Le elvetiche non sfigurano davanti all’ultra qualità iberica

Implacabile. Perentoria. Immensa. Insomma, scegliete voi l’aggettivo che preferite. Senza i suoi decisivi interventi sarebbe finita molto peggio. E poi quel rigore parato sul finale. Tanta roba.

A tratti non abbastanza pulita, ma comunque convincente.

La capitana è semplicemente instancabile. Non si sapeva se avrebbe retto quattro match da titolare. Eccoli serviti. E con che qualità.

Che grinta. Solida come una roccia, per dirla con le parole di Sundhage. Peccato per il fallo da ultima donna al 90’. Ma non basta per macchiarle la fedina penale.

Confeziona un rigore tanto netto quanto ingenuo. Per sua fortuna Mariona fa peggio di lei: non c’entra nemmeno la porta e spara a lato. Per il resto brilla meno di quanto è solita fare.

Qualche tocco magico in meno rispetto al solito. Ma sempre una certezza.

Troppa imprecisione. Se il primo controllo non è perfetto la Spagna ti punisce tempo due decimi di secondo. È la prima a lasciare il campo, con un volto un po’ demoralizzato.

Prosegue il torneo in crescendo di Smilla. Non ha timore di affrontare a testa alta la strabordante qualità delle sue avversarie.

Serata no. In un match in cui è d’obbligo tenere palla, non puoi regalarla alle avversarie con cotale leggerezza.

Pia la posiziona come unica punta. Peccato che la difesa iberica la ingabbi bene, perché quando si crea un pertugio e può partire in velocità chi la ferma più.

Entra e crea l’azione più pericolosa della Svizzera. Porta sempre una bella ventata di aria fresca e non ha paura di rischiare.

È giovanissima la friburghese. Ha 19 anni appena, ma un’intraprendenza da vendere. Farà strada.

Aveva annunciato cambiamenti tattici. L’ha fatto e in parte hanno portato i frutti sperati. Aveva predicato pazienza e unità e sono state applicate. Aveva promesso che le sue ragazze ci avrebbero creduto. Eccome se così è stato.