Il personaggio

Chi è Stéphanie Frappart, madame Mondiali

Prima donna ad arbitrare in una Coppa del Mondo maschile, la 39.enne francese dirigerà Germania-Costa Rica
© EPA/Noushad Thekkayil
Marcello Pelizzari
01.12.2022 10:09

Finalmente. Lo hanno detto (e sottolineato) tutti. FIFA in testa. Certo, la mossa ha pure un côté strategico e, se vogliamo, politico. Ma che una donna, finalmente appunto, arbitri una partita dei Mondiali maschili, per di più in Qatar, è una notizia. Una bella notizia.

Di tempo, dalla prima partita internazionale, il derby britannico fra Scozia e Inghilterra disputatosi a Glasgow centocinquant’anni fa, ne è passato. Eppure, eravamo ancora qua a dirci che il pallone, in fondo, è materia per maschietti. E basta. Invece no, dopo ventidue Mondiali è arrivato il momento di abbattere un’altra barriera. La francese Stéphanie Frappart, 39 anni il prossimo 14 dicembre, dirigerà Germania-Costa Rica, snodo fondamentale del gruppo E. L’appuntamento è fissato per le 20 elvetiche allo stadio Al-Bayt.

In Qatar, ma non per caso

La prima, primissima cosa da dire, e ribadire, è che Frappart non è arrivata in Qatar per caso. Di barriere, insomma, ne aveva già abbattute: nella Ligue 1 francese e in Champions League. A questo giro, sarà assistita dalla messicana Karen Diaz Medina, dalla brasiliana Neuza Back e dall’honduregno Said Martinez.

Nata a Plessis-Bouchard, nella regione dell’Île-de-France, Stéphanie è la seconda di quattro figli. Ha ereditato la passione per il calcio dal papà operaio, mentre mamma era assistente materna. Fino a 18 anni ha giocato. Poi ha deciso altrimenti. Nell’ambiente, oggi, è molto rispettata. Corre parecchio, forte di una preparazione fisica maniacale, tant’è che è sempre al posto giusto al momento giusto. Del suo impiego ai Mondiali ha detto, senza troppi fronzoli: «Affronterò questo impegno con un’emozione enorme, ma dovrò incanalarla perché a contare, alla fine, sarà solo il campo». Frappart è anche una studiosa: passa ore e ore davanti al video, a studiare partite e movimenti dei giocatori.

Monsieur o Madame?

Largo a Stéphanie, dunque. Come è giusto che sia, visto il suo talento. E senza badare troppo alla forma. Per dire: in Francia, durante un Digione-Clermont, un calciatore le chiese se dovesse chiamarla monsieur o madame. Senza scomodare Giorgia Meloni, anzi, Frappart rispose: «A cosa pensi che assomigli?».

Sull’essere donna e sul fatto di arbitrare i maschi, Stéphanie a suo tempo aveva detto: «Ho dimostrato che non sono un alibi per la causa femminile, ma sono qui per le mie capacità. E spero di aver aperto una porta per tutte. Nelle categorie inferiori, ha dovuto spesso abbandonare gli spalti e girare attorno allo stadio per non sentire troppi apprezzamenti su di me». E ancora: «I calciatori sono competitivi, che tu sia un uomo o una donna cambia poco. L’aspetto principale per loro è che tu prenda la decisione giusta. Se sbaglio, sono contestata come un uomo».

L'esempio di Steinhaus

Frappart, in ogni caso, sarà la prima ad arbitrare ai Mondiali maschili ma non è la prima, in assoluto, a distinguersi ai massimi livelli. La pioniera, in questo senso, è Bibi Steinhaus, poliziotta e figlia di un arbitro, attiva in Bundesliga dal 2017 al 2021. Ha salutato a 41 anni, dopo aver diretto la finale di Supercoppa fra Bayern Monaco e Borussia Dortmund.

Il fatto che Frappart diriga proprio questa partita non deve sorprendere, al di là della sua bravura: i tedeschi, detto di Steinhaus, sono abituati alla presenza di una donna sul rettangolo verde e lo stesso si può dire dei costaricensi, visto che molti giocano in Europa. Inimmaginabile, invece, che a una donna venisse affidata una partita di una squadra islamica, ad esempio l’Iran. Ha fatto discutere, al riguardo, il rifiuto di Irib – broadcaster iraniano – di mandare in onda a suo tempo una partita FIFA diretta proprio da un arbitro donna. Il motivo? La direttrice di gara non indossava il velo.

La strada, dunque, è ancora lunga. Alla FIFA, e agli altri attori del pallone, il compito di garantire che altre Stéphanie, con la dovuta gavetta, si affaccino al grande calcio.

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