Calcio

Lovric: «A Udine pensando in grande, seguendo il consiglio di Modric»

Domani a Lucerna il 24.enne sloveno taglierà il traguardo delle cento presenze in maglia bianconera - Prima di lasciare Lugano, però, sogna un finale con il botto: «Voglio congedarmi con la vittoria della Coppa Svizzera, meglio ancora se grazie a un mio gol nell’ultimo atto»
Il centrocampista sloveno ha fatto il suo esordio con il Lugano nel luglio del 2019, subentrando a Custodio in una sfida contro il Thun. © CdT/Gabriele Putzu
Nicola Martinetti
02.04.2022 06:00

Sandi, partiamo da queste cento partite con la maglia del Lugano, accumulate in meno di tre anni. Che sensazioni provi?
«In primis moltissimo orgoglio, perché in un mondo in costante movimento come quello del calcio, raggiungere certi traguardi è tutto fuorché scontato. Ho un ricordo indelebile della mia prima apparizione con la maglia bianconera, il 28 luglio del 2019 a Cornaredo, contro il Thun. Entrai attorno al sessantesimo, con l’incontro ancora fermo sullo 0-0. Il mio ingresso in campo non sbloccò la sfida, che finì a reti inviolate».

Ti ricordi chi uscì dal campo in quella occasione, dandoti il cambio?
«È buffo, rammento molte cose di quel pomeriggio, ma non il compagno che venne sostituito (ride, ndr)».

Ti veniamo in soccorso, era Olivier Custodio. Che, come te, a Lucerna vestirà la maglia bianconera per la centesima volta. E, sempre come te, a fine stagione partirà da Cornaredo...
«Davvero? Non lo sapevo!Condividere questo momento con lui lo renderà ancora più speciale.Sono settimane particolari per entrambi. Sappiamo che il nostro tempo qui aLugano è ormai agli sgoccioli ed è una sensazione strana, considerando che per tre anni lì a metà campo - in compagnia di Sabbatini - abbiamo quasi sempre giostrato noi. Però questo è il calcio, i giocatori vanno e vengono. Solo “Sabba” resta sempre (altra risata, ndr). Io e Olivier vogliamo congedarci senza alcun rimpianto, dando tutto da qui a giugno».

Nell’estate del 2019 sei giunto a Lugano con l’etichetta del grande prospetto, del talento da coltivare.Con, in chiave mercato, l’aspirazione di generare una plusvalenza importante con la tua futura cessione. In questi anni hai sofferto la pressione che, inevitabilmente, tutto ciò ha posto sulle tue spalle?
«No, perché fa parte del calcio. E, peraltro, avevo già imparato a conoscerla nei miei trascorsi in Austria. Qui a Lugano ritengo di aver fatto il passo successivo: ho imparato ad abbracciare la pressione, a gestirla. Sfruttandola come catalizzatore per progredire ulteriormente. Sì, in Ticino sento di essere cresciuto tanto, sotto tutti i punti di vista.Oggi mi ritengo un giocatore più completo, capace di interpretare più ruoli. Lugano doveva essere una tappa intermedia per permettermi di raggiungere il traguardo a cui ho sempre aspirato: la Serie A. Oggi, italiano un po’ zoppicante compreso, sento di essere giunto a destinazione».

L’opportunità che attendevi è effettivamente arrivata:per i prossimi cinque anni militerai nell’Udinese. Un altro club bianconero, come Sturm Graz e Lugano...
«Che devo dirti, i colori non mi piacciono. Mi tengo stretto la mia vita in bianco e nero (ride, ndr)! Scherzi a parte, questo è esattamente ciò che sognavo. Negli ultimi tre anni ho lavorato come un “animale” per ottenere una simile chance. L’Udinese è un club stabile, importante.E il bonus è che si trova a due passi dai luoghi a me più cari: l’Austria e la Slovenia. Questa nuova avventura mi permetterà anche di riavvicinarmi ai miei affetti. Non potevo insomma chiedere di meglio».

A Lugano, in queste tre stagioni, hai vissuto molti alti e bassi. Cosa ti fa credere che a Udine, a un livello superiore, riuscirai a importi?
«Ho grande fiducia nelle mie qualità. E non può essere diversamente, perché altrimenti in un campionato come quello italiano vieni mangiato vivo. L’Udinese ha deciso di puntare su di me per un motivo: credono nel mio potenziale e in ciò che ho dimostrato in questi anni. Ora starà a me non deluderli».

In caso di difficoltà iniziali potrai però giocarti una carta molto speciale:la possibilità di chiedere consigli a uno dei migliori centrocampisti al mondo, il tuo amico Luka Modrić...
«Sì, effettivamente io eLuka abbiamo un bel rapporto (sorride, ndr). Condividiamo lo stesso agente, nonché un’amicizia cara a entrambi. Nel corso degli ultimi anni ci siamo incontrati più volte. E sì, dopo la firma con l’Udinese gli ho chiesto un consiglio in vista del mio imminente trasferimento in Italia. Secondo lui ho fatto il passo più corretto per la mia carriera. Però è stato altresì chiaro. Mi ha detto:“Devi sempre pensare in grande. Non dovrai mai sentirti piccolo, specialmente nella tua testa”. Ho provato a dimostrargli che ho recepito il messaggio già nell’ultima finestra dedicata alle Nazionali, quando la mia Slovenia e la sua Croazia si sono sfidate, mettendoci uno di fronte all’altro. Non è andata male, è finita 1-1».

Ti fa strano dire «la mia Slovenia», essendo nato e cresciuto in Austria? Oppure ti sei già abituato?
«No, ho fatto la mia scelta anni fa e ne sono estremamente felice. Optando per la Slovenia, ho voluto onorare le mie radici, il Paese di provenienza dei miei genitori. Sposando un progetto del quale mi sento parte integrante».

Torniamo al Lugano e a quelle che saranno le tue ultime settimane in Ticino. Cosa ti mancherà più di tutto, una volta partito?
«Tantissime cose. Dal bar nel quale vado a bere il caffè1 tutte le mattine, al nostro splendido gruppo. All’esterno, alle volte, forse appaio timido e introverso. Ma con la squadra mi piace aprirmi. In questi anni non mi sono mai tirato indietro, partecipando a ogni tipo di scherzo o momento di “team building”. Ho collezionato tantissimi bei ricordi, che porterò sempre con me».

Ora però la stagione va chiusa nel migliore dei modi. Il che significa una sola cosa...
«Sì, ma porta sfortuna dirlo ad alta voce... (ride, ndr). Scherzi a parte è chiaro:vogliamo vincere la Coppa Svizzera e vogliamo riportare il club in Europa. Sento che non ho ancora vissuto l’apice della mia avventura in bianconero. E non ho ancora segnato il mio gol più bello. Un paio contro l’YB non erano male, ma sogno di firmare quello decisivo nell’ultimo atto della Coppa».