Calcio

Il volto è molto diverso, ma il risultato non cambia

Dopo le due sconfitte in Europa, il Lugano subisce la rimonta del Lucerna alla swissporarena - I bianconeri pagano caro le leggerezze di Berbic - «Perché non Deana? Le gerarchie e i patti con i due portieri sono chiari» spiega il tecnico Croci-Torti
Vladi, autore dell’inutile 3-2 nel finale, non nasconde la propria delusione. © Keystone/Philipp Schmidli
Massimo Solari
03.09.2023 22:15

Mattia Croci-Torti non vuole sentire parlare di segnali. No. Se ad affrontare il Lucerna è stata una squadra rivoltata come un calzino dopo la doppia sconfitta contro l’Union Saint-Gilloise, la ragione è un’altra. L’Europa, appunto, che logora il fisico e la testa. E che, a distanza di nemmeno 72 ore, rende inevitabile la gestione delle forze e - di riflesso - il turnover. A cambiare, purtroppo, non è però stato il risultato. Alla swissporarena il Lugano ha incassato la terza sconfitta consecutiva, la seconda in campionato. Lo ha fatto, suggerivamo, con ben otto giocatori diversi rispetto al ritorno del playoff continentale. Fuori, tra gli altri, capitan Sabbatini, al centro del piccato botta e risposta con il tecnico. Dentro, tra i pali, Berbic, con Deana - migliore in campo con l’Union Saint-Gilloise - tornato a vestire i panni della riserve delle riserve. Ebbene: l’esclusione del centrocampista uruguaiano non ha pesato oltremodo sull’economia del match; la titolarizzazione del giovane portiere l’ha invece segnata indelebilmente. Due leggerezze e altrettante reti. Due leggerezze pagate insomma carissimo.

«È giusto stare vicino a Serif»

Perché non Deana, dunque? «I patti con Steven erano chiari» tiene a precisare Croci-Torti nella pancia dello stadio. «Berbic è il terzo portiere del Lugano ed è nostra intenzione valorizzarlo. Sia con la U21, alla quale è stato affidato, sia in prima squadra in caso di necessità. Sin qui aveva sempre fatto bene, in Promotion League, nelle amichevoli, nel primo turno di Coppa e la scorsa stagione contro l’YB. Insomma, non la giudico una scelta rischiosa o una valutazione sbagliata del sottoscritto. Le gerarchie sono stabilite e Berbic meritava correttezza a fronte dell’ottimo lavoro svolto».

Già. Peccato che una sua uscita goffa abbia vanificato il vantaggio subitaneo di Espinoza. E, non bastasse, il mancato intervento sul tiraccio di Villiger abbia consegnato anzitempo i tre punti al Lucerna. «A questo giro, inutile negarlo, Serif non ha passato una bella giornata» ammette il Crus. «È giusto stargli vicino, perché da errori del genere si può solo crescere». Il discorso vale anche per altri bianconeri. E, volendo dare una lettura costruttiva all’analisi del Crus, pure per la squadra arbitrale. «A differenza del match di giovedì a Ginevra abbiamo affrontato la sfida senza paura. Tre minuti di ordinaria follia hanno mandato tutto all’aria». Poco dopo il blackout di Berbic a macchiare la propria prestazione è infatti stato El Wafi, inutilmente fuori tempo appena entro i sedici metri. «Ma a mio avviso - aggiunge quindi l’allenatore bianconero - pure l’arbitro Fähndrich ha commesso un grave errore nella ripresa. Un’ingiustizia, sì. Prima del fallo da ultimo uomo di Espinoza c’era un netto fallo su Bottani. Per altro sarebbe stato il secondo giallo e dunque espulsione per Beloko. Il VAR lo ha per contro ritenuto un semplice contatto». E, beffone, ha cancellato il fuorigioco inizialmente segnalato ai danni del Lucerna per lasciare il Lugano in dieci.

Di nuovo spreconi sotto porta

L’episodio, oltre che abbastanza caotico, ha inciso sul match. È indubbio. Lo stesso peso va tuttavia attribuito alle occasionissime scialacquate da Vladi e Bislimi prima della pausa, come pure al bersaglio mancato da Celar all’ultimo respiro, quando il 3-3 era improvvisamente riapparso tra gli scenari possibili. «La sconfitta non deve in ogni caso essere ricondotta ai tanti cambiamenti nell’undici titolare» sottolinea Renato Steffen. «È una questione di mentalità, di essere presenti nei momenti decisivi della partita. La rosa dispone di sufficienti qualità per assorbire il turnover. È un processo, che con diversi elementi giovani necessità naturalmente di tappe e risultati come questi». Croci-Torti completa il concetto. «Quando si gioca il giovedì sera e si rientra a casa alle sei del mattino bisogna prendere determinate decisioni. Non solo: è doveroso nutrire fiducia nell’intero gruppo e dunque pure negli elementi meno esperti su cui si è voluto puntare». Senza lanciare segnali a uno o all’altro leader e - in vista dell’autunno - imparando a convivere con una compagna scomoda: l’Europa.