Italia

La tv italiana e la Rai spengono 70 candeline

La programmazione iniziale era limitata a poche ore
Ats
31.12.2023 20:35

Settanta candeline sulla torta più amata, quella della Tv: la Televisione italiana compirà il 3 gennaio i 70 anni e con essa, ovviamente, anche la Rai, visto che le due realtà storicamente coincidono. La nascita della tv in Italia il 3 gennaio del 1954 segna infatti la nascita della Rai, intesa come Radiotelevisione Italiana, mantenendo lo stesso acronimo che però era stato coniato dieci anni prima per la Radio Audizioni Italiane, a sua volta erede dell'Eiar.

Un compleanno che, in realtà, si dovrebbe però festeggiare soltanto in sei regioni, visto che quel giorno le trasmissioni erano visibili solo in una fetta del centro-nord del Paese ovvero in Piemonte, Lombardia, Liguria, Toscana, Umbria e Lazio. Alla fine dello stesso anno, il 48% degli italiani poteva ricevere il segnale tv con l'antenna, che nel 1957 raggiunse tutte le regioni, anche se soltanto nel 1961 arrivò a coprire il 97% degli italiani.

Peccato che il costo di un televisore al momento dell'avvio delle trasmissioni fosse attorno alle 450.000 lire: praticamente, quasi quanto il costo di una piccola automobile e pari allo stipendio medio di un anno intero di lavoro. Ma chi non poteva permettersi di avere una tv in casa - privilegio riservato inizialmente ad appena 80.000 italiani - si organizzava per andarla a vedere nei bar.

La programmazione iniziale sul canale Nazionale, come si chiamava l'unico canale Rai, era limitata a poche ore: la tv dei ragazzi al pomeriggio, il telegiornale («Lo ha detto la Rai», era la frase che trasformava la notizia letta su un quotidiano o un rotocalco in un fatto vero, accertato) e il programma serale, in genere un film, uno sceneggiato a puntate, un quiz o uno spettacolo di varietà.

Sono gli anni di 'Lascia o raddoppia' nato nel 1956, della 'Domenica Sportiva', del 'Musichiere' con Mario Riva e poi negli anni Sessanta di 'Non è mai troppo tardi' per combattere l'analfabetismo con le lezioni del maestro Alberto Manzi e di 'Canzonissima', mentre data 1957 il debutto della pubblicità in tv con il mitico 'Carosello', dopo il quale i bambini potevano pure andare a letto a dormire.

Nel 1961 si inaugura il Secondo Canale della Rai al fianco del Canale Nazionale, mentre si consacra il successo dei primi divi del piccolo schermo: da Mike Bongiorno - suo il primo programma ad essere trasmesso, dal titolo 'Arrivi e partenze' - a Enzo Tortora, da Pippo Baudo a Corrado, da Delia Scala a Mina, da Alberto Lupo alla coppia formata da Raimondo Vianello e Sandra Mondaini. Epocale la diretta nel 1969 dello sbarco dell'uomo sulla Luna e la disputa sul momento esatto delll'allunaggio fra i giornalisti Tito Stagno e Ruggero Orlando.

Risale agli anni Sessanta anche la prima 'Tribuna Politica', con i politici dei vari partiti a confronto che, nel periodo del voto, si trasformava in 'Tribuna Elettorale'. Nel 1975 si approva la riforma della Rai - che precede l'avvento nel 1977 della tv a colori e la creazione della Terza Rete nel 1979 - con il passaggio del controllo pubblico dal Governo al Parlamento. Arrivano anche le tv private, che però sono autorizzate a trasmettere solo in ambito regionale: in ogni caso, è la fine del cosiddetto monopolio Rai, con il primo telegiornale nel 1980 su una emittente privata, proprietà della Rizzoli, diretto da Maurizio Costanzo.

Nello stesso anno, nasce Canale 5, marchio che unifica cinque emittenti del Nord di Silvio Berlusconi, che in seguito acquisterà anche Italia 1 da Rusconi e Rete 4 da Mondadori, facendo nascere con Fininvest - che poi diverrà Mediaset - il cosiddetto duopolio tv e inaugurando la 'guerra degli ascolti' con il 'Meter' della Rai sostituito da 'Auditel' per la rilevazione più obiettiva dell'audience televisiva. I canali Fininvest possono trasmettere sull'intero territorio nazionale, ma non in diretta tv, fino alla legge Mammì che renderà paritario il rapporto fra i tre canali Rai e i tre canali Mediaset.

Nel 1986 nasce il Televideo, ma la vera sfida per la Rai è la programmazione 24 ore su 24 delle reti private concorrenti, con programmi anche al mattino e nel primo pomeriggio che riscuotono successo di pubblico e incamerano risorse preziose dalla pubblicità, che può interrompere qualsiasi programma.

La sfida a colpi di Auditel e di raccolta pubblicitaria caratterizza gli anni Novanta, con la concorrenza che si sposta anche sull'ingaggio dei divi, una sorta di calciomercato televisivo, da Pippo Baudo a Raffaella Carrà, da Paolo Bonolis a Fiorello. L'inizio del nuovo Millennio è caratterizzato dal debutto italiano dei reality show, che si protraggono fino alle ore notturne, con l'arrivo nel settembre 2000 del 'Grande Fratello'.

Diventano appetibili anche le fasce preserali, che precedono la messa in onda del telegiornale oppure che vengono 'dopo il tigì' come si canta nella sigla di un programma di Renzo Arbore. 'Striscia la Notizia' è il primo tg satirico serale su Canale 5, dove in seconda serata il 'Maurizio Costanzo Show' deve battersi con 'Porta a Porta' il talk show ideato e condotto da Bruno Vespa. Ma il Re degli Ascolti è il 'Festival di Sanremo'.

Quanto alla sfida tecnologica, si sposta dall'etere al satellite dove dal 2003 impera Sky e quindi al digitale terrestre con la moltiplicazione dei canali tematici. Nell'ultimo decennio, la novità che determina una rivoluzione nello scenario è l'avvento dell'intrattenimento via streaming in abbonamento, con le piattaforme cosiddette 'Otp' (over the top), da Netflix a Amazon Prime, da Disney+ a Dazn, con la guerra dei diritti sportivi che si fa appannaggio delle grandi multinazionali.

La platea della tv generalista subisce una certa erosione, a favore della fruizione su device di ogni tipo della tv on demand, dove ognuno sceglie cosa vedere e quando vederlo. La tv in diretta però mostra ancora di essere dotata di buoni muscoli, soprattutto quando si tratta di grandi eventi come il 'Festival di Sanremo' e dell'informazione, coprendo oramai ogni angolo d'Italia e del mondo.