Calcio

Arigoni si presenta: «Non paragonatemi a Lavanchy»

Il nuovo acquisto del Lugano spiega le ragioni che lo hanno riportato in Ticino: «Voglio fare un altro passo avanti»
© FC Lugano/Luca Pedroni
Massimo Solari
29.06.2022 14:03

Ha lasciato il Ticino che era un ragazzo. Non ancora maggiorenne e con una valigia carica di entusiasmo. E, sì, di certo qualche sogno. Allan Arigoni, nell’estate del 2016, aveva bisogno di cambiare aria. Vita, anche. Non solo sul piano sportivo. Di qui la decisione di abbracciare la grandeur zurighese e un club blasonato come il Grasshopper. Sono trascorsi sei anni e il ticinese ha vinto la sua sfida. Con umiltà e dedizione, disputando quasi cento gare con le cavallette tra Challenge e Super League. «Era però arrivato il momento di dare un’altra svolta alla mia carriera» afferma il 23.enne, fresco di un triennale firmato con il Lugano. Allan, insomma, è tornato a casa. E nel cuore del ritiro altoatesino del club, a margine dell’allenamento mattutino e con il sole intento a giocare a nascondino, ha voluto raccontarci la genesi di questa importante decisione.

Quelle sirene blaugrana

«Quando sono partito in direzione Zurigo, a soli 17 anni, avevo molte aspettative. Aspettative che sono state pienamente ripagate in una realtà prestigiosa come quella del GC. Per svilupparmi ulteriormente avevo tuttavia bisogno di fare un passo avanti. E in tal senso i risultati positivi ottenuti dal Lugano nelle scorse stagioni, da ultimo con il successo in Coppa, hanno rappresentato una sorta di calamita. Al termine del campionato ho vissuto giornate molte intense, avevo diverse opzioni sul tavolo, anche dall’estero. La soluzione migliore, però, era quella bianconera». Ad Arigoni piace misurare le parole. Senza strafare. E pensare che a inizio 2020, su di lui avevano messo gli occhi addirittura Barcellona e Chelsea. «La notizia mi aveva sorpreso e ovviamente fatto piacere. Detto ciò, ho preferito rimanere con i piedi per terra. Il trasferimento in uno dei maggiori tornei stranieri potrebbe costituire la tappa successiva del mio cammino. Non nego che in prospettiva è qualcosa a cui ambisco, anche perché amo immergermi in nuove culture, conoscere differenti stili di gioco. Il presente però fa rima con Lugano ed è a questo progetto che voglio riservare tutte le mie energie. Al netto del buon percorso con il GC - in parte frenato da alcuni infortuni - ho ancora tanto da dimostrare in Svizzera».

L'esordio e un segno del destino

Già, in fondo la scorsa è stata solo la prima, vera stagione in Super League per Allan Arigoni. 34 partite su 36 e tanta fiducia da parte di mister Contini. L’esordio nel massimo campionato elvetico, invece, risale al 25 febbraio del 2018. Derby contro lo Zurigo. E una maglia da titolare consegnatagli - con tanto di occhiolino - da Murat Yakin. «Se ricordo che mi sostituì alla pausa?». Arigoni inizialmente esita. Ma come in campo non si dà per vinto. «Adesso rammento. Fu Lavanchy». Incredibile. Chiamatelo destino o come preferite. Se Allan è stato portato a Cornaredo, infatti, è proprio per colmare l’enorme vuoto lasciato da Numa. «Considerate le mie qualità, prediligo il ruolo di esterno di difesa» osserva non a caso il neobianconero, tra i giocatori più veloci della Super League. «Posso ad ogni modo giostrare anche da centrale, senza problemi». Insistiamo su Lavanchy e sull’eredità che in qualche modo Arigoni non dovrà sperperare. «Conosco bene Numa, ai tempi del Grasshopper ci spingevamo uno con l’altro. Ad ogni allenamento. Parliamo di un terzino molto forte, non c’è dubbio. E spero naturalmente di poterlo rimpiazzare nel migliore dei modi. Lavorerò quotidianamente per questo. Una cosa deve però essere chiara. Al di là delle caratteristiche simili e della propensione di entrambi per la corsa e la rapidità, io sono Allan Arigoni, non Numa Lavanchy». Non ci credete? Beh, la prima di campionato, il 17 luglio a Cornaredo, vedrà i bianconeri sfidare il Sion appena raggiunto dal laterale vodese. Il destino, di nuovo. E un incrocio intrigantissimo.

Il fattore "Crus"

All’esordio in Super League con la maglia bianconera, comunque, manca ancora qualche settimana. Prima, tra le altre cose, Allan Arigoni dovrà trovare una sistemazione. «Sono cresciuto vicino a Locarno. E trovare un alloggio nel Sopraceneri non sarebbe ideale. Con il club stiamo valutando alcune possibilità in prossimità della città. Ed è quello che voglio, in modo da respirare l’ambiente luganese in tutto e per tutto, percependo altresì il calore della gente. Il primo anno a Zurigo, per questa ragione, decisi di viverlo da solo. Proprio per assorbire al meglio la realtà della metropoli sulla Limmat. Per crescere come persona, dunque. Poi, sino alla mia recente partenza, ho condiviso l’appartamento con Giotto Morandi». Il Ticino protagonista in Svizzera. E a proposito. Quanto ha influito, nella scelta di Allan, la presenza in panchina di Mattia Croci-Torti? «Ho sempre seguito il Lugano nelle ultime stagioni e conosco il Crus da tempo. Sapevo che mi stava seguendo. E negli ultimi mesi ci siamo sentiti molte volte al telefono. Questo per dire che, sì, il fattore Croci-Torti ha sicuramente avuto un impatto notevole sulle mie riflessioni. Ci siamo trovati e non vedo l’ora di confermare questa intesa pure in campo».

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