La recensione

Perché Baby Reindeer non è solo una serie che parla di stalking

La serie Netflix ideata e interpretata da Richard Gadd ha conquistato le classifiche globali in poche settimane: il suo punto di forza è quello di raccontare una storia vera, fatta di dolore, traumi, vergogna, pietà e molto altro
© Netflix
Federica Serrao
04.05.2024 13:30

Circa 350 ore di messaggi vocali. 744 tweet. 46 messaggi su Facebook, inviati da 4 account falsi. 106 pagine di lettere. E soprattutto, 41.071 e-mail. «Sent from my iPhone». «Inviato dal mio iPhone». Basterebbero questi numeri per capire che Baby Reindeer – la serie Netflix sbarcata sulla piattaforma ad aprile che ha conquistato le classifiche globali – ci racconta una vicenda di stalking, dove, in controtendenza rispetto alle statistiche, a essere perseguitato è un uomo. Un uomo che, mentre sta lavorando in un pub, offre una tazza di tè a una donna. Senza immaginare quello che accadrà.

Baby Reindeer, però, non ci parla solo di stalking, di messaggi inopportuni e insistenti, o delle difficoltà che, troppo spesso, si incontrano quando si chiede aiuto alle autorità per denunciare le molestie subite. Non è una storia in cui ci sono una vittima e un carnefice, in cui ci sono un buono e un cattivo. Questa serie ci parla anche di ossessione e abusi. Soprattutto di manipolazione e di traumi. Persino di vergogna, di sensi di colpa. Ma Baby Reindeer è anche una storia di debolezze e di compassione. Di pena, come ricorda lo stesso autore e protagonista, Richard Gadd. È un racconto che, in alcuni momenti, fa anche ridere, o almeno sorridere. Sempre, però, mantenendo una certa inquietudine. 

La trama

Spoiler alert. La storia è ambientata a Londra nel 2015 e ripercorre quanto vissuto da Gadd quando aveva poco meno di 30 anni. Si tratta, dunque, di fatti realmente accaduti, anche se i nomi dei protagonisti sono stati debitamente modificati, soprattutto per proteggere la privacy della donna coinvolta nella vicenda. 

Gadd, dunque, interpreta se stesso nel personaggio di Donny, un giovane comico in difficoltà che per sbarcare il lunario lavora in un pub. Lo stesso pub dove incontrerà Martha Scott, la donna che inizierà a perseguitarlo, inviandogli ogni giorno centinaia di mail – piene di errori di battitura – e comportandosi come se tra i due fosse in corso una relazione amorosa. 

Galeotta fu una tazza di tè, potremmo dire. Quella tazza di té che Donny offre a Martha quando, sconsolata, quasi in lacrime, si presenta al bancone (per la prima volta), ammettendo di non avere soldi per potersi permettere di consumare alcuna bevanda. «Ero dispiaciuto per lei. Questa è la prima sensazione che ho provato. È un sentimento condiscendente e arrogante, sentirsi dispiaciuto per qualcuno su cui hai appena posato gli occhi, ma è quello che è successo. Mi è dispiaciuto per lei», rivela Donny, dando voce ai pensieri dello stesso Gadd, nel corso della serie. 

La pietà, insomma, è il sentimento da cui tutto ha origine. Dopo il gesto di Donny, Martha – che si definisce una brillante avvocata dai contatti prestigiosi – diventa una cliente abituale del pub. E tra una diet coke e una tazza di tè – sempre, rigorosamente, offerte – la donna comincia a sviluppare un'ossessione per il giovane cameriere. Inizia dunque a far battute spinte, sia per mail – Donny non le darà mai il suo numero di telefono – che dal vivo, e a chiamarlo, affettuosamente, «baby reindeer». «Piccola renna», come da titolo della serie tv. Un epiteto che, come vedremo più avanti, non si rivelerà affatto casuale. 

Ma è proprio a questo punto che, quasi stessimo assistendo a un altro show televisivo, Baby Reindeer abbandona improvvisamente la dimensione dello stalking, per abbracciare temi altrettanto delicati. Improvvisamente, ci mette di fronte al dolore, ai traumi, all'abuso e alla manipolazione. Il comportamento di Martha, sempre più insistente e allarmante, risveglia in Donny i ricordi di qualche anno prima. In Scozia, quando la sua carriera da comico era agli esordi, aveva incontrato Darrien, un brillante scrittore di show televisivi di successo. I due avevano stretto una forte amicizia, complici le promesse dello sceneggiatore di rendere Donny un comico importante. 

Tra alti e bassi, il loro rapporto si era intensificato quando Darrien, dopo essere sparito per un lungo periodo, era arrivato a Londra, dove Donny viveva da poco. Ed è qui, nella cornice di un salotto avvolto dalla penombra, che Baby Reindeer prende una piega inaspettata. Durante i frequenti incontri in cui lavoravano alla sceneggiatura del suo spettacolo, Darrien, a più riprese, aveva costretto Donny ad assumere droghe. E proprio quando era sotto effetto di LSD e GHB l'uomo lo aveva violentato sessualmente. Un trauma che Donny, quando conoscerà Martha, non avrà ancora superato. E che diventerà centrale, per l'intera serie.

