Verso la finale

Bottani, Saipi e quel doppio nodo alla Coppa Svizzera

Il primo è stato l'eroe mancato dell'atto conclusivo perso nel 2023, il secondo quello in negativo – Entrambi, ora, vogliono cancellare rimpianti ed errori per riscrivere la storia – Li abbiamo incontrati a pochi giorni dalla sfida decisiva con il Servette
Mattia Bottani, 33 anni, e Amir Saipi (23), sono focalizzati sul grande appuntamento alle porte: la finale di Coppa. ©CdT/Gabriele Putzu
Massimo Solari
28.05.2024 21:00

Sono stati i protagonisti dell’ultima finale. Nel bene e nel male. Da un lato Mattia Bottani, l’eroe mancato, con quel secondo tempo da campione che aveva fatto tremare l’YB. Dall’altro Amir Saipi, l’antieroe, per colpa di un’uscita maldestra che aveva permesso a Nsame di far scappare i gialloneri. A entrambi l’ultimo atto del 2023 è rimasto in gola. Come un urlo strozzato. Un urlo da liberare verso il cielo. Domenica.

A separare il fantasista e il portiere del Lugano sono dieci anni. E più di 20 centimetri d’altezza. Il primo, Mattia, è il «figlio della città». Il simbolo ticinese dei due mondi, capace di segnare sia la gestione familiare di Angelo Renzetti, sia il corso a stelle e strisce. Il secondo, Amir, è stato il primo acquisto della proprietà Mansueto, quasi un pioniere, nell’ambito di una nuova filosofia sportiva e aziendale. Bottani ha dovuto attendere il crepuscolo della carriera per raccogliere successi e premi al merito. Saipi si è ritrovato sulla cresta dell’onda, in Svizzera e in Europa, ad appena 23 anni. I due giocatori, insomma, sintetizzano bene la realtà bianconera. Una realtà rivolta al futuro, ma che deve essere grata per quanto seminato in passato. Gli sguardi del 10 e del numero 1, ora, mirano però a un solo obiettivo. Alla finale di Coppa Svizzera, al Wankdorf di Berna, dove ciascuno - domenica - cercherà di riscrivere la storia.

L’entrata del Pibe

Dove eravamo rimasti, dunque? Alla rete di Bottani che aveva riacceso la speranza e permesso al Lugano di riaprire una finale che si era concessa troppo presto allo Young Boys. E, proprio in questo senso, all’intervento toppato da Saipi poco prima della pausa, quando il match dei padroni di casa si era messo in discesa. «Beh, certo, quel gol ha accompagnato i miei pensieri per un po’» ammette il portiere bianconeri a dodici mesi di distanza. «Fortunatamente ho quasi subito preso parte agli Europei con la U21, impegno che mi ha permesso di liberare la mente. Ogni giocatore, o meglio ogni uomo commette degli errori, e al termine dell’ultima finale credo di avere riconosciuto le mie colpe. Purtroppo non mi è concesso di cambiare ciò che è stato, ma posso promettere che la concentrazione - domenica contro il Servette - sarà totale. Voglio fare di tutto per riportare la Coppa in Ticino».

Il gol di Nsame? Mi ha accompagnato per un po’. Non posso cambiare il passato, farò però di tutto per riportare la Coppa in Ticino
Amir Saipi, portiere FC Lugano

Bottani non è da meno. Anche se il suo ruolo, domenica, potrebbe essere paradossalmente influenzato dalla prestazione offerta un anno fa. Della serie: a partita in corso, forse, il Pibe potrebbe fare di nuovo la differenza. «Ovviamente - osserva Mattia - punto a essere titolare. Come tutti i miei compagni, per altro. Detto ciò, in una finale il nome dietro la maglia conta poco. Non importa chi farà gol, non importa chi offrirà il passaggio decisivo, nemmeno chi disputerà 90 o 15 minuti. Conta solo vincere. Perché l’emozione che abbiamo provato nel 2022 è qualcosa di straordinario. E riprovare quelle sensazioni è l’obiettivo che ci muove, indipendentemente dal singolo impiego».

