Sport

Addio all'ultrarunner ticinese Stefano Bernardoni

Il 60enne di Dalpe era una figura di riferimento nel mondo delle corse a lunga distanza grazie alla sua simpatia e spirito di convivialità, con i salametti al posto delle barrette proteiche
Mattia Sacchi
18.12.2025 13:25

Il mondo del trail e dell’ultrarunning ticinese perde una delle sue figure più riconoscibili e autentiche. È morto Stefano Bernardoni, per tutti «il Berna», dalpese, classe 1965, atleta capace di affrontare distanze e dislivelli che per molti restano solo numeri, ma soprattutto uomo che ha saputo trasformare la fatica in condivisione.

Bernardoni era conosciuto ben oltre i confini del Cantone. Negli anni aveva partecipato ad alcune delle prove più dure del calendario, dalla SwissPeaks – affrontata nella versione da 700 chilometri, tra le ultramaratone più impegnative d’Europa – a numerose gare di trail di lunga distanza. Sfide estreme vissute sempre con lo stesso spirito: determinazione incrollabile, ironia e una positività contagiosa che lo rendeva un punto di riferimento per chi correva al suo fianco.

Tra le esperienze più significative degli ultimi mesi c’è stata anche la corsa benefica da Airolo a Chiasso, organizzata dall'Associazione Fontanieri Ticinesi in occasione della Giornata mondiale dell’acqua, per sostenere il ripristino degli acquedotti di Lavizzara dopo i danni causati dal maltempo in Vallemaggia. Bernardoni era stato uno dei protagonisti di quella lunga giornata di corsa: 116 chilometri attraversando il Ticino da nord a sud, culminati nella consegna di oltre 20mila franchi raccolti grazie alla solidarietà di aziende, privati e partecipanti. Un evento che aveva mostrato, ancora una volta, il suo modo di intendere lo sport: correre non solo per sé, ma per qualcosa di più grande.

Stefano "Berna" Bernardoni durante la corsa di beneficenza per la Vallemaggia
Stefano "Berna" Bernardoni durante la corsa di beneficenza per la Vallemaggia

Chi lo ha conosciuto lo ricorda come una presenza costante e incoraggiante. Sempre sorridente, capace di spronare gli altri anche nei momenti più duri, quando la stanchezza prende il sopravvento. In gara non vedeva avversari, ma compagni di viaggio. E anche il suo approccio al «rifornimento» era diventato quasi un simbolo: mentre molti si affidavano a barrette proteiche e bevande energetiche, lui non disdegnava salametti e piccoli bicchieri di vino, un gesto semplice e un po’ controcorrente, usato per stemperare la tensione, ridere assieme e ricordare che la corsa, per lui, era prima di tutto convivialità.

Nelle ore successive alla notizia della sua scomparsa, i messaggi di affetto si sono moltiplicati. Amici e compagni di corsa parlano di un uomo capace di creare legami autentici in pochi chilometri condivisi, di un entusiasmo che lasciava il segno e di un’umanità rara, soprattutto in un mondo spesso dominato dalla competizione.

Stefano Bernardoni lascia un vuoto profondo nella comunità degli ultrarunner ticinesi, ma anche un’eredità fatta di gesti semplici, sorrisi, incoraggiamenti e chilometri percorsi insieme. Un modo di correre – e forse di vivere – che continuerà a ispirare chi ha avuto la fortuna di incrociarlo lungo un sentiero.