Il profilo

Toto Cutugno, l'italiano dell'Est

La popolarità in Russia e in Ucraina, dove però fu considerato un putiniano, ma anche le collaborazioni in Francia – Il cantautore appena scomparso ha accompagnato le vite di molti, in tutto il mondo
© CLAUDIO ONORATI
Stefano Olivari
23.08.2023 09:15

La popolarità di Toto Cutugno era ed è tale che ogni episodio della sua carriera è stato analizzato mille volte, così come volte è stato raccontato il suo difficile rapporto con la critica musicale, ovviamente fino a quando questa critica è esistita. Definito sprezzantemente «Cantante da Sanremo», Toto Cutugno deve al Festival la sua incredibile popolarità in Russia e in generale nell’Europa dell’Est, ma è anche vero che a Sanremo spesso è stato trattato male, vedendosi scippare vittorie che sembravano sicure.

L'Italiano a Sanremo

Toto Cutugno detiene il record di partecipazioni al Festival di Sanremo: 15 volte, come Al Bano, Peppino Di Capri, Milva e Anna Oxa, ma l’ha vinto soltanto nel 1980, con Solo noi. Soprattutto è arrivato 6 volte secondo, una volta terzo e 2 quarto: il sospetto, non soltanto suo, è che non si volesse far vincere Cutugno, ma non è mai stato chiaro il perché visto che Cutugno non era certo un eversore del sistema. A provarlo il quinto posto ottenuto nel 1983 con la sua canzone più famosa, L’Italiano, nonostante il trionfo nel voto popolare espresso con le schedine del Totip e addirittura, forse l’unica volta in carriera, una certa considerazione della critica che lo giudicò secondo soltanto ai Matia Bazar di Vacanze romane.

Celentano

Comunque la canzone, scritta dallo stesso Cutugno per la musica e da Cristiano Minellono per i testi, sarebbe diventata la seconda italiana più eseguita al mondo dopo Nel blu dipinto di blu, coverizzata da tantissimi ma al tempo stesso legata all’immagine di Cutugno, che in realtà l’aveva scritta per Adriano Celentano, il quale però si era rifiutato di cantarla con motivazioni celentanesche. Cutugno, che per Celentano aveva scritto tanti successi (fra cui Soli e Il tempo se ne va) e che nei suoi confronti aveva una sorta di venerazione-sudditanza, la prese male e solo l’intervento del patron del Festival, Gianni Ravera, lo convinse a non buttare via la canzone o, peggio ancora, a farla interpretare da Gigi Sabani imitando Celentano (idea doppiamente folle), e a salire quindi lui sul palco dell’Ariston. Da ricordare che non esisteva orchestra e che i cantanti si esibivano su basi registrate, in finale avendo addirittura la facoltà di usare il playback totale: Cutugno, insieme a Morandi, Fiordaliso, Gianni Nazzaro e Amii Stewart, non se ne avvalse e si vide passare davanti 4 che invece erano andati sul sicuro, fra cui la vincitrice Tiziana Rivale. Una delusione che poi la storia avrebbe trasformato in trionfo, togliendo a L’Italiano la sua evidente anima ironica e lasciandole soltanto quella retorico-patriottica.

La Russia

Il Sanremo del 1983 fu come piazzamento fra i più sfortunati di Cutugno, ma gli aprì la strada del successo in tutta l’Europa dell’Est, visto che quella fu la prima edizione del Festival trasmessa in Russia, sia pure in differita. E i media russi, con in testa l’agenzia Novosti, sono stati fra i più veloci e più commossi nel dare l’annuncio della morte di un artista al quale la Russia ha dato gloria, affetto e soldi, involontariamente ghettizzandolo ancora di più. Cutugno ha riempito palasport e stadi, dalla Polonia al Kazakistan, ed è stato sfottuto da chi non riesce nemmeno a far arrivare i propri amici in un bar dove suonano gratis. Senza contare che l’essere popolarissimo sia in Russia sia in Ucraina gli ha in tempi recenti portato diversi problemi, facendo nascere leggende metropolitane (la migliore che lui fosse una agente segreto russo, così come Al Bano) ma anche annullare concerti.