Quando arriva il successo

Il «Botta» ha dimostrato di poter sostenere il palcoscenico. Nel quadro del 4-1 rifilato al San Gallo, d’altronde, si era compiuta una sorta di catarsi. «La rete nella finale del 2022, non c’è dubbio, mi ha tolto un peso. Un peso che mi portavo dentro dal rigore sbagliato nel 2016 a Zurigo. Parliamo di partite secche, in cui la posta in gioco è enormi. E quindi sì, essermi infine sbloccato ha contribuito a farmi vivere con maggiore serenità il match di un anno fa al cospetto dello Young Boys».

Saipi, per contro, la serenità l’ha imparata a coltivare. E i risultati sono lì da vedere. Nel 2024 l’estremo difensore del Lugano ha chiuso dieci match senza subire reti. Dieci. «Ma non è solo merito del sottoscritto. Ho dei compagni che difendono alla grande e un ottimo preparatore. Poi, certo, ho senz’altro lavorato su me stesso. Sulla mia posizione, i miei movimenti sulla linea di porta. E pure in uscita, esercizio nel quale credo di essere progredito, al netto dei margini di miglioramento ancora presenti».

A soli 23 anni, comunque, Amir ha bruciato le tappe. Tre finali di Coppa, una Conference League, il 2. posto in campionato, un Europeo U21 e l’inserimento nella lista di picchetto per Euro 2024. «È bello aver vissuto così tante esperienze importanti e già alcuni successi a quest’età. Non lo avrei mai detto nel settembre del 2021, quando firmai con il Lugano. Elencare gli obiettivi raggiunti da quando vesto la maglia bianconera mi lascia quasi senza parole. È la riprova del grande lavoro portato avanti dalla nuova proprietà e dallo staff di Croci-Torti, entrato in carica proprio in concomitanza con il mio arrivo. E la speranza, va da sé, è che il meglio debba ancora venire. A partire da domenica».

Più strano un Lugano senza Sabbatini o senza il Crus? Sabba è stato la mia spalla per 12 anni. Mi è quasi impossibile immaginare il club orfano di Jonathan
Mattia Bottani, attaccante FC Lugano

Bottani, lui, ha invece dovuto pazientare, mangiando polvere e delusione per molte stagioni. «All’inizio, quando si è installata la nuova proprietà, non credevo possibile tagliare certi traguardi in così poco tempo. Però un po’ sì, perché ambizione e ricerca dei massimi risultati sono la nostra benzina. E a Lugano ho sempre percepito qualcosa di speciale, dagli anni difficili, quando con Renzetti abbiamo fatto cose altrettanto incredibili, a quelli recenti».

Tramonti e trampolini di lancio

Al fianco del «Botta» c’è sempre stato un compagno. Poi diventato amico. Persino fratello. Per Sabbatini, la finale del 2 giugno potrebbe tuttavia rappresentare un tramonto. «Jonathan - sottolinea il Pibe - è una persona buona, che nonostante la delicatezza della situazione cerca di non intaccare la tranquillità dello spogliatoio. Sul piano personale, inutile negarlo, la questione non mi lascia indifferente. Sabba è stato la mia spalla per dodici anni». Ecco, appunto. È più semplice immaginare un Lugano senza il suo capitano storico o - come si è altresì vociferato - un Lugano orfano del suo condottiero, il Crus? «Il primo scenario, ai miei occhi, appare quasi impossibile» ammette il Botta. «Arrivare al campo e trovare Sabba ha costituito la costante, il porto sicuro, in tutti questi anni. Mentre il resto della rosa e i tecnici potevano anche cambiare». Il destino dell’uruguaiano, per il 10 bianconero, potrebbe assomigliare a un suggerimento. Una sorta di finestra affacciata su un futuro già scritto, considerato l’anno di contratto che resta al diretto interessato. «È qualcosa di lontano, a cui non penso» la sua replica. «Il domani, comunque, non mi spaventa. E se sarà l’ultimo anno, proverò a godermi ogni momento». Già. E se anche per Saipi - uomo mercato - si trattasse dell’ultima gara in bianconero? «Ogni calciatore aspira a uno dei cinque migliori campionati al mondo. Non faccio eccezione. E, ora, non posso dire se sarà possibile riuscirci fra due anni, uno, o meno. Di sfide allettanti, ad ogni modo, non ne mancano pure a Lugano, in particolare sul piano europeo». Prima però ci sono dei rimpianti e degli errori da cancellare. Da Berna a Berna. Per riscrivere la storia.

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