L’Intervista

Ludovic Magnin: «Stiamo bene, ma questo Lugano è già da titolo»

L'allenatore del Losanna fa i complimenti ai bianconeri, ma avverte: «Vogliamo i punti per salvarci il prima possibile»
Sorrisi e abbracci tra Mattia Croci-Torti e Ludovic Magnin, due tecnici che si stimano. ©CdT/Gabriele Putzu
Flavio Viglezio
19.04.2024 06:00

Il Losanna di Ludovic Magnin non parteciperà al girone per il titolo, però è in ottime condizioni e promette di dare battaglia al Lugano: «Ma quella bianconera – afferma il 44.enne tecnico dei vodesi – è a mio avviso la migliore squadra della Super League».

Ludovic Magnin, con quale spirito il Losanna affronta domani la trasferta a Lugano?
«Con lo stesso spirito che ci ha permesso di ottenere ottimi risultati in questo periodo. Abbiamo perso solo una delle ultime dieci partite giocate, ma ci manca ancora qualche punto per la salvezza matematica. Vogliamo fare risultato anche a Lugano, contro quella che reputo essere la formazione più forte ed interessante di tutta la Super League. Ma anche noi stiamo bene».

Non potrete lottare per il titolo o per un posto in Europa e la salvezza è praticamente già acquisita. Quali sono gli obiettivi del Losanna per l’ultima parte della stagione?
«In Super League se non scendi in campo al massimo delle tue possibilità rischi di perdere ogni partita. Preferisco allora rimanere prudente: l’obiettivo è ottenere la salvezza il più presto possibile e creare una dinamica positiva in vista della prossima stagione. Concretamente, vorremmo chiudere senza sconfitte il girone contro la relegazione, al termine del quale potremo dire se la nostra è stata una stagione buona, discreta o pessima».

Al momento come giudica, Magnin, il rendimento di una squadra che rimane una neopromossa?
«Ad inizio stagione volevamo trovare al più presto una certa stabilità in Super League, necessaria per evitare di fare continuamente l’ascensore con la Challenge. Nelle prime fasi del campionato abbiamo offerto un buon calcio, ma abbiamo faticato a muovere la classifica. In seguito è arrivato il famoso «clic» ed ora stanno arrivando anche i punti a premiare il lavoro svolto. Ci vogliono sempre un po’ di tempo e di pazienza, quando si sale di categoria».

Piccola provocazione: c’è chi afferma che, a livello di organico, il Losanna avrebbe avuto le qualità per inserirsi tra le prime sei della classifica...
«Sono d’accordo, ma bisogna guardare all’evoluzione dell’effettivo durante la stagione. Ad inizio campionato ci sono stati dei movimenti di mercato che ci hanno penalizzato, a livello di qualità. È questa la realtà della Super League e lo sarà anche in futuro. In una squadra ci sono dei ruoli e delle gerarchie da rispettare, per trovare la stabilità a cui accennavo prima. Abbiamo trovato la costanza di rendimento un po’ tardi per poter ambire ad un posto tra le prime sei della classifica».

Il Lugano è una squadra compatta: è quella che mi ha impressionato maggiormente in stagione

In Ticino si è parlato parecchio del trasferimento a Losanna di Simone Pafundi. Come sta andando, il giovane talento italiano?
«Ha grandi qualità, ma ha ancora molto da imparare. Il mondo del professionismo non è semplice per nessuno, nemmeno per chi ha un talento superiore alla media. Simone ha solo 18 anni, è giovanissimo: se continuerà a lavorare seriamente, potrà avere un’ottima carriera».

In questi giorni Losanna è in fibrillazione per la finale dei playoff del campionato di hockey. Si avverte tanta concorrenza tra il calcio e il disco su ghiaccio?
«Parlare di concorrenza tra i due sport ai miei occhi non ha senso. Losanna è una città olimpica, c’è spazio sia per il calcio, sia per l’hockey. Alla fine a trascinare il pubblico allo stadio o in pista sono i risultati: se noi fossimo in lotta per il titolo, sarebbe pieno anche lo Stade de la Tuilière, non solo la Vaudoise Arena. Quando giocavo a Lugano, avevo tanti amici nel mondo dell’hockey, con i quali ho contatti regolari ancora oggi: penso a Jan Cadieux, Gaetan Voisard, Olivier Keller, Philippe Bozon o Cristobal Huet. Mi piace l’hockey e sono un grande tifoso del Losanna: non sono andato a seguire gara-2 della finale perché dovevo preparare la trasferta a Lugano e ho avuto paura di un overtime fino alle 2 del mattino (ride, Ndr). Ma martedì prossimo sarò alla Vaudoise Arena per gara-4».

