Forse non è un Lugano stellare, ma Steffen è di un altro pianeta
Ha impiegato otto minuti per riprendersi il Lugano. Otto minuti per ribadire che in Super League non vi sono giocatori decisivi come lui. Cornaredo è impazzito, il Winterthur alla fine ha dovuto cedere e - soprattutto - il club bianconero non ha mollato la vetta della classifica. Primo grazie al primo della classe: Renato Steffen. Reduce da diverse settimane di stop per un infortunio muscolare, il nazionale rossocrociato ha firmato una doppietta tanto bella quanto pesante. Sì, perché contro il fanalino di coda del campionato la squadra di Mattia Croci-Torti stava combinando un piccolo pasticcio. Come? Controllando il match e però finendo sotto nel punteggio. A far vedere i fantasmi ai ticinesi è stato l’ex Zurigo Bajrami, bravo ad approfittare di una dormita generale della retroguardia avversaria. Le armi più affilate, complice la Conference League all’orizzonte, il Lugano le aveva però lasciate in panchina. E l’all-in del Crus, alla fine, ha fatto saltare il banco.
La variabile Przybylko
L’asso nella manica dell’allenatore momò, dicevamo, si è rivelato una volta di più Steffen, gettato nella mischia come ultimo cambio e autore della doppietta che ha deciso il match tra il 73’ e l’81’. «Lo sapete che voglio sempre vincere e, in quanto leader di questa squadra, ho affrontato gli ultimi venti minuti con questo spirito» afferma Renato a fine incontro. Per poi punzecchiare come sempre i compagni: «Siamo un’ottima formazione. Sarebbe un errore, però, fare affidamento solo sulla fantasia e le qualità di un paio di singoli. Di più. Controllare le partite e convincere fino ai 60 metri, spesso, non è sufficiente».
Il primo tempo del Lugano, in questo senso, ha ricordato molto quello andato in scena una settimana fa a Sion. Tanto possesso, rarissime fiammate offensive. Il minimo comune denominatore delle due gare? L’assenza di un centravanti nell’undici titolare disegnato da Croci-Torti. Rispetto alla trasferta in Vallese, tuttavia, i bianconeri non hanno recuperato solo Steffen, ma anche una prima punta: Kacper Przybylko. «Sapete quanto mi piace il gioco fra le linee; senza un punto di riferimento là davanti tuttavia abbiamo faticato» sottolinea il Crus. Lo spilungone polacco è stato inserito subito dopo il vantaggio degli zurighesi. «E ci ha dato tanta profondità, oltre a impegnare i difensori del Winterthur» prosegue l’allenatore, evidenziando al contempo i meriti di Mahou - «bravo a saltare più volte l’uomo» -, le pungenti incursioni di Belhadj e il turbo ingranato da Zanotti. «Tutti hanno dato qualcosa in più alla squadra, soprattutto a livello di energia». Il sigillo sul successo, però, lo ha messo Steffen. «In Svizzera pochi giocatori hanno la fame di Renato» l’elogio del Crus.
Se lo Young Boys è a -11
Il match winner di Cornaredo ha trovato la quarta e la quinta rete della sua stagione. Cinque gol in otto apparizioni. Una sentenza, o quasi. «Se sono io il bomber del Lugano? Ovviamente no» replica Steffen sorridendo. «Segniamo a sufficienza e con diversi interpreti. Ecco perché credo che il problema non si ponga. Purtroppo Kacper e Vladi si sono fatti male nello stesso periodo. Si è trattato di un worst case. Ma ripeto, siamo attrezzati per fare bene». Steffen, comunque, non fatica a riconoscere il peso di questa variabile. «Aliseda non si è risparmiato, fare il centravanti però non è la sua specialità. L’ingresso di Przybylko, al contrario, ci ha permesso di mettere maggiore pressione ai difensori del Winterthur».
Croci-Torti, in ogni caso, non rinnega le scelte iniziali. «L’ho già spiegato nelle scorse settimane. Per non ripetere gli errori della scorsa stagione, devo essere bravo e intelligente a non forzare determinate situazioni sul piano del contingente. Con così tanti impegni in programma, dobbiamo cercare di perdere per strada meno elementi possibili. È quindi giusto avere fiducia nell’intero gruppo. Che poi vi siano delle gerarchie in rosa è innegabile». E a proposito di graduatorie. Il Lugano si gode la vetta insieme a Zurigo e Lucerna. Addirittura a +11 dallo Young Boys. «Sono tanti» ammette il Crus. «Ma controllare solo i gialloneri, perdendo di vista ciò che avviene al nostro fianco, sarebbe un errore. Di sicuro non dovremo smettere di approfittare dei passi falsi delle big». Il titolo lo si vince anche così. E pure grazie ai giocatori di un altro pianeta come Renato Steffen.