«Trasgressiva, liberale e ribelle»: gli 80 anni di Pippi Calzelunghe

«Pippi Calzelunghe è stato un romanzo rivoluzionario, che ha innovato la letteratura per l’infanzia a livello mondiale – dice al CdT Silvia Blezza Picherle, già docente di Letteratura per l’infanzia e Pedagogia della lettura all’Università di Verona e autrice del volume Astrid Lindgren. Una scrittrice senza tempo e confini (Pensa Multimedia, 2016) – La storia nacque in modo casuale, nel 1940: la figlia di Astrid Lindgren, Karin, che aveva 7 anni, era malata di polmonite. Una sera, la bambina chiese alla madre di raccontarle la storia di Pippi Calzelunghe. “In quel momento – disse poi Lindgren – trovai quel nome geniale. Non potevo che inventarmi storie altrettanto bizzarre, che anche gli amici di Karin trovarono divertenti e che un gelido giorno di marzo del 1944, a causa di una caduta, iniziai a scrivere, anzi, a trascrivere velocemente grazie alla mia abilità di stenografa”».
La prima stesura, dice ancora Blezza Picherle, «era troppo trasgressiva, c’erano comportamenti ritenuti anticonvenzionali, anarchici; una critica molto forte verso gli adulti e i loro metodi educativi. E giochi linguistici assurdi. Lindgren l’aggiustò, e ne venne fuori un romanzo incredibile, senza tempo, sempre attuale. In due parole, un romanzo unico. Quando arriva, Pippi è come un tornado. Le bambine descritte nei libri di narrativa degli anni ’40, ’50, ma anche nei due decenni successivi, erano sempre gentili, educate, temperanti, aggraziate, ubbidienti, insomma: donnine quasi perfette. Il ciclone Pippi sbaraglia tutto».
Pedagogia letteraria
Con il suo personaggio, Astrid Lindgren – ha scritto uno dei grandi pedagogisti italiani, Franco Cambi – «intercetta un nucleo forte della pedagogia anche letteraria del secolo». Colloca, infatti, Pippi Calzelunghe su una frontiera in rivolta. Accanto al Giamburrasca di Vamba, che pure si muove in uno scenario da «interno borghese e borghesemente sanzionato»; al Piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry, «che cerca (e trova) regole di convivenza diverse». E ai tanti e diversi protagonisti delle Filastrocche di Gianni Rodari, «con il loro messaggio etico-antropologico e socio-politico».
Ma che cosa fa della bambina di Astrid Lindgren un personaggio così rivoluzionario? «Pippi ha una personalità ricca e complessa, è una bambina libera – dice ancora Silvia Blezza Picherle – vive sola e decide della sua vita. È forte: si pensi che solleva un cavallo e annienta una banda di malviventi, per esempio. È stravagante e bizzarra, perché compie azioni che a quei tempi erano ritenute, e non solo a quei tempi, estremamente trasgressive, maleducate direi. È iperbolica, cioè fa tutto al massimo livello – quindi sforna 150 biscotti, compra 18 chili di caramelle per gli amici. Ma è anche coraggiosa e creativa. Inventa giochi, storie, parole nuove. Ed è generosa, altruista, capace di essere amica, di aiutare chi è più debole e bisognoso. È molto pensierosa e riflessiva, tanto che si autopunisce da sola, visto che non ha la mamma e vive senza la famiglia. È anche una bambina a tratti malinconica, e sola».
È, insomma, «la prima bambina autentica e libera della letteratura per l’infanzia mondiale. Racchiude in sé l’essenza di tutti i bambini, di tutta l’infanzia di ieri e di oggi, compresi i loro tratti iperbolici. Perché chi ascolta i bambini, sa che essi sono così».
Nei testi della Lindgren, sostiene Franco Cambi, «le figure d’infanzia si tendono tra libertà fantastica (di ideare, sognare, sperimentare, volere “forme di esistenza” proprie, diverse, soddisfacenti rispetto a bisogni profondi: di libertà, di avventura) e trasgressione consapevole (ovvero rifiuto e sprezzamento dell’ordine sociale, delle sue regole, delle sue “forme di vita” codificate, per rilanciare – provocatoriamente – la libertà come liberazione da… e messa in crisi degli ordini esistenti). Ma fantastico e trasgressione poi, in quei testi, interagiscono in modo radicale, dando luogo a storie complesse e eccentriche, rivelatrici di (e atte a spronare) rivolte, fughe, nuovi ordini che rendono palpabile la liberazione dei soggetti e la sua stessa necessità, per fare di ciascuno un “sé stesso”. E ancora una volta Pippi, su questo piano, è l’emblema magistrale».
Un impatto fortissimo
Per capire l’impatto che Pippi Calzelunghe ha avuto nel passato, e continua ad avere ancora oggi, Blezza Picherle ricorda le parole di Donatella Ziliotto, la scrittrice «senza la quale né Astrid Lindgren né tanti altri autori nordici importanti mai sarebbero stati tradotti in italiano. Nel 1958, Pippi Calzelunghe provocò uno scandalo gigantesco, il libro fu accusato da tutti – insegnanti, genitori, sacerdoti – di voler traviare i bambini, corromperli, rovinarli. Disse la Ziliotto: “La scelta di proporre Pippi Calzelunghe mi sembrava coerente con il desiderio di fornire ai bambini le armi per difendersi dalla prepotenza e dall’incomprensione degli adulti. Attraverso Pippi, anche le bambine italiane seppero che potevano sognare di diventare forti e indipendenti, e aspirare da grandi a scaraventare lontano da sé tutto ciò che poteva costituire una prepotenza o un ostacolo alla libertà di essere, di agire e di pensare. Il mio obiettivo principale è sempre stato rendere critico il bambino, insegnargli a reagire e a non accettare passivamente imposizioni ingiuste».
Con Pippi Calzelunghe fu chiaro a tutti che l’infanzia non è sempre innocente, serena, istituzionalizzata, già evocata a conformarsi e integrarsi. Ma anche critica e ribelle. E allora, buon compleanno, Pippi.
