Calcio

La storia di Celestini, la storia di un addio?

«Don Fabio» potrebbe regalare al Basilea una doppietta clamorosa: prima il titolo svizzero (oramai certo), poi la Coppa - Il futuro dell’allenatore vodese rimane però incerto e non è escluso che sia lontano dal St. Jakob-Park - Sarebbe un epilogo per certi versi assurdo, ma infine un’opera compiuta dopo tanti percorsi interrotti bruscamente
Incontenibile dopo la semifinale di Coppa Svizzera vinta contro il Losanna. ©KEYSTONE/GEORGIOS KEFALAS
Massimo Solari
06.05.2025 06:00

«Anche i cicli apparentemente zoppicanti possono concludersi nel migliore dei modi, purché tutti credano nel progetto fino alla fine». Parole e musica di Fabio Celestini. Parole e musica raccolte dal Corriere del Ticino del 18 gennaio. Quando la gloria non aveva ancora deciso se prestare il fianco al Basilea, all’epoca staccato di un punto dal Lugano capolista e in procinto di sfidare proprio i bianconeri. In che modo si è dipanata la trama della Super League 2024-25 è oramai noto. Surclassando il Servette al St. Jakob, domenica, i renani hanno chiuso anzitempo i giochi del girone per il titolo. Insomma, non è più una questione di «se», ma di «quando» i rossoblù diventeranno campioni svizzeri. Forse già sabato a Cornaredo, perlomeno in termini ufficiosi. In ogni caso accadrà. Come è molto probabile che il 1. giugno, al cospetto del piccolo, grande Bienne, verrà festeggiata pure la Coppa Svizzera. Sì, all’orizzonte - nitidissima - si staglia una doppietta clamorosa, che a Basilea mancava da otto anni e della quale Celestini è da ritenere l’artefice tanto quanto l’osannato Xherdan Shaqiri. È la storia che si compie. Una splendida storia personale e di gruppo. L’aspetto assurdo? Potrebbe altresì essere la storia di un addio.

Fragili dichiarazioni d’amore

Su questa sorta di ossimoro sportivo, oramai nessuno è più in grado di sbilanciarsi. Eppure, solo un mese fa di dubbi circa il futuro dell’allenatore vodese e, di riflesso, del Basilea non sembravano sussisterne. Stando ai media più vicini alla società, la dirigenza aveva già intavolato trattative avanzate con Peter Zeidler, successore designato di Celestini. Con tanti cari saluti alla discrezione - e al rispetto dell’allenatore in carica - nel momento più caldo della stagione. Il problema? Beh, da allora il Basilea non ha perso una partita una, gettando le basi per un trionfo inimmaginabile fino a poco tempo fa. Celestini, val la pena ricordarlo, aveva assunto le redini di un club addirittura a rischio retrocessione. Correva l’ottobre del 2023 e la decisione di puntare su «don Fabio», da parte del patron David Degen, era parsa sia un azzardo, sia un gesto disperato. Parliamo d’altronde di un allenatore reduce da un flop indiscutibile - appena 6 partite di sopravvivenza sulla panchina del Sion - e di un proprietario spigoloso quanto l’uomo su cui aveva deciso di scommettere.

Il matrimonio ha invece funzionato. Eccome. Anche se, suggerivamo, più per convenienza che per convinzione sincera. Non si spiegherebbe altrimenti la situazione attuale, fatta di temporeggiamenti e fragili dichiarazioni d’amore. Per dire: di fronte agli ultimi, eclatanti risultati, sia Degen, sia il direttore sportivo Daniel Stucki non hanno potuto fare altro che esprimere il desiderio di proseguire assieme, onorando un contratto valido sino a giugno 2026. Il tutto però specificando che sarebbe stato difficile trattenere Celestini in caso di un’offerta dalla Spagna, meta ambita dal 49.enne. Venerdì, alla vigilia del match contro il Servette, è toccato quindi al diretto interessato ingarbugliare ulteriormente la matassa. «Penso solo al Basilea e ho sempre affermato di essere un allenatore felice qui» ha osservato da un lato. Per poi tuttavia inscenare una vivace discussione con i giornalisti presenti in sala: «Tre settimane fa avete scritto che avrei lasciato la società per colpa di prestazioni insufficienti. Ora che stiamo vincendo, per contro, sarei io quello che vuole andarsene? Per caso non mi volete più qui?».

Un animo irrequieto

La singolar tenzone appena citata ci ha riportato alla mente la pagella attribuita a Celestini da Angelo Renzetti, intervistato dal CdT dopo aver consegnato l’FC Lugano nelle mani di Joe Mansueto. «L’allenatore più affabile che ho avuto. Nelle difficoltà, però, tende a sentirsi vittima di complotti. Lanciando messaggi negativi all’esterno. Classico dello scorpione». Al netto della digressione astrale, nel giudizio dell’ex presidente bianconero era ed è possibile cogliere un turbamento interiore, un’irrequietezza d’animo che - a ben guardare - non ha mai smesso di accompagnare Celestini, comprensibilmente disturbato pure dalle recenti indiscrezioni. In fondo, basta osservare le differenti esperienze da allenatore in Svizzera e il loro epilogo. E, al proposito, citiamo la brillante analisi pubblicata nelle scorse ore da Tilman Pauls sulle testate di Tamedia. «A Losanna, Lugano e Lucerna, quando si trattava dell’allenatore Celestini, non è stata solo una questione di successo sportivo, ma anche di una lotta per il riconoscimento personale. È stato promosso in Super League con il Losanna, è arrivato terzo con il Lugano (centrando l’Europa League, ndr.) e ha vinto la Coppa Svizzera con il Lucerna nel 2021. Ma quando ha dovuto andarsene, e prima o poi è sempre successo, è stato definito una capra testarda che aveva una sola linea, sportiva e umana: la sua».

Gli insegnamenti del passato

L’avventura vincente alla guida del Basilea potrebbe stravolgere questo paradigma. Per portare la squadra ai vertici del calcio svizzero, infatti, Celestini ha snaturato - e non poco - la propria filosofia. Si parla molto, e ci mancherebbe, dell’incredibile arsenale offensivo dei renani. Di ciò con cui ha sempre amato avere a che fare l’ex centrocampista della Nazionale. E però, è grazie alla stabilità difensiva che «don Fabio» ha saputo far emergere il Basilea dalla crisi del 2023, per poi condurlo nelle zone più nobili della classifica. Spesso e volentieri vestendo persino i panni della formazione sulla carta sfavorita. La gestione di Shaqiri, la libertà tattica concessagli a spese di altre pedine, ha quindi innescato l’esaltazione del collettivo. E dello stesso allenatore, la cui esultanza sfrenata a seguito della semifinale di Coppa vinta contro il «suo» Losanna e stata interpretata anche come un gesto di commiato. «Tutte le società che hanno avuto pazienza, consentendomi di lavorare nelle seconde stagioni, sono state ripagate» aveva tenuto a precisare Celestini sul nostro giornale nel settembre 2021, due mesi prima di essere scaricato dal Lucerna. Di qui la tesi che il tecnico potrebbe sfatare qualora, per davvero, la collaborazione con i renani dovesse tramontare alle porte dell’estate e in apoteosi. Dopo quattro esoneri in corsa - a inizio girone di ritorno a Losanna e Sion, in autunno a Lugano e Lucerna - Fabio Celestini porterebbe a compimento la sua opera. Un’opera magistrale che, scottature del passato alla mano, non necessiterebbe forzatamente di un secondo atto.

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