Niente pettegolezzi

Gattuso non è un simbolo del calcio italiano, parola di La Russa

Il presidente del Senato può opinare, sempre, come tutti, figurarsi se deve risparmiarsi col tema, il calcio, sul quale gli italiani adorano opinare e scontrarsi, ma addirittura innescare una polemica ci sembra esagerato
©FABIO FRUSTACI
Carlo Tecce
21.06.2025 18:19

Come si fa ai concorsi oppure ai compiti in classe, indifferente. Ecco la prova: il candidato analizzi i seguenti lanci di agenzia di stampa. Il primo porta la data di lunedì 16 giugno 2025: «Quando il presidente della Figc, Gabriele Gravina, dice che Rino Gattuso è un simbolo del nostro calcio, io dico che non è proprio esatto, semmai lo è Gianluigi Buffon, che forse è dietro a questa decisione. Allora tanto valeva fare Buffon selezionatore, non c'è bisogno di essere allenatori per selezionare una Nazionale. I simboli del nostro calcio sono altri, molti non sono allenatori, come Totti e Del Piero, poi ci sono Cannavaro, Nesta, Pippo Inzaghi. Non è giusto considerare Gattuso il simbolo del nostro calcio». Il dichiarante – per restare formali – afferma e ribadisce, argomentando, che la scelta della Figc di affidare a Gattuso la panchina della Nazionale italiana sia profondamente sbagliata perché sbagliato è il presupposto che l’ha mossa: Gattuso non è un simbolo del calcio italiano. Il dichiarante, non soddisfatto, a suffragio della sua tesi, fa una ulteriore considerazione, passando da un lato prettamente semiotico a una valutazione pragmatica: il selezionatore della Nazionale, sbadati voi, può non essere un allenatore di calcio. Ci permettiamo di aggiungere: l’abilità del selezionatore sta, è insito nel termine, nel selezionare. Per esempio, coloro che indugiano sul menu al ristorante, con tutta evidenza, non sono bravi selezionatori.

Il medesimo dichiarante, trascinato (pare ben volentieri) nella solita arena delle polemiche attorno al calcio, si corregge parzialmente giovedì 19 giugno 2025, ammorbidendo il suo giudizio e richiamandosi a una sorta di pacificazione pallonara: «L'unica cosa che ho detto che può non piacere, ma che io confermo, è che Gattuso è un ottimo allenatore, come è stato un bellissimo calciatore, ma l'immagine del calcio italiano io la vedo in Totti, Baggio, Rivera, Del Piero, Buffon, Zenga, lui ha l’immagine della resilienza, del ringhio, ma forse ci vuole questo. Diamogli fiducia».

Ci dispiace, ma con questi due indizi, seppur abbondanti, non sarete in grado di svelare l’identità del dichiarante. Pronti? È Ignazio La Russa, il fondatore di Fratelli d’Italia, un alto esponente della destra italiana dal Movimento sociale ad Alleanza nazionale passando per i predellini di Silvio Berlusconi, da quasi tre anni presidente del Senato, seconda carica dello Stato, il supplente di Sergio Mattarella.

No, non siamo bacchettoni. Il presidente del Senato può opinare, sempre, come tutti, figurarsi se deve risparmiarsi col tema, il calcio, sul quale gli italiani adorano opinare e scontrarsi, ma addirittura innescare una polemica, perché faremmo difetto alla intelligenza di La Russa pensando che non ne fosse cosciente, ci sembra esagerato. Non per la Russa, che ha questa attitudine alla battuta, questa passione per il calcio, ma per la carica che riveste.

Ci piace immaginare che una volta elevati a una carica di tale rilievo si debba avere un comportamento meno leggero perché le parole pesano di più. Mattarella potrebbe mai giudicare le decisioni della Federcalcio o della Federnuoto o del conduttore del Festival di Sanremo? Impossibile. Un quarto di secolo fa, dopo aver perso un Europeo ai supplementari, Dino Zoff si dimise dalla Nazionale per una contestazione “tecnica” dell’allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Senz’altro Zoff, per rimpinguare l’elenco di La Russa, è un simbolo del nostro calcio. Gattuso prenda nota. 

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