L'intervista

Angelo Renzetti chiede scusa: «Lugano, sono andato un po' lungo»

L'ex presidente bianconero torna sulle dichiarazioni rilasciate nel pre-partita a TeleTicino e afferma: «Ho sempre detto che la mia più grande fortuna è stata quella di trovare uno come Joe Mansueto»
© CdT/Gabriele Putzu
Marcello Pelizzari
22.09.2023 15:30

«Sono andato lungo». Lugano-Bodø/Glimt, il giorno dopo. Angelo Renzetti, ex presidente bianconero, chiede scusa. A modo suo, certo. Ma, appunto, di scuse stiamo parlando. Riavvolgiamo il nastro: prima dell'esordio in Conference League, Renzetti si è sfogato davanti ai microfoni di TeleTicino. Dai cosiddetti naming rights della futura arena sportiva al ruolo di Joe Mansueto. Il quale, considerando i soldi spesi sin qui e il deficit strutturale del club, «forse un giorno si farà delle domande». Dal treno verso Pescara, la sua seconda casa, l'ex numero uno del Lugano ha voluto chiarire i concetti espressi. E alcune scelte stilistiche, chiamiamole così, «certo non felicissime». Di qui la richiesta, formulata con garbo: «Poter rimettere un po' a posto le cose».

Signor Renzetti, partiamo dalla fine: nel pre-partita, ieri, ne ha dette di ogni. Anche che Martin Blaser vuole «annacquare un po' le cose». Pentito?
«Forse, ho usato delle parole al limite. Troppo al limite. E me ne scuso. Mi apprestavo a vivere una bella serata di calcio, a Zurigo, sono stato braccato dall'inviato di Fuorigioco e lì per lì mi sono fatto un po' trascinare dalla situazione».

Sui social è stato criticato anche da molti tifosi...
«Ma io, evidentemente, sono più che un tifoso. Ho sempre mantenuto, nonostante il mio addio, una visione del club a 360 gradi. Non vedo solo la squadra, insomma. Vedo anche la società e tutto il resto. Detto ciò, credo negli anni di essere sempre stato chiaro, anzi chiarissimo. Ci sono due aspetti, per me, fondamentali e che non discuto».

Quali?
«Il primo: la mia più grande fortuna, come presidente e proprietario del Lugano, è stata quella di incontrare lungo il cammino una persona e un imprenditore come Joe Mansueto. È un dato di fatto, proprio in virtù degli investimenti fatti e di ciò che ha già ottenuto a Cornaredo. L'altro dato di fatto, e qui veniamo ad alcune mie dichiarazioni di ieri, è il ruolo di AIL. Un'azienda da sempre vicina al club. Una sorta di papà, proprio così. Ne ho parlato e ne parlo in termini positivi, per quanto – e lo ribadisco – mi sarebbe piaciuto vedere un altro nome sul nuovo stadio».

Mi sono lasciato prendere dal momento e, parallelamente, dai dubbi. Ho pensato, e detto: se per un progetto così importante come il Polo sportivo il Lugano non ha trovato uno sponsor più forte di AIL, allora potrebbero sorgere dei problemi

Perché, però, usare certe espressioni? A maggior ragione se la stima verso la nuova proprietà non è mai stata in discussione.
«Perché, come dicevo, vivo un club come il Lugano a 360 gradi. E, di riflesso, ho rivissuto alcuni patemi della mia epoca. Mi sono lasciato prendere dal momento e, parallelamente, dai dubbi. Ho pensato, e detto: se per un progetto così importante come il Polo sportivo il Lugano non ha trovato uno sponsor più forte di AIL, allora potrebbero sorgere dei problemi. E ancora: un deficit del genere, in futuro, potrebbe essere complicato da coprire. E così, alla fine, è come se avessi rivolto un appello a Mansueto. Nella speranza che non abbia ripensamenti un domani».

Ha anche criticato Blaser sotto l'aspetto dell'entusiasmo e del coinvolgimento. Perché?
«Altra premessa: ho sempre riconosciuto la bontà del lavoro svolto dalla dirigenza attuale. I risultati parlano chiaro. Come chiara è la linea impostata a livello sportivo e societario, con la valorizzazione dei giovani e la rivendita sul mercato. Ho soltanto detto che, in un club calcistico, soprattutto uno fortemente ancorato al territorio come il Lugano, dovrebbe esserci altresì una componente emotiva. E questa componente secondo me oggi come oggi viene un po' sottaciuta. Tuttavia, la mia non era una critica. Semmai, uno spunto di riflessione. Poi, beh, riconosco di non aver messo assieme parole corrette».

Intanto, il Polo sportivo sta diventando sempre più realtà. È notizia di pochi giorni fa il primo colpo di pala dell'arena sportiva. Ribadiamo: va tutto bene.
«Sì, va tutto alla grande. Lo riconosco e lo vedo anche io. E adesso mi godo, in un certo senso, gli sforzi fatti anche da parte mia per promuovere la realizzazione del Polo sportivo. Non avete idea di quanti spazi pubblicitari abbia comprato per sensibilizzare l'opinione pubblica. Il Polo, ai miei occhi, non è soltanto una tappa fondamentale per il Football Club Lugano. Lo è per l'intero sport cantonale».

Veniamo, in conclusione, a questioni più frivole: le è piaciuto il Lugano formato Europa?
«Molto. È mancato solo il gol, sarebbe stata l'apoteosi. Croci-Torti ha messo benissimo la squadra in campo. Addirittura, l'avversario non sembrava nemmeno di caratura europea ma un Yverdon qualunque. E questo testimonia la bontà del lavoro svolto dallo staff tecnico e dai giocatori».