L'intervista

«Focalizzarsi sul campionato sarà un bene per il Lugano»

L'intervista a Germano Vailati, ex portiere di Lugano e Basilea – Il 41.enne ticinese, per tutti «Rambo», lancia la sfida di domani tra bianconeri e renani
L’ex estremo difensore oggi ricopre il ruolo di allenatore dei portieri del Basilea U18. © Keystone/Urs Flueeler
Nicola Martinetti
13.08.2022 06:00

Il 41.enne ticinese, per tutti «Rambo», lancia la sfida di domani tra bianconeri e renani. Un match che metterà a confronto due squadre che si sono rinnovate parecchio durante il mercato estivo, iniziando la stagione con l’incombenza dei preliminari di Conference League.

Germano, partiamo proprio dall’Europa e dall’eliminazione del Lugano per mano degli israeliani dell’Hapoel Be’er Sheva. L’ha sorpresa questo prematuro addio continentale?

«In realtà direi più che altro deluso, una sensazione che penso mi accomuni a diversi tifosi bianconeri in questo primo scorcio di stagione. Mi spiace, perché ho la sensazione che questa occasione non sia stata sfruttata fino in fondo. Il Be’er Sheva è una squadra solida e con esperienza in ambito europeo, ma altresì alla portata del Lugano. Alla fine, vedendo le due partite, il risultato è stato forse troppo severo nei confronti di Sabbatini e compagni. Ma è altrettanto vero che i sottocenerini hanno commesso davvero troppi errori, individuali e non, per poter sperare di superare il turno in una competizione continentale. Penso ad esempio al rigore fallito dal capitano nel ritorno a Netanya. Quando perdi la prima partita in casa per 2-0, certi sbagli non puoi proprio commetterli, perché finisci col pagarli a caro prezzo. Il lato positivo, provando a individuarne uno, è che almeno adesso la squadra potrà focalizzarsi al cento percento sul campionato. Il che, visto il difficile inizio, sono convinto sia un bene».

Mattia Croci-Torti, dopo il match di Netanya, ha affermato che la squadra, a conti fatti, non era pronta per affrontare 5 partite in 14 giorni. Concorda?

«Sì, sono d’accordo con il “Crus”. Già di base la rosa fin qui allestita non è particolarmente profonda, e i tanti infortuni patiti nel corso delle prime settimane non hanno fatto altro che ingigantire il problema, rendendo difficile sostenere il doppio impegno campionato-Conference League. È una dinamica che spesso si presenta in seno ai club che partecipano ai preliminari delle coppe continentali. Investire per creare una rosa ampia e competitiva comporta costi elevati, creando diversi problemi anche di gestione degli effettivi in caso di mancato passaggio del turno. Spesso si finisce quindi per rimanere incastrati a metà strada, in una sorta di limbo, perdendo terreno sia in campionato sia in Europa».

In carriera lei ha vissuto tanti spogliatoi, facendo parte di gruppi di grande valore e personalità. Quando finisce un ciclo, come è stato il caso per i bianconeri al termine della scorsa stagione, come si riparte? Perché per il momento, risultati e prestazioni alla mano, il compito è parso parecchio arduo in casa Lugano...

«Cambiare è sempre un’incognita. A volte le cose ripartono subito bene, anche con nuove basi. Altre invece, come in questo caso, bisogna avere pazienza. Prendiamo l’esempio del già citato rigore fallito da Sabbatini in Israele, che è emblematico. Nella finale di Coppa Svizzera dello scorso anno, sono certo che il capitano bianconero lo avrebbe segnato dieci volte su dieci. Secondo me in questo momento si è un pochino entrati in una sorta di spirale condizionata da diversi fattori negativi: i risultati, gli infortuni, gli errori, ecc. Mi aspetto che col passare delle settimane i leader rimasti per questa stagione prendano per mano la squadra, trasmettendo ai nuovi arrivati i valori presenti in passato, affinché si ritrovino determinate sensazioni positive».

Ma i nuovi innesti, secondo lei, hanno le qualità per non far rimpiangere i vari Maric, Lovric, Rüegg, Lavanchy e Custodio?

«Di fronte a determinati addii la società è chiamata a fare scelte oculate. Ritengo che il club, da questo punto di vista, si sia comportato bene andando a pescare giocatori di qualità. Che però, inseriti in un contesto differente, necessitano di tempo per calarsi al meglio nella nuova realtà. Siamo agli inizi, ci vorrà ancora qualche mese per avere delle risposte davvero attendibili, anche se nel calcio so che tutto va molto in fretta e si vuole vincere subito. La mia sensazione è che, nel complesso, il Lugano attuale sia leggermente inferiore a quello della scorsa stagione. Ma mi auguro comunque che possa fare bene sia in campionato sia in Coppa Svizzera».

Parliamo un po’ del Basilea, come ha accolto la scelta della dirigenza renana di affidare la panchina ad Alexander Frei?

«In carriera ho potuto conoscere sia l’Alex giocatore, sia l’Alex allenatore, visto che entrambi ci siamo ritrovati sulla panchina della U18 rossoblù. Da tecnico mi è sempre piaciuto molto, si relaziona bene con la squadra. In maniera diversa rispetto a quando calcava i campi, ma con la stessa fame e la medesima ambizione. Mi ha rallegrato vederlo tornare a Basilea. AWinterthur aveva fatto bene, ultimando la sua gavetta con la promozione in Super League. Il club renano è però casa sua ed è piacevole vederlo alla guida della prima squadra. La quale, nelle prime uscite stagionali, ha mostrato ottime cose. Difensivamente è solida e in attacco crea tantissime occasioni da rete, divertendo il pubblico. L’unica nota dolente è che fin qui ha segnato poco, raccogliendo - di riflesso - meno di quanto ha seminato. Ma proseguendo su questa strada, è solo questione di tempo prima che questo aspetto si sistemi da solo».

La filosofia del club, in sede di mercato, sembra ben delineata:puntare su giovani di talento in parte già affermati, affinché «esplodano» definitivamente...

«Credo che sia una buona strategia, specialmente in un campionato come quello svizzero. L’importante è evitare di avere troppi giocatori in prestito, che potrebbero comportare alcuni rischi, contando nel contempo sempre su una “vecchia guardia” che possa mostrare la via ai vari giovani. In questo momento entrambi i “criteri” vengono soddisfatti, dunque il mix creato mi sembra ideale».

Ultima domanda: il suo pronostico in vista della sfida di domani?

«Fin qui il Basilea ha fatto bene in casa, vedo dunque i renani come favoriti. Ma al netto del risultato finale, siccome sarò allo stadio, egoisticamente mi accontenterei anche di un semplice match gradevole da seguire (ride, ndr)».