Il ritratto

Tutte le maschere di Elon Musk

È l'unico grande personaggio del mondo tech a essere inviso ai media e in generale al mondo liberal: perché?
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Stefano Olivari
06.10.2023 08:45

L’unico grande personaggio del mondo tech a essere inviso a media e in generale al mondo liberal è Elon Musk. Ma non è sempre stato così, anzi. Perché l’imprenditore sudafricano, cittadino anche statunitense e canadese perché non si sa mai, è stato fino al 2020 sostenitore dei democratici e dai democratici sostenuto nelle sue varie imprese, da imprenditore privato che non disdegna di incassare soldi pubblici. Che cosa è successo, dunque? Musk è impazzito, come spesso si legge, o semplicemente è passato dalla parte politica sbagliata?

Liberatariano

Di sicuro, il cinquantaduenne Musk non è mai stato un attivista politico in senso stretto, né in gioventù né da quando vive negli Stati Uniti, cioè dal 1989. Ha finanziato democratici e repubblicani nei vari Stati, un po’ a pioggia e secondo la convenienza aziendale del momento, ma poi i suoi endorsement sono sempre andati ai candidati democratici. Nel 2016 ha votato per Hillary Clinton alle presidenziali che poi avrebbe vinto Trump, nel 2020 ha puntato su Joe Biden. La svolta proprio nel 2020, quando ha iniziato a guardare con simpatia a Kanye West e in generale a chiunque fosse fuori dagli schemi. Poi nel 2022 alle elezioni di midterm ha invitato a votare repubblicano e adesso guarda con simpatia a Ron DeSantis, aspirante candidato repubblicano alle prossime presidenziali. Però Musk continua a farsi descrivere come libertariano, cioè (semplificando al massimo) conservatore in economia e progressista per quanto riguarda i diritti civili: la legge, al di là degli elettori, gli impedisce anche soltanto di sognare la presidenza degli Stati Uniti, ma il ruolo di kingmaker non gli dispiace.

Il Covid

Sui motivi della svolta del 2020 si sono espressi eserciti di politologi, ma anche i più lontani come idee concordano sul fatto che il nuovo Musk, quello trasformatosi da golden boy (per quanto di mezza età) stravagante in presunto pericolo per la democrazia, sia nato con il Covid e con l’operazione Twitter. Per quanto riguarda la pandemia Musk su Twitter, quando ne era soltanto un azionista di minoranza, si era scagliato contro le statistiche ufficiali, a suo dire gonfiate, contro il clima di panico creato dai virologi e ovviamente contro il lockdown, al punto di far riaprire quasi di forza le fabbriche Tesla. Ondivaga la sua posizione sui vaccini, alla fine si è però vaccinato e ha fatto vaccinare i suoi figli, ma è rimasto contrario al loro obbligo. Va da sé che questa posizione magari non complottista ma di sicuro anti-mainstream lo abbia messo in una luce diversa quando si è lanciato in altre operazioni. Una posizione che non si può slegare dai suoi rapporti industriali con la Cina: affermando che il Covid ha generato un allarme esagerato Musk evitato la narrazione del virus cinese portata avanti ad esempio da Trump e poi con il senno di poi rivelatasi corretta, alla faccia dei debunker a senso unico.

Da Twitter a X

È stato questo Musk già inviso al mondo liberal che nel gennaio 2022 ha iniziato a scalare Twitter, con dichiarate motivazioni politiche, e cioè quelle di renderlo di nuovo aperto a ogni posizione, senza bannare per motivi ideologici. Ed essendo Trump il bannato più famoso di tutti è chiaro che il Musk nemico dei democratici nasca ufficialmente qui, più che in occasione di tweet anticonformisti pur sempre archiviabili nel file miliardario pazzo. Poi l’operazione si è chiusa in ottobre alla modica cifra di 44 miliardi di dollari e da allora le strategie riguardanti Twitter cambiano di settimana in settimana disorientando utenti, investitori e dipendenti. Dalla spunta blu a pagamento a tutte le altre modifiche, fino al cambio di nome (adesso Twitter è X) e al delisting, l’obiettivo non è ancora chiaro. In ogni caso X non dovrà essere soltanto uno spazio per esprimere opinioni libere, ma una piattaforma per pagamenti, vera base dell’ascesa di Musk come cofondatore di PayPal. Nessuno può dire con certezza quanto valga Twitter oggi, ma le stime più ottimistiche dicono la metà di quanto Musk lo abbia pagato. Disastro finanziario, finora, ma politicamente il dividendo potrebbe esserci.

La versione di Isaacson

Nell’analizzare i cambiamenti di rotta di Musk, le sue mille prese di posizione su tutto (e del resto ha dichiarato di vedersi in futuro soltanto come influencer), ultima in ordine cronologico quella contro Zelensky, e i suoi progetti veri o presunti, è difficile resistere alla tentazione di fare gli psicoanalisti da bar. E la biografia appena uscita, scritta da Walter Isaacson, ha fornito nuova benzina ai Muskologi di ogni tendenza politica. L’autore, fra le altre cose, della migliore biografia di Steve Jobs mai pubblicata ha scavato in profondità nel pianeta Musk, dal passato di bambino bullizzato a scuola e trattato malissimo dal padre (che dava ragione ai bulli), un bambino che si rifugiava in tante letture e nell’adorato VIC-20, al presente di tossico del lavoro, incapace di godersi i successi e pronto sempre a rilanciare purché la nuova iniziativa risulti davvero innovativa.

Le maschere

Un uomo che indossa una maschera per ogni occasione e che spesso nemmeno decide quale mettersi: diventa dottor Jekyll o Mr. Hyde in presenza degli stessi stimoli, solo seguendo lo stato d’animo. Con una violenza repressa che nasce dalla violenza subita e vista nel Sudafrica dell’apartheid, situazione contro cui lui era, pur vivendo nella parte privilegiata del Paese. Secondo Isaacson non si può parlare di veri cambi ideologici di Mister Tesla (o Mister Space X, eccetera), che ha sempre usato la sua imprevedibilità come arma vincente negli affari, ma certo il suo allontanamento dalle posizioni progressiste è iniziato con la transizione di uno dei suoi figli per diventare donna. In quel momento è quasi impazzito e ha imputato questo fatto alla narrazione dei media e dei social network, fra cui il vecchio Twitter. Il Musk di oggi è un uomo che detesta il lusso, non per pauperismo ma perché pensa che lo distolga dai grandi obiettivi, al punto che ha venduto tutte le sue ville e vive in un anonimo prefabbricato. Un uomo che combatte la depressione assumendo ketamina e cercando idee sempre più grandi. Per stupire il mondo, ma soprattutto se stesso.

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