Teatro

Le derive della società odierna messe a nudo da una tresca

Vincitore del premio «testinscena», sabato 21 e domenica 22 gennaio arriva in prima svizzera al Foce di Lugano «Giostra» della compagnia Agemò – Il regista Gerardo Benedetti racconta i molteplici livelli con i quali interpretare la sua commedia amara
Gerardo Benedetti, Francesca Santamaria Amato e Monica Buzoianu portano in scena una storia di rapporti malati. © Paul Guccione
Mattia Darni
19.01.2023 21:45

Approfondire temi dal forte impatto esistenziale e scavare nella natura più intima dell’essere umano: è quanto fa Giostra, commedia amara di Michele Ruol curata registicamente da Gerardo Benedetti, in scena anche come attore assieme Francesca Santamaria Amato e Monica Buzoianu. Vincitore del concorso di testi teatrali inediti in lingua italiana rivolto alle giovani compagnie della Svizzera italiana e della Lombardia «testinscena®» promosso e sostenuto dalla Fondazione Claudia Lombardi per il teatro, lo spettacolo della compagnia Agemò Teatro debutta in prima svizzera al Teatro Foce di Lugano sabato 21 gennaio alle 20.30 (con replica domenica alle 16.00).

Rapporti malati

La pièce presenta la struttura di un tipico triangolo amoroso: protagonisti un marito e una moglie la cui routine li conduce a dimenticare sé stessi. A cambiare l’inerzia della loro vita interviene allora un inaspettato amore che sancisce la rottura definitiva del loro matrimonio-inganno. «La trama – rivela il regista Gerardo Benedetti – è volutamente ridotta all’osso in modo da puntare il dito contro le storture relazionali tra i personaggi della commedia. La storia di Giostra, in effetti, è un pretesto per raccontare una serie di cliché relazionali e psicologici che, in linea con quello che mi sembra sia lo sviluppo del mondo contemporaneo, diventano dei veri e propri virus che, lentamente, portano alla deriva i rapporti tra le persone». Ciò che ne consegue sono delle relazioni le cui fondamenta poggiano su una ferocia endemica.

Caratteristica dello spettacolo è pure la ripetitività delle sue scene che portano la vicenda ad esasperarsi e ad avvelenarsi. «La ripetizione permette di criticare la società», chiarisce il regista. «Intrappola gli individui all’interno di meccanismi – ad esempio la routine matrimoniale – che si ripetono in continuazione. Ognuno di noi, inoltre, si costruisce e rifugia in una prigione credendo di essere al sicuro, ma finendo invece con l’esserne asfissiato».

Dietro una parvenza di semplicità la pièce denuncia la società occidentale che non considera gli individui come soggetti unici ma, al contrario, li etichetta in base alla funzione che svolgono all’interno della collettività. In questo senso è interessante la caratterizzazione dei personaggi in scena che non possiedono né nome, né cognome. «Essi rappresentano delle funzioni drammaturgiche e sociali: sono un marito, una moglie e un’amante», rivela Gerardo Benedetti. «In un certo senso, Giostra, è una critica al capitalismo. I tre personaggi adattano la propria vita per rientrare in un modello sociale standardizzato e stabilito a priori».

Malvagità indotta

Da quanto scritto sinora si potrebbe pensare che lo spettacolo suggerisca un uomo malvagio per natura: in realtà non è così. «L’uomo non è cattivo, è portato a diventarlo perché ripone tutte le sue aspettative in un futuro che non si può verificare», spiega Benedetti. «Ogni individuo è poi influenzato dalle condizioni estere, prima fra tutte la famiglia. Allo stesso modo, credo che la società non sia nata malvagia, ma si sia incattivita nel corso degli anni a causa di una ricerca smodata del guadagno».

Il manifesto dell’ignavia

Il titolo di un’opera, si sa, ha una funzione molto importante in quanto deve racchiuderne l’essenza: quello dello spettacolo che andrà in scena al Foce non fa eccezione. «Giostra è pure una ricerca sul tema della “scelta”», racconta il nostro interlocutore. «La commedia riesce a progredire solo perché i tre personaggi non adoperano mai delle scelte poiché non hanno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. Ecco allora che la loro esistenza diventa una sorta di “giostra” nel senso che la vita cade loro addosso».

Nonostante la profondità e la complessità dei temi a cui rimanda, lo spettacolo rimane una commedia. «Gli elementi tipici del genere scaturiscono dal meccanismo del triangolo amoroso che produce delle situazioni divertenti», chiarisce il regista.

Una serata, più prime

Quella che andrà in scena al Teatro Foce di Lugano non sarà solo la prima svizzera di Giostra, ma sarà anche lo spettacolo di debutto della compagnia Agemò nonché la prima esperienza di Gerardo Benedetti alla regia. «Si tratta di una tappa fondamentale per la mia carriera», confida il nostro interlocutore. «A livello personale è stata un’esperienza durissima e al contempo molto bella. Essendo il nostro un gruppo appena nato, abbiamo dovuto confrontarci con tutte le difficoltà tipiche delle “prime volte”».

«Testinscena®» è un concorso di testi teatrali inediti in italiano rivolto alle giovani compagnie della Svizzera italiana e della Lombardia ideato dalla Fondazione Claudia Lombardi. A decretare il vincitore una giuria composta da Francesca Sangalli, Claudio Chiapparino, Ermanno Nardi, Gianfranco Helbling e Sabrina Faller.