All’esordio

Con Embolo è un successo che nasce da lontano

L’attaccante cresciuto a Yaoundé fa piangere il Camerun, cancellando un primo tempo senz’anima e scuotendo una squadra poi vera Il protagonista del match: «È stato incredibile, non ho esultato per rispetto»
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Massimo Solari
24.11.2022 16:14

Non ha esultato. Anzi, quasi incredulo, ha chiesto scusa alla sua gente. Al Camerun. Il popolo rossocrociato, comunque, lo perdonerà. Lo ha già perdonato. Perché se il nostro Mondiale è iniziato con il sorriso, il merito è suo. Anche suo. Breel Embolo - nato a Yaoundé 25 anni fa - ha deciso la sfida dell’Al Janoub Stadium come forse era scritto nelle stelle. Un destro preciso, nel cuore dell’area avversaria. Nel cuore dei Leoni indomabili. «È stato incredibile. Per me e per la mia famiglia. Come mai non ho esultato? Per rispetto verso il mio Paese. Tutto qui. Sono fiero della squadra. Abbiamo lavorato tanto per conquistare i primi tre punti».

«La classica prima partita»

Oddio, in realtà la Svizzera ha faticato tremendamente a domare la selezione africana al debutto. In particolare nel primo tempo, in molti hanno osservato una formazione senz’anima. Traballante, anche, a ogni transizione offensiva di Choupo-Moting e compagni. «Alla fine, però, ha vinto la squadra più matura, più abituata a questo genere di palcoscenici» ha dichiarato a fine gara il ct camerunese Rigobert Song. Un’analisi corretta. Nella ripresa, i tenori di Murat Yakin hanno infatti alzato la voce. Su tutti Xherdan Shaqiri, la cui fantasia - una volta di più - ha illuminato un grande appuntamento elvetico. «XS» è entrato nella storia, scendendo in campo per la quarta volta a un Mondiale. Come lui, solo Valon Behrami. Il primo capitolo del nostro racconto qatariota, dicevamo, non finirà invece negli annali del pallone per la sua bellezza. «Ma contava solo vincere» ha voluto chiarire Yann Sommer, tra i migliori rossocrociati. «L’inizio di gara complicato? Parlerei piuttosto della classica prima partita di un grande torneo. Senza particolari riferimenti e dunque non semplice da interpretare. Insomma, sapevamo che non saremmo stati perfetti. La compattezza della squadra, tuttavia, non è mai venuta meno. E dopo tutto affrontavamo un Camerun temibile».

Abbiamo avuto più chance della Svizzera. Ma a differenza dei nostri avversari, siamo stati meno bravi e fortunati in fase di finalizzazione
Rigobert Song, commissario tecnico del Camerun

«Breel rimane un fratello»

Davanti a Sommer, la difesa ha sbandato a più riprese. Ah, e sul conto di Akanji ed Elvedi grava già un cartellino giallo. «Quando domini l’incontro, devi però riuscire a concretizzare le occasioni» ha constatato amaramente Song. «Abbiamo avuto più chance della Svizzera. Ma a differenza dei nostri avversari, siamo stati meno bravi e fortunati in fase di finalizzazione». Sotto gli occhi dell’icona Roger Milla e del presidente della Federazione Samuel Eto’o, il Camerun ha in realtà perso mordente una volta che la Nazionale elvetica ha deciso di incrementare il ritmo delle operazioni. E la rete di Embolo ne è un esempio emblematico. Da sinistra a destra, passando per i piedi di Xhaka, Freuler e Shaqiri, sino alla conclusione vincente dell’uomo del destino. «Breel ha vissuto una gara speciale, conosciamo il suo trascorso» ha rilevato in merito l’allenatore rossocrociato Yakin: «Sono ovviamente contento per lui, sul piano personale e sportivo. Sì, ha fatto bene il suo lavoro, garantendoci un certo dinamismo offensivo». Per un ct soddisfatto - va da sé -, nella pancia dell’Al Janoub Stadium ce n’era uno deluso. «Embolo rimane un fratello» ha assicurato Song, sorridendo sotto le treccine. «Certo, avremmo preferito averlo dalla nostra parte. Ma la sua rete fa parte del gioco. Non posso che felicitarmi con lui, ho apprezzato la sua prestazione».

«Un gol, troppo poco»

Il sigillo dell’attaccante del Monaco ha avuto il merito di scuotere la Svizzera. Poi vera. «Nel primo tempo, però, non ho avvertito nervosismo» ha osservato Yakin: «No, semplicemente non abbiamo brillato in termini di concretezza. La ripresa è andata molto meglio, anche se una sola rete - a consuntivo - non può essere ritenuta soddisfacente. Okafor, a mio avviso, avrebbe dovuto entrare meglio in partita. Seferovic, per contro, ha avuto la sua grande occasione. Non è andata bene, ma Haris ha lavorato molto per i compagni». Come l’esordio in Nazionale di Rieder (per altro positivo) alla prima convocazione assoluta, ha in parte sorpreso la posizione di Xhaka. Il capitano rossocrociato ha infatti giocato più avanzato. «Sì, il ruolo che ricopre anche all’Arsenal» ha confermato il ct: «Non si tratta ad ogni modo di una novità. Abbiamo tre centrocampisti flessibili, capaci di fungere da numero 6. Granit si è mosso bene, venendo purtroppo ignorato dai compagni in due o tre frangenti». Già, al momento propizio il capitano della Nazionale ha però alzato la testa. E così, da lontano, è nato il primo successo del nostro Mondiale.

Xhaka più avanzato? Sì, è il ruolo che ricopre all'Arsenal. Non si tratta ad ogni modo di una novità
Murat Yakin, commissario tecnico della Svizzera
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