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Return to Monkey Island - il ritorno delle avventure grafiche, ma senza il pollo con la carrucola

A trent’anni di distanza dal primo, un nuovo capitolo realizzato dall'autore dei primi episodi, con la promessa non solo di svelare il “vero finale” della trilogia ma soprattutto di far riscoprire la magia delle avventure grafiche del periodo d’oro
Paolo Paglianti
24.09.2022 17:16

Negli anni 90 andavano fortissimo le avventure grafiche: erano videogiochi che mettevano a dura prova l’astuzia e l’intelligenza del giocatore, che doveva risolvere enigmi di ogni tipo usando fantasia e spirito di osservazione. C’erano avventure fantasy come King’s Quest, oppure ispirate ai film di Indiana Jones, come l’eccellente Fate of Atlantis; poi poliziesche, investigative, sci-fi. A tema pirati, c’era l’indimenticabile The Secret of Monkey Island, in cui l’apprendista pirata Guybrush Threepwood cercava di scoprire il segreto dell’Isola della Scimmia del titolo, e strada facendo si innamorava della Governatrice dell’atollo e incrociava la spada con il terribile pirata fantasma LeChuck. Se vi ricorda un certo film Disney a base di pirati e Caraibi, sappiate che Monkey Island è uscito più di 10 anni prima che Johnny Depp impersonasse Jack Sparrow e Keira Knighthley la figlia del Governatore di Port Royal.

Sul finire del decennio e del secolo, le avventure grafiche hanno conosciuto un declino di popolarità: in parte, perché per giocare a queste avventure era praticamente necessario un mouse da computer, e con l’arrivo di PlayStation e soci – dotate invece di un joypad – il sistema di controllo sarebbe risultato un po’ troppo arzigogolato. Nonostante questo, milioni di giocatori veterani di questo genere ricorderanno per sempre le ore spese a risolvere enigmi e puzzle di ogni tipo.  

A trent’anni di distanza dal primo Monkey Island, arriva un nuovo capitolo realizzato dallo stesso autore dei primi episodi, con la promessa non solo di svelare il “vero finale” della trilogia (anche perché nel frattempo sono usciti un totale di sei titoli, tra seguiti e spin-off) ma soprattutto di far riscoprire la magia delle avventure grafiche del periodo d’oro. Ci sarà riuscito o è la classica operazione tra nostalgia e marketing?

Una volta lanciato il gioco e superato il simpatico tutorial iniziale, ci ritroviamo effettivamente sull’isola del primo episodio. Il nostro protagonista è sempre l’inossidabile Guybrush Threepwood, che ancora una volta cerca di assemblare un equipaggio piratesco e navigare alla volta dell’isola misteriosa. Il fascino del gioco è intatto: dovremo esplorare l’isola, e poi delle location successive, cercando di risolvere grandi e piccoli enigmi, usando logica e umorismo in parti uguali. Il sistema di controllo è ancora più semplice di quello originale, in cui dovevamo combinare verbi e oggetti. Qua il gioco “capisce” quello che vogliamo fare, quindi basta cliccare sugli oggetti o sui personaggi per impartire l’azione (o una delle due azioni) più utile. Gli enigmi di Return to Monkey Island sono sfiziosi e divertenti. In passato, quasi ogni avventura grafica che si rispetti aveva almeno due o tre enigmi particolarmente astrusi su cui confessiamo di aver passato anche qualche nottata prima di aver trovato la soluzione corretta – per esempio, ci ricordiamo con affetto misto a odio il celebre enigma con il pollo con la carrucola. Nel caso di Return to Monkey Island, si nota lo sforzo degli sviluppatori per creare enigmi magari impegnativi ma mai frustranti.

Inoltre, per rendere ancora più piacevole il gioco, si può scegliere di utilizzare un “libro dei suggerimenti” che vi svela dei consigli su come procedere. Per ogni enigma ci sono due o tre livelli di aiuto, quindi potrete scegliere voi se farvi aiutare con un suggerimento accennato, oppure richiedere praticamente la soluzione completa. Inoltre, se volete gustarvi il gioco senza pensare agli enigmi, è possibile giocare a livello “casual”, in cui gli enigmi sono enormemente semplificati e il gioco diventa quasi un racconto interattivo. Il divertimento rimane intatto, dato che metà dello spasso del gioco è vedere le situazioni assurde in cui si infila il nostro alter ego e leggere i dialoghi brillanti, molto ironici e pieni di citazioni.

Abbiamo giocato a Return to Monkey Island una prima volta su PC da soli, e come veterano delle avventure grafiche – mi sono accorto che mi ricordavo la maggior parte dei personaggi e delle location anche se sono passati oltre trent’anni! – mi sono trovato davvero a casa. Come abbiamo detto, gli enigmi sono un po’ più semplici, ma questo non è un grosso problema, anzi, perché la sfida è comunque robusta. Dopodiché ci ho giocato su Switch con le mie figlie adolescenti, che non avevano giocato a fondo i precedenti Monkey Island, e ci siamo divertiti tantissimo: magari qualche battuta o citazione sui personaggi già visti in passato è sfuggita alle due giocatrici, ma Monkey Island è risultato comunque un portento, specie se affrontato insieme confrontandosi sulla situazioni e possibili soluzioni.

La versione PC ci è sembrata praticamente perfetta: la nuova grafica cartoon “stilizzata” funziona molto bene, e non abbiamo trovato bug o difetti degni di nota. Il gioco è tradotto in italiano di ottimo livello (solo sottotitoli, i dialoghi rimangono in inglese). La versione Switch utilizza un’interfaccia adattata ai Joycon Nintendo, un pochino meno intuitiva soprattutto all’inizio. Return to Monkey Island ha un PEGI età consigliata di 12+.