo obbiettivo è un altro: dopo anni di Prime Video produrre finalmente qualcosa di iconico. Un po’ ciò che accade con Netflix, che ogni tanto azzecca la serie cool ed in ogni caso ci riesce meglio degli altri. Amazon, che i soldi veri li fa con il cloud di AWS, vuole essere percepita anche come un grande produttore e per farlo gli Amazon Studios hanno messo in campo un investimento enorme ma per certi aspetti, non quelli finanziari, sicuro: del resto uno dei romanzi di maggior successo nella storia della letteratura (150 milioni di copie vendute), capace di generare un indotto inimmaginabile, fra videogiochi e merchandising, ed arrivando quindi ai non lettori, assicura quel pubblico di più generazioni sognato da tutti. Il successo è insomma annunciato, qualsiasi cosa dovesse funzionare poco sarebbe sinonimo di fallimento.

Dopo il cinema

Di cosa parleranno gli 8 episodi Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere? La domanda non è banale, perché tutti gli interessati all’argomento hanno visto la trilogia di film di Peter Jackson (La Compagnia dell’Anello, Le due torri e Il ritorno del Re) e secondo gli accordi presi con gli eredi di Tolkien la serie non deve essere una continuazione dei film e quindi dei due romanzi principali, Lo Hobbit e appunto Il Signore degli Anelli. J.D. Payne e Patrick McKay dal 2018 si sono quindi trovati di fronte ad un compito immane: fare una serie basata su due dei più famosi romanzi di tutti i tempi ma senza poterne utilizzare le storie come base per storie cronologicamente successive. Così la serie sarà ambientata nella Seconda Era della Terra di mezzo, migliaia di anni prima della Terza a cui appartengono Il Signore degli Anelli e Lo Hobbit. La storia produttiva, fra veti cervellotici e limitazioni poste dal contratto, è stata interessante, perché gli sceneggiatori si sono basti su altri scritti di Tolkien ma hanno avuto la licenza di aggiungere loro invenzioni e personaggi, a patto che non fossero in contrasto con il pensiero di Tolkien, un pensiero che peraltro non ha interpretazioni unanimi. Curiosità: fra i mille collaboratori c’è anche il nipote dell’autore, Simon Tolkien. Non che abbia bisogno di lavorare…

Colore

La mano degli autori si vedrà soprattutto sul tempo, perché migliaia di anni della Seconda Era sono stati condensati nei pochi trattati dalla serie. In questa prima stagione del prequel conosceremo nuove località come la capitale elfica Lindon ed il regno dell’isola di Numenor. Si rivedranno invece le miniere di Khazad-dûm, le più grandi mai costruite dai nani, presi ora nel momento di massimo splendore. Non ci saranno gli Hobbit ma loro pseudo-antenati, gli Harfoots. Dubbi su Sauron, l’Oscuro Signore di Mordor: nella prima stagione dovrebbe esserci pochissimo, ma gli sceneggiatori hanno intenzione di riciclarlo in quelle successive. Di sicuro nella serie compariranno molte più persone non bianche, fra Harfoots, Elfi e Nani. E sul tema già sono arrivare molte reazioni negative, che potremmo sintetizzare così: il politicamente corretto ha messo le mani anche su Tolkien, autore del quale tutte le parti politiche (ma di più la destra) hanno voluto appropriarsi. Non esiste una posizione condivisa nemmeno sugli obbiettivi di Tolkien: secondo molti voleva creare una storia, o una preistoria, gloriosa e mitica della Gran Bretagna, secondo altri i suoi temi e personaggi fantasy sono universali. In altre parole, sembrerà di essere di fronte ad una serie televisiva moderna e non ad una senza tempo.

No Binge Watching

Il Signore degli Anelli: gli Anelli del Potere rispetta anche l’ultimissima tendenza delle serie, cioè quella di limitare il binge watching distribuendo un episodio nuovo a settimana: in questo caso venerdì 2 settembre si potranno vedere i primi due episodi mentre a partire da venerdì 9 ce ne sarà soltanto uno nuovo alla settimana. Ha iniziato Netflix, spezzando in due tronconi Stranger Things 4 e centellinando Better Call Saul, e Amazon le sta andando dietro. Ovviamente l’obbiettivo non è migliorare la nostra salute mentale e la nostra vita privata, ma sfruttare al massimo il traino mediatico e promozionale delle serie più amate, oltre che limitare gli abbonamenti saltuari. Il modello di distribuzione sta cambiando e sarà interessante la reazione degli abbonati: chi è cresciuto con la tivù analogica non avrà traumi, ma già la Generazione Z (nati dal 1995 al 2009), la prima ad avere sempre avuto internet, potrebbe protestare. I romanzi di Tolkien sono eterni, le piattaforme di streaming no.

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