Niente pettegolezzi

Mentre le democrazie europee soffrono tutti si scoprono compiacenti con Giorgia Meloni

Proprio la politica estera, e i suoi attori, vedono in Meloni un alleato non costante, ma affidabile e necessario perché, siamo all’eccezione della storia della Repubblica, politicamente longevo
©RICCARDO ANTIMIANI
Carlo Tecce
14.06.2025 18:30

Tutto cospira nel mondo affinché il governo di Giorgia Meloni duri non soltanto i due anni e mezzo scarsi che mancano alla fine della legislatura, ma anche i successivi cinque. Questa settimana ne è testimone dentro e fuori dal pomerio d’Italia. Meloni ha assistito al naturale disfacimento dell’opposizione con il referendum, marciando fiera sulle macerie di un centrosinistra che non riesce a comunicare né con i suoi elettori né, figurarsi, con gli elettori degli altri, ma non ha intaccato la sua straordinaria capacità nel farsi deliberatamente del male. E qui non stiamo a elencare come e cosa, perché ce ne sarebbe troppo, ma ci limitiamo a ricordare, come se fosse un mantra, che a due anni e mezzo scarsi dalle elezioni non esiste un perimetro di ciò che viene definito centrosinistra, un candidato unitario, un programma condiviso, neanche una idea di Italia. Nulla. Zero.

Poi Meloni si è mossa nel proscenio dove è meglio muoversi, cioè la politica estera, che sfugge alle critiche, che assicura, sempre, un tocco di classe e un raggio di luce (piena di filtri, spesso). La politica estera per l’Italia, se escludiamo il giardino di casa del Mediterraneo, peraltro territorio diventato ostile, è tutto un accodarsi e un distinguersi, un oscillare fra Europa e Washington, da Emmanuel Macron amico a Emmanuel Macron nemico, da clienti del gran mercato di Pechino a oppositori all’egemonia del gran mercato di Pechino, da lievemente dubitativa con Israele per i massacri a Gaza a ferma sostenitrice della campagna bellica contro il regime dell’Iran.

Proprio la politica estera, e i suoi attori, vedono in Meloni un alleato non costante, ma necessario perché, siamo all’eccezione della storia della Repubblica, politicamente longevo. E ciò sarà evidente al vertice della Nato e pare, raccogliamo spifferi, è un atteggiamento largamente diffuso alla riunione del Gruppo Bilderberg in corso in Svezia. Tutti compiacenti con Meloni, mentre soffrono le democrazie in Germania, in Francia, in Olanda e, da pochi giorni, in Spagna con gli scandali di corruzione. Nel mezzo di questa settimana, aperta dal referendum e chiusa dalla guerra in Iran, il governo Meloni ha potuto nominare sottosegretario un ex sindacalista, ha discusso animatamente di tagli alle tasse mentre la pressione fiscale aumenta, ha litigato per le nomine di alcuni ambasciatori e, ultimo tema, ha riproposto il coniglio della legge elettorale che quando viene tirato fuori vuole dire che siamo davvero alla fase cruciverba sotto l’ombrellone. Se ne riparla a settembre. Buone vacanze.

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