La polemica

La FIFA nelle braccia di Aramco, la compagnia petrolifera statale saudita

Il governo del calcio mondiale ha annunciato un nuovo accordo di sponsorizzazione con il gigante dell'oro nero: «È un autogol clamoroso» dice Greenpeace
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Red. Online
25.04.2024 22:00

La FIFA ha un nuovo sponsor. Non uno qualunque, verrebbe da dire, bensì la compagnia petrolifera statale dell'Arabia Saudita: Aramco. L'accordo, fresco di firma, è valido fino al 2027 e consentirà all'azienda saudita di sponsorizzare la Coppa del Mondo maschile del 2026 e quella femminile dell'anno successivo. Secondo i beninformati, si parla di una cifra attorno ai 350 milioni di dollari per 4 anni. Aramco conosce piuttosto bene il mondo dello sport, avendo già accordi in essere con la Formula Uno e l'International Cricket Council. «Aramco – ha spiegato al riguardo il presidente della FIFA, Gianni Infantino – ha una solida esperienza nel sostegno di eventi di livello mondiale, ma anche un'attenzione allo sviluppo di iniziative sportive di base».

Il matrimonio con la FIFA, di fatto, allarga e non poco la sfera di influenza dell'Arabia Saudita, da tempo interessata allo sport come mezzo di soft power. Non a caso, il Paese è stato accusato di investire nello sport e in eventi di alto profilo per migliorare la propria reputazione internazionale. Un processo, questo, conosciuto come sportswashing. Secondo un rapporto pubblicato lo scorso novembre, i sauditi hanno stipulato qualcosa come 312 contratti di sponsorizzazione in 21 sport diversi. Non solo, a marzo l'Arabia ha ufficialmente lanciato la sua campagna per ospitare i Mondiali maschili del 2034. L'Australia, l'altro candidato, si è ritirata dalla corsa a ottobre. 

L'accordo con Aramco, il più grande produttore di petrolio al mondo, parallelamente solleva dubbi e interrogativi sull'impatto climatico della stessa FIFA. Il governo del calcio mondiale era già finito sotto accusa, attirando le critiche dei gruppi ambientalisti, per le modalità con cui si disputerà la Coppa del Mondo maschile del 2030. Ovvero, in tre continenti e sei Paesi differenti. A nulla sono valse le spiegazioni del governo del calcio mondiale, secondo cui verranno prese «tutte le misure necessarie per mitigare l'impatto ambientale». Lo scorso giugno, ancora, un'autorità di regolamentazione svizzera aveva dichiarato che la Fifa ha fatto affermazioni false sul ridotto impatto ambientale della Coppa del Mondo 2022, svoltasi in Qatar.

Dopo la notizia dell'accordo con la FIFA, giovedì, il gruppo Fossil Free Football ha dichiarato: «Saudi Aramco e lo Stato saudita sono determinati a mantenere il mondo dipendente dai combustibili fossili. Ora hanno la più grande piattaforma del mondo per vendere i loro prodotti inquinanti e cercare di ripulire la loro immagine». Di qui la richiesta: la Fifa «dovrebbe rompere i suoi legami con i grandi inquinatori, tifosi e giocatori meritano di meglio».

Un portavoce di Greenpeace ha definito l'iniziativa un «autogol» della FIFA e uno «sfacciato esempio di sportswashing». «Aramco – ha proseguito Greenpeace – sta usando uno sport amato da miliardi di persone in tutto il mondo per distrarre l'opinione pubblica dalle conseguenze delle sue attività che distruggono il clima. Non più graditi come sponsor da molti musei e istituzioni culturali, i giganti del petrolio sono ora presenti in tutto il mondo dello sport alla ricerca di marchi popolari con i quali rendere più verde la propria immagine. La FIFA avrebbe dovuto mostrare ad Aramco un cartellino rosso invece di stendere il tappeto rosso».

Il think tank indipendente Carbon Tracker, in conclusione, ha affermato che Aramco è «la più grande azienda al mondo in termini di emissioni di gas serra». La stessa Aramco, al contrario, ha garantito di avere «un'impronta di carbonio tra le più basse del settore». Ora, avrà anche la vetrina dei Mondiali del 2026 (e del 2027) per dirlo a miliardi di persone...