Basket

«Ho sempre sognato la Francia, ora dovrò imparare a perdere»

Intervista a Nancy Fora, che dopo sette anni di vittorie con l'Elfic Friburgo ha deciso di affrontare una nuova avventura - La 25.enne ticinese si prenderà tutta l'estate per prepararsi al meglio tecnicamente e fisicamente
Nancy Fora festeggia la vittoria del campionato tra l’assistente Nicolas Perot e l’allenatore Romain Gaspoz. © Keystone/Valentin Flauraud
Fernando Lavezzo
04.05.2023 06:00

Dopo sette anni di vittorie, la 25.enne ticinese Nancy Fora ha deciso di lasciare l’Elfic Friburgo per realizzare il sogno di giocare all’estero. Ha firmato in Francia, ma non può ancora rivelare dove. L’abbiamo intervistata.  

Nancy, hai chiuso un lungo capitolo e stai per raggiungere un tuo grande obiettivo personale. Cosa provi in questo momento?
«A fine campionato, durante e dopo l’ultima partita, ho provato mille emozioni. Ora, passato qualche giorno, sono soprattutto felice di iniziare una nuova avventura. Dopo sette anni a Friburgo, sentivo che stavano venendo meno la motivazione e la voglia di vincere. Con l’Elfic abbiamo conquistato tantissimi titoli e trofei, perdendo solo poche partite. Parto a cuor leggero, con il desiderio di provare qualcosa di nuovo, di diverso. Mi aspetta una grande sfida, in un campionato di altissimo livello. Quello francese è un punto di riferimento per il basket femminile in Europa. Mi prenderò tutta l’estate per prepararmi al meglio tecnicamente e fisicamente. È un passo notevole, anche a livello mentale. Qui ero abituata a vincere facilmente. Mi son detta che ora dovrò anche imparare a perdere. Ogni partita sarà una lotta. In Francia ci sono squadre d’alta classifica che ogni tanto faticano a vincere con quelle che stanno in fondo. È una lega molto omogenea».

Ti sei già misurata con il basket europeo, sia con il Friburgo, sia in Nazionale. Sei quindi consapevole di ciò che ti aspetta...
«A 25 anni mi sento pronta. Se mi hanno chiamata, significa che hanno visto qualcosa in me. Non devo dunque essere io a dubitare del mio potenziale. Grazie all’Elfic ho disputato le coppe europee per sette stagioni. E un po’ di esperienza l’ho maturata in rossocrociato. Ma devo essere sincera: non mi aspettavo la chiamata di un club francese. È il sogno di tante ragazze, ma non tutte riescono a realizzarlo. Ho lavorato sodo per arrivarci e credo che siano state proprio le coppe europee ad aprirmi quella porta. Sono state una vetrina importante. Con l’Elfic abbiamo spesso giocato e vinto contro club francesi».

È il momento giusto per tentare questa avventura o senti che avresti potuto provarci già prima? In questo senso, la pandemia ti ha un po’ frenata?
«La pandemia ha influito su tante scelte e sulle finanze di molti club europei. Con il senno di poi, però, sono felice di aver atteso e di aver passato sette anni a Friburgo. Se oggi posso andare a giocare in Francia, lo devo al fatto di aver continuato a lavorare qui, mettendomi in mostra in Euro Cup. Quest’anno sono stata contattata da diversi club. Avevo varie offerte ed erano tutte migliori di quelle ricevute negli anni precedenti. Aspettare è stata la decisione migliore».

Con l’Elfic avete vinto dodici trofei di fila, tra campionati e coppe. In Svizzera siete rimaste imbattute per tutta la stagione. Dove hai trovato la motivazione?
«Da settembre a dicembre avevamo l’Euro Cup. Una competizione che ha costantemente alimentato la nostra fame e la nostra determinazione. Inoltre, dopo la fase a gironi, siamo spesso riuscite a continuare il percorso continentale fino a gennaio. Era il nostro obiettivo primario. Il campionato passava in secondo piano, anche se continuavamo a vincere ogni gara. Da gennaio, poi, arriva la fase più interessante anche entro i confini nazionali. Prima la Coppa di Lega, poi la Coppa Svizzera, poi i playoff. Non ci siamo mai annoiate, anche se non è stato facile. Soprattutto quest’anno ci è mancata la concorrenza. Ma vincere tutto è sempre stata la nostra più grande motivazione».

