Calcio

Claudius Schäfer: «Dopo il definitivo sì al PSE ho stappato un buon vino rosso»

A quasi un decennio dall’inizio del proprio mandato, il CEO della Swiss Football League si racconta tra sfide passate, presenti e future
Il dirigente rossocrociato si attiverà affinché nei prossimi mesi le attuali formule dei campionati di Super e Challenge League vengano cambiate. © Keystone/Anthony Anex
Nicola Martinetti
03.12.2021 06:00

Signor Schäfer, iniziamo riavvolgendo il nastro dei ricordi. Il 16 dicembre 2011 incominciava il suo percorso come CEO della Swiss Football League. Un’avventura che, all’epoca, partì con il classico debutto di fuoco...

«Vorrei fare una premessa dicendo che mi sembra incredibile che siano già trascorsi dieci anni. Comunque sì, nei miei primi mesi di lavoro dovetti far fronte a due questioni spinose e, come si suol dire, fui subito gettato nell’acqua gelida. La prima fu il caso dei discussi trasferimenti illegali del FC Sion, retaggio della diatriba legata all’acquisto del portiere egiziano Essam El-Hadary. Il tutto sfociò in una penalizzazione monstre di 36 punti in classifica per i vallesani. Nello stesso periodo il Neuchâtel Xamax stava dal canto suo facendo i conti con la nuova proprietà del ceceno Bulat Chagaev, rivelatosi poi un criminale. Fummo costretti a revocare la licenza ai neocastellani. Gestire queste situazioni fu complicato, ma al tempo stesso mi aiutò a comprendere i meccanismi celati dietro la mia carica. Dimostrai di saper prendere decisioni importanti e controverse, se necessario».

Dopo un simile debutto, forse pensava che niente sarebbe stato altrettanto complicato. Invece, negli ultimi due anni, ha dovuto gestire una pandemia...

«Già, un evento inimmaginabile per tutti, intriso di paure e incertezze. Ne apprezzo però i piccoli aspetti positivi che ne sono scaturiti, come il fatto di aver intensificato - e di molto - i contatti con i club elvetici dopo l’avvento del coronavirus. Ci siamo avvicinati, e questo non può che fare del bene a tutto il movimento».

Che bilancio traccia di questo decennio al timone?

«Al netto delle tante difficoltà incontrate lungo il cammino, direi che posso ritenermi soddisfatto. A livello economico, come lega, abbiamo fatto diversi passi avanti. Ora si è formata una certa stabilità attorno ai club, tanto da riuscire a superare una pandemia. C’è tanta pressione nel mio ruolo, ma al tempo stesso il calcio ti pone sempre di fronte a nuove sfide e questo è molto stimolante, specialmente per chi - come me - tende a guardare avanti cercando costantemente nuove soluzioni».

Le sfide, come lei ha sottolineato, non mancano mai. La più recente è legata all’avvento della variante Omicron. Come vi state muovendo?

«Siamo in costante contatto con le autorità e ci auguriamo che il numero dei contagi possa presto ridursi. Dal canto nostro teniamo gli occhi aperti, ben consci che attorno a noi - Austria e Germania in primis - la situazione è peggiore e l’accesso allo stadio è già stato limitato. Rimaniamo in attesa di ciò che deciderà il Consiglio Federale, sperando di non dover nuovamente tornare a giocare a porte chiuse. Prima di una misura così drastica, a mio avviso, sarebbe opportuno optare per delle vie di mezzo come l’obbligo di indossare la mascherina o esibire un certificato “2G”. Rispetto alle prime fasi della pandemia, comunque, ora quantomeno abbiamo più dimestichezza con queste dinamiche».

A proposito di spettatori all’interno degli stadi, nelle ultime settimane è tornato d’attualità il biglietto nominale in risposta al tifo violento. È una misura che lei condivide?

«No, e francamente sono rimasto molto deluso da quanto accaduto lo scorso 19 novembre. Noi ci eravamo impegnati con le autorità competenti, creando una task force atta ad analizzare diverse possibili soluzioni al problema. Una questione prioritaria, perché fatti come quelli recentemente accaduti nel derby di Zurigo sono inaccettabili. La scadenza per la presentazione dei risultati dell’analisi era stata fissata per aprile 2022, invece il 19 novembre - proprio nel giorno in cui era in programma anche l’assemblea della SFL - i direttori cantonali di giustizia e polizia hanno unilateralmente deciso di andare nella direzione del biglietto nominale».

Come mai, secondo lei?

