La cerimonia

Il Premio per la pace e quella frase di Infantino a Trump: «Puoi fare quello che vuoi»

Come previsto, durante il sorteggio per i Mondiali del 2026 il presidente FIFA ha attribuito il nuovo riconoscimento al presidente americano, lodandone le gesta
©Jia Haocheng
Massimo Solari
05.12.2025 22:30

«Puoi fare quello che vuoi!». Una frase, più di altre, ha racchiuso la grottesca cerimonia andata in scena al Kennedy Center. A pronunciarla, va da sé, è stato il presidente della FIFA Gianni Infantino. E ad accoglierla con il sorriso, certo, il padrone di casa e - de facto - del Mondiale 2026 Donald Trump. Il presidente americano non stava rispettando protocollo e percorso che lo avrebbero condotto alle postazioni dedicate ai leader dei tre Paesi ospitanti, prima di quello che sarebbe stato uno dei tanti siparietti forzati del sorteggio. Trump, suggerivamo, ha però fatto di testa sua, mentre Infantino acconsentiva calorosamente.

L’abbraccio ideale fra i due grandi protagonisti della serata di Washington, d’altronde, si era consumato poco prima. Atteso, e ciò nonostante fonte di disturbo, per i modi e i toni adottati nel celebrarlo. Sì, come ampiamente previsto, Trump si è visto attribuire il Premio per la pace targato FIFA. «Perché ha intrapreso azioni eccezionali e straordinarie per la pace» e «unito i popoli di tutto il mondo» ha spiegato Infantino, parlando di un riconoscimento «assegnato ogni anno». È la prima volta, invero. «Ed è davvero uno dei più grandi onori della mia vita» ha affermato Trump. Per poi parlare di «decine di milioni di vite» salvate. «Ora il mondo è un posto più sicuro». L’inquilino della Casa Bianca si è rivolto alla platea indossando una medaglia, preparata appositamente a fianco del premio principale. Una scultura dorata, va detto, non bellissima.

La parte istituzionale, o se preferite autocelebrativa, si era aperta con il Nessun dorma di Andrea Bocelli e si è dilungata per quasi un’ora. Infantino e Trump, inevitabilmente, hanno oscurato le presenze - in parte imbarazzate - della presidente messicana Claudia Sheinbaum e del primo ministro canadese Mark Carney. Da Robbie Williams a Lauryn Hill, le esibizioni si sono succedute in un ambiente artificiale. Fake, volendo dirla con Trump. Poco importa. L’ospite d’onore ha assaporato appieno la vetrina concessagli dalla FIFA, compreso il gran finale con gli amati Village People e YMCA, oramai inno MAGA.

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