Lo strapotere dell’Elfic fa bene o fa male al basket femminile svizzero?
«Difficile rispondere. È un bene avere una squadra svizzera in Europa. Inoltre, per tutte le avversarie, provare a batterci è sempre stata la motivazione più grande. Trovo che sia positivo. Il problema è che gli altri club dovrebbero fare qualche passo avanti. Da quando sono arrivata a Friburgo, nel 2016, l’Elfic è sempre stata la squadra più forte. Abbiamo perso qualche coppa, ma in sette anni poche squadre sono riuscite a farci davvero male. Mi auguro che qualcuno possa prendere esempio dal modello friburghese. Penso soprattutto alle strutture e, come detto, alla partecipazione alle coppe europee. Chi può offrire queste cose, ha più possibilità di accaparrarsi le migliori giocatrici. Ovviamente molte società fanno fatica a livello finanziario. Non è cattiva volontà, ognuno cerca di fare il meglio con quello che ha».

Sono curiosa di capire cosa farà coach Gaspoz e come continuerà la storia. Sarà interessante, ma penso che Friburgo sarà ancora la squadra da battere per qualche anno

Magari sarà la partenza di Fora a riequilbrare il campionato...
«Magari (ride, ndr.). Non lo so, oltre alla mia partenza, l’Elfic deve fare i conti pure con l’infortunio di Marielle Giroud. Penso che non sarà tutto facilissimo per la mia ex squadra, anche se tante ragazze resteranno. Sono curiosa di capire cosa farà coach Gaspoz e come continuerà la storia. Sarà interessante, ma penso che Friburgo sarà ancora la squadra da battere per qualche anno, anche senza di me e Marielle».

Che futuro prospetti per la Nazionale femminile?
«Tante giovani stanno giocando nelle università americane e altre si stanno facendo le ossa all’estero. Ci vorrà un po’ di tempo, ma cresceremo. Ultimamente abbiamo perso nettamente delle partite importanti, ma in febbraio ci siamo ben battute contro l’Italia. Il lavoro non manca, però siamo sulla strada giusta. C’è stato un ricambio generazionale, io a 25 anni sono una delle più anziane. Ci vuole pazienza per vedere dei risultati concreti».

Nel novembre del 2021 l’Elfic è stato scosso dalle denunce di alcune ex giocatrici sui metodi duri di coach Romain Gaspoz. Come hai vissuto quel periodo?
«Io con Gaspoz mi sono sempre trovata benissimo. Lui è una delle ragioni per cui sono rimasta così a lungo a Friburgo. La maggior parte di noi non aveva idea di quanto fosse successo in passato con altre ragazze. Il club ha difeso Romain e anch’io, personalmente, ho cercato di sostenerlo in un momento difficile. Mi sono interessata alla vicenda, certo, ma non mi ha toccata in prima persona. Come squadra, abbiamo superato bene quel momento delicato. Non ha influito sul nostro basket».

Curiosità: lo scorso 18 dicembre a Friburgo, tre ore prima di una vostra partita casalinga, tuo fratello Michael era impegnato nell’adiacente BCF Arena con la Nazionale di hockey. Una bella giornata per la famiglia Fora...
«È sempre divertente quando si verificano queste concomitanze. Era già successo che Mike venisse a Friburgo con l’Ambrì o con il Davos lo stesso giorno di una nostra partita. I miei genitori ne hanno approfittato per venire a vederci, oppure per incollarsi al televisore. Spesso, dopo le sue partite in casa del Gottéron, io e mio fratello ci vedevamo, ritagliandoci un piccolo momento tutto nostro. Per ovvi motivi non ci vediamo spessissimo. Ora che vado all’estero sarà ancora più complicato. È stato bello averlo alla mia ultima partita qui. Era in Nazionale, ma ha potuto liberarsi».

Vi accomuna il fatto di essere dei leader in campo e fuori.
«Detestiamo perdere. Da bambini eravamo sempre in competizione tra di noi. Il pareggio non era contemplato e per lo sconfitto erano dolori. Questa mentalità ci ha aiutati nelle nostre carriere sportive».