Plot twist

Nelle ultime puntate di Baby Reindeer vediamo una Martha sempre più insistente, aggressiva e minacciosa. Donny, dopo un tentativo non andato a buon fine, riesce finalmente a sporgere denuncia, aiutato anche dal fatto che la donna, in passato, fosse già stata condannata per molestie. Tutto è bene quel che finisce è bene? Non proprio. Baby Reindeer ci svela anche l'altro lato della medaglia. Un lato fatto di ossessione, come quella che Donny prova quando Martha sparisce dalla sua vita, di vulnerabilità e di sensi di colpa.

Paradossalmente, nel momento in cui i due interrompono ogni contatto, il protagonista cominciare a sentire la mancanza della sua stalker. Persino delle sue attenzioni, della sua risata di cui, già in passato, si era detto «ossessionato», pur non provando alcun trasporto emotivo nei confronti della donna. A un certo punto, Donny si trova persino a masturbarsi di fronte a una foto in intimo della donna. Provando poi repulsione, vergogna, e venendo sommerso da innumerevoli domande ancora senza risposta. 

Le molestie subite dalla stalker, infatti, non hanno fatto altro che risvegliare in lui il trauma mai affrontato degli abusi subiti da Darrien. Lo stesso trauma che, a distanza di anni, non gli consente di vivere serenamente la relazione con Teri, una terapeuta transgender che inizia a frequentare poco dopo aver conosciuto Martha, di cui si innamora perdutamente. Quanto accaduto in passato, infatti, lo porta a provare un odio così forte verso se stesso da annientare ogni spiraglio di felicità. «Perché Dio non voglia che corra mai un rischio nella mia vita: il rischio di essere felice. Ed è per questo che ho rovinato tutto con lei. Perché odiavo me stesso molto più di quanto amassi lei», confesserà Donny, nel corso di una performance che, come accadde davvero a Richard Gadd, divenne virale e lo portò al successo.

Non solo stalking

Baby Reindeer è una storia che si apre parlando di stalking e si chiude parlando di stalking, con il processo a Martha, condannata a nove mesi di carcere. Ma nel mezzo è molto di più. Nel corso delle sette puntate che compongono la serie, ci troviamo a riflettere maggiormente su quelli che, a prima vista, potrebbero essere considerati gli aspetti marginali della vicenda. L'abuso, i traumi, l'ossessione, il dolore e il dispiacere diventano i veri protagonisti di una serie che sì, parla di una stalker, ma non solo. 

Da spettatori, ci troviamo a provare compassione per i protagonisti. Per Donny, tormentato dal suo passato e dalla sua stalker, al punto tale da ammettere di provare vergogna nei confronti di se stesso e di odiarsi. Entriamo in empatia con i suoi tentativi di autopunirsi, con la sua vulnerabilità. Ci fa riflettere su quanto sia difficile, talvolta, avere la forza di allontanarsi da ciò che ci fa male. «Nel profondo, sai che è sbagliato quello che ti fa fare. Ma ogni volta ti ripresenti alla sua porta, e inizi a riflettere. Il rispetto che ho di me è così fottutamente basso? O il mio desiderio di successo è così fottutamente grande che deciderò di tornare ripetutamente a casa di quest'uomo, lasciando che abusi di me per un piccolo briciolo di fama?». Un'altra delle frasi pronunciate da Donny/Gadd durante la sua confessione sul palco, parlando di Darrien. 

Ma, in qualche modo, alla fine, siamo portati a comprendere anche il dolore che ha trasformato Martha in una stalker. Come si apprende nel finale della serie, la donna aveva vissuto un'infanzia particolarmente turbolenta, complici i numerosi litigi dei suoi genitori. E, proprio durante queste discussioni, il suo unico sollievo era abbracciare un pupazzo a forma di renna. La «piccola renna» che, anni più tardi, rivede, in qualche modo, in Donny. 

Ma non finisce qui. Baby Reindeer ci ricorda che anche gli uomini possono diventare vittime di molestie, anche se le statistiche, il più delle volte, mostrano il contrario. Secondo la Prevenzione della criminalità svizzera, in più di quattro casi su cinque gli stalker sono uomini, spesso ex partner, mentre le vittime sono donne. Ma il punto forte di Baby Reindeer è la capacità di far immedesimare gli spettatori nella storia, al punto tale da non aver bisogno neppure di riflettere su questi dati. 

Guardando questa serie, ci si sente partecipi del dolore. Capaci di percepire le sensazioni che Richard Gadd in persona ha vissuto sulla sua pelle. Forse, succede perché si tratta di una storia vera. Una storia di stalking, certo, ma che come accade nella realtà, dietro nasconde molto altro. Ed è anche e soprattutto quel «molto altro» a renderla così, incredibilmente, vera anche per tutti gli spettatori, che si sono sentiti un po' Donny e un po' Martha nella loro vita. 

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