Il caso

L'ambasciatore israeliano contro Ghali: «Sanremo sfruttato per diffondere odio»

Il rapper milanese, sabato, ha lanciato un messaggio al termine della sua esibizione: «Stop al genocidio» – L'ambasciatore israeliano a Roma si aspettava solidarietà da parte del Festival nei confronti degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas
© ETTORE FERRARI
Red. Online
11.02.2024 15:45

Sul palco dell'Ariston, quest'anno, ha trovato spazio anche la guerra fra Hamas e Israele. Poco, pochissimo rispetto ad altri temi nelle passate edizioni. Ma se n'è parlato. Sono stati gli artisti in gara, nello specifico, a farlo. Al termine delle rispettive edizioni, con appelli e messaggi precisi. Uno degli ultimi a lanciarsi in simili esternazioni, sabato, è stato Ghali. Al termine della sua Casa mia, con cui ha conquistato il quarto posto, il rapper milanese si è confrontato con l'alieno Rich Ciolino. Ed è stato proprio l'alieno a suggerirgli le parole da veicolare: «Stop al genocidio». Un chiaro riferimento alla situazione all'interno della Striscia di Gaza.

L'appello di Ghali, c'era da aspettarselo, nel frattempo è diventato un caso. Politico e non solo. «Ritengo vergognoso che il palco del Festival sia stato sfruttato per diffondere odio e provocazioni in modo superficiale e irresponsabile» ha scritto su X l'ambasciatore israeliano a Roma, Alon Bar. «Nella strage del 7 ottobre, tra le 1.200 vittime, c'erano oltre 360 giovani trucidati e violentati nel corso del Nova Music Festival. Altri 40 di loro, sono stati rapiti e si trovano ancora nelle mani dei terroristi. Il Festival di Sanremo avrebbe potuto esprimere loro solidarietà. È un peccato che questo non sia accaduto».

Non finisce qui: secondo la presidente delle Comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, «se la musica e il Festival, per la sua rilevanza, sono lo spazio per la libertà di esprimere pensieri di amore, di dolore, di gioia, di denunce sociali e contestazioni politiche, dispiace che questo palco non sia stato l'occasione per lanciare parimenti, un appello per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas, lasciando all'unilateralità la legittimazione alla distorsione, con uso di termini che ancora una volta offendono la storia del nostro Paese e dell'Europa tutta». E ancora: «La vincitrice Angelina Mango, assieme ai vincitori degli altri Paesi e di Israele, saranno all'Eurovision: auspico che almeno lì non si verifichi alcun episodio di distorsione e boicottaggio. Da qui all'Eurovision mi appello a ricordare ogni giorno i 136 ostaggi, anche loro hanno diritto alla loro musica e di tornare alla loro casa».

Che fare, dunque? La RAI, ha detto il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri, deve scursarsi ed «esprimere solidarietà al popolo di Israele. Mi rattrista leggere il tweet dell'ambasciatore israeliano in Italia, Alon Bar». Nel quale, appunto, ha denunciato le esternazioni di alcuni cantanti al Festival. «Ho girato il suo tweet ai vertici RAI. Oggi ci saranno speciali e approfondimenti: la RAI – ha spiegato Gasparri in un podcast di AGI - può chiedere scusa ed esprimere solidarietà al popolo di Israele massacrato il 7 ottobre. La RAI si scusi perché alcuni hanno dato sfogo a una propaganda sbagliata».

Ha invece condiviso l’appello di Ghali Nicola Fratoianni. Lo ha fatto «per il coraggio e la verità», ha scritto su X il segretario nazionale di Sinistra Italiana e parlamentare di AVS.