«Forse perché è un provvedimento comodo da annunciare e che, ne sono certo, per buona parte dei tifosi non rappresenterebbe una seccatura. Ma che altresì, di fatto, porta in dote tutta una serie di problemi - già emersi nelle nostre valutazioni - come la dilatazione delle tempistiche di accesso allo stadio, una mancanza di flessibilità, la difficile gestione dei dati e quella delle proteste delle frange più calde delle tifoserie, presumibilmente fuori dagli impianti. Ora i direttori in questione stanno spingendo per dare forma alla proposta già durante questo mese, ma noi chiediamo di attendere e proseguire più in là, forti dell’esito dell’analisi che stiamo ancora concludendo».

Ha menzionato l’assemblea del 19 novembre, dove è stato ridisegnato il comitato della SFL. È felice degli esiti scaturiti?

«Più che felice! Ora, grazie allla contemporanea ridistribuzione dei compiti, abbiamo un comitato che si occupa di definire una strategia a medio-lungo termine per il calcio elvetico, mentre il CEO e il suo staff si concentrano sulle questioni quotidiane. In tal senso abbiamo instaurato un rapporto ancora più stretto con i responsabili dei vari club, così che fuori dal campo vi sia un fronte unito e compatto. Inoltre si è stabilito maggiore equilibrio tra i nove membri del comitato, con gli inserimenti di un ticinese e due romandi atti a dare più peso a Ticino e Romandia. Conosco Michele Campana, il vostro rappresentante, ormai da diversi anni. È una persona seria e preparata, siete dunque in ottime mani».

Tra i temi principali sul tavolo del nuovo comitato vi è anche la riforma di Super e Challenge League. Dopo l’ultima bocciatura datata 2020, pensa che sia finalmente la volta buona?

«Sì, ne sono convinto. In questo senso l’Associazione Svizzera di Football ha già effettuato un primo passo, con l’annuncio della riforma che toccherà Promotion League, 1. Lega e 2. Lega interregionale. Un cambiamento che, oltre all’allargamento dei primi due campionati, prevede maggiore libertà e sostegno per le squadre U21. Una promozione dei giovani fondamentale per tutto il movimento rossocrociato. Ora è però giunto il momento di cambiare anche l’attuale formula dei campionati di Super e Challenge League, anche se è troppo presto per delinare i contorni della nuova proposta. Avverto che i tempi sono maturi e che il neoeletto comitato potrebbe finalmente pronunciarsi in maniera favorevole, con un formato rivisitato che potrebbe entrare in vigore dalla stagione 2023/2024. I prossimi mesi, in tal senso, saranno decisivi. Prenderò in mano la questione e spingerò affinché si arrivi ad una fumata bianca già la prossima primavera».

A proposito di fumate bianche, lo scorso 28 novembre è definitivamente giunta quella per il nuovo Polo Sportivo e degli Eventi di Lugano...

«E ammetto che, per l’occasione, ho aperto una buona bottiglia di vino rosso (ride, ndr.). Scherzi a parte è un passo fondamentale per la città di Lugano, il Ticino e il resto della Svizzera. Il progetto appena approvato è serio e ben calibrato, ma in una votazione simile non si ha mai la certezza che tutto vada per il verso giusto. Sono felice per il FC Lugano e la sua nuova proprietà, con la quale abbiamo collaborato molto bene in questi primi mesi, che ora potrà godere di nuove prospettive. Ma anche per la Nazionale di Murat Yakin, che potrà tornare con più facilità nel vostro cantone sia allenarsi, sia per disputare delle partite».

In classifica i bianconeri oggi «flirtano» con le posizioni che valgono l’Europa. A tal proposito, Young Boys e Basilea questa stagione stanno dando una grossa mano al ranking svizzero...

«Qualcuno ha storto il naso quando il 21 agosto abbiamo spostato Young Boys-Lugano per favorire la preparazione dei gialloneri in vista dei playoff contro il Ferencváros, ma alla fine tutto il movimento beneficerà del buon percorso di bernesi e renani in ambito europeo. La Svizzera attualmente ha infatti guadagnato cinque posti nel ranking UEFA, passando dalla 19. alla 14. piazza. Se le cose dovessero restare così, nella stagione 2023/2024 avremmo un ticket extra per accedere alle competizioni continentali».

In chiusura, qual è la sua posizione in merito alla discussa «riforma Wenger»?

«È la stessa dei direttori delle altre leghe europee: siamo completamente opposti al progetto dell’ex tecnico dell’Arsenal. I Mondiali ogni due anni porterebbero a una cannibalizzazione nel nostro mercato. In particolare per quel che concerne i diritti tv, che rischierebbero di diminuire per i campionati nazionali. Inoltre ridurre e condensare le finestre internazionali porterebbe benefici a chi gioca in Nazionale, a svantaggio però degli altri che invece resterebbero fermi per un mese. So che UEFA e CONMEBOL la pensano allo stesso modo, ma è possibile che presso la FIFA la proposta venga accettata. I Paesi africani, ad esempio, sono favorevoli. Vedremo».