Basket

È mancato l'acuto finale, ma la stagione è positiva

Sconfitta dalla corazzata friburghese all'atto conclusivo dei playoff, per la SAM è già tempo di bilanci — Massagno ha pagato a caro prezzo infortuni e panchina più corta: per scalare l'ultimo gradino servirà qualche innesto
©Gabriele Putzu
Mattia Meier
14.06.2023 23:02

Il giorno dopo la sconfitta che ha sancito la fine della stagione 2022-2023 e messo nella bacheca di Friburgo l’ennesimo titolo di campione svizzero (il 21.esimo della storia della società nonché 5. consecutivo), è già tempo di bilanci in casa SAM Massagno.

In linea con gli obiettivi

Costruita per giocarsela su tutti i fronti, la Spinelli non può certo ritenersi insoddisfatta della sua stagione. Tre le finali stagionali (su tre) raggiunte, con un bilancio di un trofeo alzato al cielo (la SBL Cup) e due sconfitte, arrivate entrambe contro l’Olympic, la squadra regina, che al momento opportuno si è decisamente comportata come tale. Insomma, al tirar delle somme, la squadra della collina si è arresa, di misura, solamente alla corazzata burgunda, non proprio l’ultima arrivata.

In mezzo inoltre, la SAM ci ha infilato una regular season da prima della classe dalla prima all’ultima giornata. Solo 4 le sconfitte raccolte in 30 uscite, con il miglior attacco sorretto dalla seconda miglior difesa, conquistandosi di diritto il fattore campo per tutti i playoff con una stagione regolare solida, dalle pochissime sbavature e denotando al contempo buone capacità di reazione ai fisiologici momenti di appannamento. Mostrando così anche miglioramenti là dove rimanevano gli ultimi gradini da salire; epilogo finale a parte, ha discusso poco con gli arbitri, tenuto i nervi sotto controllo e lavorato d’assieme evitando protagonismi che negli anni passati avevano finito con lo sfilacciare il gruppo in campo.

Fattore sfortuna

Nemmeno il “caso Kovac” è sembrato infatti scalfire la coesione dei ragazzi guidati da Gubitosa, cui la squadra ha reagito portando a casa il primo trofeo della storia. Così, a macchiare la stagione, ci ha pensato la sfortuna, sotto forma dei “soliti” infortuni. E dire che per una volta sembrava filare tutto liscio. Invece, proprio all’ultima curva, la SAM ha trovato vecchi fantasmi. Incalcolabile l’effetto dell’infortunio di Williams, che ha privato i ticinesi del loro miglior giocatore proprio in finale. Non ne avremo mai la controprova, ma la sensazione è che con il suo numero 1 in campo, autore quest’anno della miglior prestazione mai vista sui nostri parquet (50 punti, 55 di valutazione contro Ginevra), forse oggi staremmo aspettando almeno una gara-5. E anche l’indisponibilità di Zoccoletti non ha aiutato a rotazioni ormai corte.

Già tempo di futuro

E ora? La prima domanda riguarda il futuro di Gubitosa. Ha sempre detto di non voler mollare fintanto che non avrebbe vinto qualcosa. Vincerà l’appagamento, o la voglia di riscatto per la sconfitta in finale? Del processo di sviluppo di cui sopra il coach è parte integrante. Cadendo e rialzandosi insieme ai suoi ragazzi, lasciandoci pure un pezzo di salute qualche anno fa, ha forgiato un gruppo andato in crescendo, che un gradino alla volta, stagione dopo stagione, ha fatto passi avanti, limando i difetti e arrivando così ad un passo dal cielo. Certo avrebbe meritato di supportare i suoi fino alla fine, penalizzato eccessivamente da una squalifica che chissà, forse poteva essere tradotta in altro, a salvaguardia dell’equità competitiva.

Per l’ultimo passo da compiere qualcosa andrà fatto anche in campo però. La partenza di Kovac non è stata compensata e in finale, complice l’assenza di Williams, se ne sono visti i limiti, con gli esterni pericolosi solo con Bogues e sprazzi di Dusan Mladjan, la cui carta d’identità recita 36 anni e non può più essere il trascinatore che è stato. Sotto canestro poi la scelta di Galloway, rivelatosi un “flop”, ha alla lunga pesato nell’economia della stagione. Marko Mladjan ha mostrato carattere, James i muscoli, ma l’impressione è che al gruppo attuale, spremutosi fino alla fine e al netto dei suoi difetti, molto di più non si poteva chiedere. Se si vuole provare a scavallare l’ultimo gradino, qualche faccia nuova andrà cercata sul mercato.

«Che bello è…»

Ad ogni modo, oltre a quella di Montreux, c’è un’altra, piccola grande vittoria raccolta quest’anno. Che bello il muro rosso alla finale di Coppa svizzera, ancor più quello visto in gara-1 e gara-2 in finale. Coreografie, cori, una “curva” vera e propria. La SAM ha portato in palestra un’intera comunità, di qualsiasi età, generando interesse, passione, tifo. Merce rara per il basket alle nostre latitudini.