SAM con il vento in poppa, Neuchâtel pensa a gara-2
È un risveglio baciato dal sole quello che ha accolto la SAM il giorno dopo gara-1 di semifinale. Sabato a Nosedo i ticinesi hanno messo sotto senza tanti complimenti Neuchâtel, prendendosi il vantaggio nella serie e, più in generale, confermando quanto i valori su carta alla vigilia lasciavano intuire; se questo incrocio deve avere un padrone, probabilmente avrà le fattezze della Spinelli.
Salto di livello
Certo poi nei playoff le cose possono cambiare velocemente e, come si ama ripetere soprattutto nella sconfitta, ogni gara ha storia a sé. E che il vantaggio finale sia ampio o stretto poco cambia, alla palla a due successiva si ripartirà sempre dallo 0-0. In fondo, solo un anno fa la SAM perse (male) coi neocastellani il primo match di semifinale e poi volò all’atto conclusivo rifilando tre ko consecutivi all’avversario. Principi di resilienza tornati a fare capolino anche circa 365 giorni dopo, seppur in uno scenario diverso. Superati i quarti con Losanna ottenendo il massimo con il minimo sforzo (e impegno), con l’aumentare della posta in palio in collina il motore da un turno all’altro ha decisamente aumentato i giri. Qualcosa di sporadicamente visto qua e là in stagione regolare e in maniera confortante riemerso in occasione di gara-1. Approcciata con il fare giusto dai biancorossi, e poi sviluppata ancora meglio, con il piglio di chi vuol far capire chi comanda. Il massimo vantaggio ospite sabato? Lo 0-3 iniziale. Poi, dopo il 5-5 120 secondi più tardi, la SAM si è fatta via via imprendibile.
Prova di forza
Lo ha fatto non tanto, o solo, nei meri numeri, con il distacco tra le due contendenti rimasto sempre importante vero, ma altresì mai tale da mettere davvero alle corde l’Union, tornato infatti in un paio di occasioni a mettere, invano, un po’ di pepe al match. È stato per lo più un concetto di sostanza. Perché anche se non ha mai gettato la spugna, Neuchâtel ha preso colpi su colpi per tutto il match. Per qualcuno messo a segno, ne ha ricevuti indietro il doppio, il triplo, senza dare mai l’idea di poter cambiare l’inerzia della partita. Semmai, l’impressione in una Nosedo bella calda e stipata è che i destini dell’incontro fossero completamente in mano dei padroni di casa. Efficaci offensivamente con il 51% dal campo (12/24 da 3) e 21 assist su 32 canestri dal campo, tanto da mandare tutti a bersaglio (Tutonda escluso, in campo però mezzo minuto), ancora più difensivamente, con il 44% concesso (6/25 da 3), 12 palle perse forzate, 7 stoppate, il controllo delle plance (40-28) e, ciliegina, il bavaglio messo agli americani avversari, iraddiddio nei quarti e ieri ridotti a semplici comparse. Una prova di forza e caratteriale non da poco, a questo stadio della competizione.
Del gruppo e dei singoli
Un risultato raggiunto di gruppo, altro aspetto da non sottovalutare, al cui interno si sono poi esaltate le individualità, quelle sempre utili e comunque necessarie per completare l’opera. Perché se la palla in attacco gira bene, ma se poi finisce in mano a Dusan Mladjan (19, 3/7 dalla lunga distanza), ancora meglio. Perché in difesa puoi mettere la museruola agli Ancrum e ai West di turno, ma se poi hai Clanton che raccoglie quello che il ferro respinge (13 rimbalzi, oltre 17 punti con 8/11), allora hai fatto... centro. Affiancalo, o alternano, poi a una dinamo come Ballard (16 con 5/8) e avrai il comando dei tabelloni sui due lati del campo, con buona pace dei vari Robertson e Moten. Sabato loro, domani chissà, forse qualcun altro, perché panchina, profondità e alternative a Gubitosa certo non mancano. Dunans (2/5) e Williams (3/7) per dire in gara-1 hanno faticato più del solito per i loro standard, per quanto nel «non match» di Ancrum ci sia tanto del secondo. Se ne sono accorti in pochi. Dove non sono arrivati loro, ci ha pensato qualche compagno, da Solcà a Martino, passando per l’efficace Steinmann. Ma come detto nei playoff il passato conta poco e domani già si replica per gara-2.