A proposito di pubblico: ha senso, per il canton Vaud, avere tre squadre in Super League?
«È molto difficile immaginare, in futuro, tre squadre vodesi in Super League. Stade Lausanne e Yverdon stanno lavorando bene, a Yverdon ho anche giocato e provo molto affetto per questo club, ma alla fine un cantone deve avere un club faro e questo, per i vodesi, è il Losanna. Come lo è il Lugano per il Ticino. Quando avevo 10 o 12 anni e mio papà mi portava allo stadio, andavamo a vedere il Losanna: la tradizione conta, è importante».

Magnin ha definito il Lugano come la squadra più forte e interessante della Super League. Non è un tantino esagerato?
«Assolutamente no. Quando vedi un attacco con Celar, Steffen e Bottani, ti dici che non c’è di meglio in giro, in Svizzera. Il Lugano è una squadra compatta, a cui piace avere il pallone tra i piedi. Costruisce sempre con tre o quattro elementi e questo mi piace parecchio. Lo ripeto: a livello di gioco la squadra bianconera è quella che mi ha impressionato maggiormente in stagione. Ha tutte le carte in regola per giocarsi il titolo svizzero fino alla fine. Purtroppo per loro, perderanno per strada qualche punto domani contro di noi (ride, NdR)».

Euro 2024? La nostra Nazionale ha i mezzi per fare molto bene

L’ultima volta che il Lugano si giocò fino all’ultima giornata il titolo, correva la stagione 2000-2001. Sulla fascia sinistra scalpitava un giovanissimo Ludovic Magnin...
«Eh, quanti ricordi. Sono passati tanti anni, ma se penso a quel titolo mancato di poco, ancora oggi, ho dei rimpianti. Penso in particolare a quel rigore contro il Grasshopper sbagliato da Türkyilmaz: per carità, può succedere a tutti e ho grande rispetto per Kubi, ma se lo avesse segnato saremmo diventati campioni svizzeri. È comunque difficile paragonare il Lugano di oggi con quello di 20 anni fa, se non per l’allenatore ticinese in panchina. E per Cao Ortelli, che svolge un ruolo fondamentale oggi come allora. Noi facevamo della grinta il nostro principale punto di forza, questo Lugano cura invece maggiormente la qualità del suo gioco. E quando avrà finalmente a disposizione il suo nuovo stadio, potrà diventare una delle realtà più importanti nel panorama del calcio svizzero».

Magnin ha trovato la gloria in Germania, vincendo due volte la Bundesliga con Werder Brema e Stoccarda. Mica facile, dare scacco matto al Bayern Monaco..
«In Germania va così: quando il Bayern è al massimo delle sue possibilità, non ce n’è per nessuno. Le squadre avversarie devono essere pronte ad approfittare delle stagioni in cui è un po’ meno forte: non accade spesso. Ho avuto la fortuna di vivere questa situazione due volte e sono state emozioni davvero forti. Adesso c’è riuscito Granit Xhaka con il Bayer Leverkusen: è un titolo meritato, per tutto ciò che ha fatto nei club in cui ha giocato e in Nazionale».

Dall’alto delle sue 62 presenze in rossocrociato, come vede Magnin la Svizzera a Euro 2024?
«Sono convinto che la nostra Nazionale disputerà un grande torneo. Ha i mezzi per fare molto bene. Non mi soffermerei sulle difficoltà incontrate durante le qualificazioni: con il formato scelto dall’UEFA, non è facile scendere in campo ogni volta con la giusta concentrazione. Qualificarsi per un campionato d’Europa oggi è diventato quasi fin troppo facile».