E l'Ucraina

Prima ancora della guerra attualmente in corso Cutugno fu sul punto di annullare un concerto già tutto esaurito proprio in un teatro di Kiev, perché un gruppo di deputati ucraini lo aveva inserito in un elenco di artisti considerati filorussi e come tali sgraditi in Ucraina. Da notare che lui nel 2013 era stato eletto «Persona dell’anno» in Ucraina in quanto uomo che lavorava per avvicinare lo spirito dei popoli e per la pace… Comunque, in quella blacklist ucraina oltre a Cutugno c’erano Al Bano, Steven Seagal, Gerard Depardieu: sembra una barzelletta. In realtà Cutugno non ha mai preso posizioni politiche e ha cercato di stare alla larga da concerti in posti contesi come la Crimea, ma ormai la targa del tribunale del politicamente corretto era stata assegnata: Cutugno putiniano. E così ogni collaborazione del passato è stata filtrata da questa etichetta, partendo dall’ospitata al Sanremo 2013 cantando con il coro dell’Armata Rossa. Un’esibizione fortemente voluta da Cutugno, e anche da lui finanziata, visto che con il coro si era esibito più volte in Russia. Con Cutugno avrebbe dovuto esibirsi anche tre anni dopo, quando il volo con a bordo 60 membri del coro si schiantò: in quel caso la buona stella del cantante gli aveva consigliato di tenersi alla larga da concerti in potenziali zone di guerra (l'aereo era diretto in Siria).

Le feste

Certo è che Cutugno nell’Est Europa era e rimarrà qualcosa di unico: lui aveva provato a dare una spiegazione tecnica al fenomeno (sosteneva che gli accordi delle sue canzoni fossero affini alla musica popolare tradizionale russa), unita al fatto che secondo lui a Est andavano pazzi per Celentano e lui in qualche modo lo ricordava (a inizio anni Ottanta veniva considerato quasi un suo imitatore, altro che Sabani). Buon per lui che Celentano si muovesse malvolentieri dalla villa di Galbiate e che quindi i 90.000 spettatori per un concerto in Kazakistan li abbia avuti Cutugno. Richiestissimo anche in feste private di oligarchi e miliardari vari, con cachet astronomici, Cutugno ha sempre fatto Cutugno con coerenza. Il suo segreto, oltre a quello di avere scritto grandi canzoni, era quello di essere un’icona sia degli anni Ottanta sia di un’italianità un po’ retro.

La Francia

La cilindrata internazionale di Cutugno è stata testimoniata anche dai tanti ricordi sui principali media internazionali, in particolare francesi, visto che in Francia L’Italiano è stato al vertice (numero 2) delle classifiche e che negli anni Settanta in Francia Cutugno ha lavorato tantissimo come autore per Michel Sardou, Joe Dassin, Dalida, Mireille Mathieu, Johnny Hallyday e tanti altri. Per Dassin scrisse le musiche di Et si tu n'existais pas, canzone che arrivò davvero ovunque e che in Russia è stata, ovviamente soltanto con la musica, anche la campanella di molte scuole. Insomma, i russi e i francesi hanno dentro molto Cutugno, per certi versi quasi più degli italiani.

Il cinema e la tv

L’Italiano stato coverizzato da chiunque, ma tutte le volte in cui è stato usato al cinema è stata usata la versione ortodossa. In film d’autore ma anche in film di culto pop, con due scene a dir poco iconiche. Parola-Jerry Calà che in Al bar dello sport canta in playback (lui nel film interpreta la parte di un muto) L’Italiano, nudo in bagno, muovendosi a scatti: scena con innumerevoli tentativi di imitazione. Ritroverà poi la canzone, insieme alla parola: fra l’altro la colonna sonora di tutto il film è opera di Cutugno. La seconda opera di culto in cui L’Italiano è usato in maniera memorabile è Mezzo destro mezzo sinistro, prima nella scena in cui Margheritoni-Andrea Roncato litiga con i tifosi tedeschi in un ristorante di Francoforte, poi nel momento della partita in cui nella demotivata stella della Marchigiana scatta qualcosa, andando a segnare all’Eintracht due gol fantastici, con in mezzo un salvataggio sulla linea. Tutto questo per dire che il cinema, sogno proibito di tanti cantanti, per Cutugno ha sempre rappresentato poco: è stato contento quando hanno usato le sue canzoni, ma non ha mai avuto ambizioni da attore, mentre avrebbe voluto fare di più in televisione oltre a Domenica In e Piacere Raiuno. In definitiva Toto Cutugno ha accompagnato per decenni tante vite in tutto il mondo e la sua mancanza si sentirà.

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