Personaggi

Le passioni pittoriche di Renata Scapozza

L’artista bleniese si racconta a margine della personale che la celebra a Malvaglia
L’artista al lavoro nel suo atelier di Cresciano. (Foto Reguzzi)
Dalmazio Ambrosioni
26.03.2019 06:00

Renata L. Scapozza è una presenza storica della pittura in Ticino. Ha alle spalle un percorso importante, sempre caratterizzato da originalità e ricerca, continua a dipingere con la passione di sempre e con spirito propositivo. Lo conferma l’esposizione all’Atelier Titta Ratti di Malvaglia, dove presenta due serie distintive del suo percorso espressivo – «Momenti diversi» e «Astratte passioni», accompagnati da un pacchetto di disegni a matita - con opere degli ultimi vent’anni, che però variamente si raccordano all’intera sua storia pittorica. Che inizia con una sorta di precoce vocazione al disegno («era il mio modo preferito di comunicare e, al tempo stesso, di racchiudermi dentro me stessa e di coltivare il rapporto con la realtà, interiore ed esteriore») con la quale interpreta anche una certa ribellione giovanile. «Sei una donna, perché vuoi andare al CSIA dove ci sono classi miste? Meglio che tu faccia la sarta...» le dicevano al collegio. Invece proprio il neonato Centro scolastico per le industrie artistiche di Lugano, corsi di decorazione e architettura di interni, gli insegnamenti del direttore Pietro Salati e di docenti come Mimo Rissone, oltre alla vicinanza di un artista di valore come Alberto Salvioni le hanno aperto il mondo della decorazione, della pittura e dell’arte. Di una strada tutta sua, che ha seguito fedelmente pur tra gli alti e bassi della vita, lungo un progressivo distacco dal figurativo pur senza approdare definitivamente all’astrazione. Lo dimostra la colorata, e verrebbe da dire festosa, esposizione di Malvaglia, ricca di forme, luce e toni cromatici decisi e pienamente condivisi, che sembrano contrastare con il suo carattere riservato quando invece denotano una raffinata capacità di percezione dei temi e di gestione dello spazio pittorico.

Il disegno per capire la figura umana

Alla base della sua pittura c’è sempre la passione per il disegno della figura umana, interpretata in senso accademico: la modella, l’anatomia, le proporzioni, le positure e le movenze dei corpi, l’attenzione alla storia dell’arte. «Quello del disegno è per me un esercizio classico ma indispensabile, non posso farne a meno. Un po’ perché mi piace disegnare con metodo, cogliendo anche i dettagli della realtà, ma soprattutto perché mi immette in un capitolo fondamentale della storia dell’arte e mi costringe a concentrarmi sul tema del corpo umano e dell’anatomia. Questo studio mai concluso mi permette poi di ben gestire nei miei quadri la figura, soprattutto femminile, e i suoi spazi». Sulla sua perizia nel disegno, che giustamente considera la premessa indispensabile per la pittura, Renata L. Scapozza «costruisce» anche i paesaggi e le nature morte, altri temi importanti del suo lavoro. Anche se fondamentale rimane l’attenzione verso le situazioni della vita, interpretate in particolare attraverso il mondo femminile nella cui raffigurazione spuntano talvolta geometriche montagne, che ricordano la sua valle di Blenio. «La montagna più che un tema è un ambiente che mi rimane familiare. Ci sono nata, ci ho vissuto, anche adesso la casa di Cresciano, dove abito, è sormontata da alte pareti rocciose. E poi la montagna è un po’ anche una metafora della vita, salite e discese ma anche tanta bellezza da contemplare. Non è quindi strano che le geometrie della montagna spuntino anche nelle mie allegorie al femminile».

Il periodo americano

Dopo il CSIA e gli insegnamenti di Salvioni, ecco il fondamentale soggiorno americano dal 1972 al 1976, prima in California poi a New York, due realtà molto diverse tra loro. «Devo ammettere che è stata una fortuna, anche se all’inizio un po’ straniante, vivere agli antipodi degli Stati Uniti, tra modi e culture diverse. Non me ne sono resa conto sul posto, non ho apprezzato subito, ma guardando indietro devo riconoscere che quelle esperienze sono state importanti, e lo sono ancora oggi per la mia pittura, accanto alla fondamentale passione per il disegno». Negli States il rapporto con quel mondo pieno di brio, di ritmi e di spazialità nuove, insomma con lo stupefacente mondo metropolitano così ricco di spunti e di novità, si realizza prioritariamente attraverso la pittura.

A New York frequenta scuole d’arte dove si dedica ancora e specialmente all’amato disegno, ma in quel soggiorno, fatto anche di nostalgie e resistenze, coglie, oltre che i ritmi di realtà nuove, anche il senso e le atmosfere di tanta pittura americana della metà del Novecento, da Edward Hopper a De Kooning, da Gorky a Pollock ed altri, che qui e là riecheggiano non tanto nella sua pittura quanto nella sua voglia di novità. Tanto che, una volta rientrata in Ticino, poco la convince la rapida frequentazione dell’Accademia di Brera; preferisce ritirarsi nel suo ambiente e nella sua pittura, concedendo poco alle esposizioni. «Cosa mi ha lasciato l’America? Tutto e niente. Tutto nel senso che le scelte si sono fatte più decise, soprattutto nell’equilibrio delle composizioni e nella convinzione per un colore pieno e luminoso, che già però avevo portato con me. Niente nel senso che quell’intreccio di solitudini, di mondi a parte, chiusi su se stessi, nei propri pensieri sono più legati alla mia dimensione personale e a situazioni anche nostre piuttosto che ad un mondo specificamente americano. Forse New York ha concorso a portarle all’evidenza: i grattacieli come montagne, la metropoli come luogo di intensità e al tempo stesso di dispersione».

«Il punto fermo della mia vita»

Ed ora sulle pareti dell’atelier Ratti di Malvaglia tutte queste esperienze si riassumono in un disegno sempre sapiente e in pitture colorate come bandiere. Sono appunto «Momenti diversi», cioè il piacere di continuare a ricercare con la pittura ad olio, rimanendo in bilico tra realtà e immaginazione ma sempre con colori luminosi quanto intensi. Che negli ultimi anni va sbandierando con la serie delle «Astratte passioni», un titolo poetico che richiama «passioni» pittoriche come la continua quanto attenta ricerche di linee e prospettive, di sfumature cromatiche gestite con assoluta proprietà, di forme lievemente allusive, di intrecci esistenziali più o meno consapevoli tra passato e presente, di recupero di forme antiche impaginate in forma moderna. Un titolo che parrebbe richiamare anche la stagione dell’astratto, ma in verità allude più ad un mondo mentale, psichico, di associazioni e idee, di collegamenti e contrasti. Certo è che da questa esposizione emerge la vera «passione» di Renata L. Scapozza, quella per la pittura. «Non so come procederò, non so verso quali soluzioni andrò, forse verso l’astratto o forse un ritorno deciso al reale, ma so con certezza che continuerò a dipingere perché questa è la mia vera passione, questo è il punto fermo della mia vita».