L'intervista

Lustrinelli: «Ho salutato l’U21 in lacrime, ma era il momento giusto»

Un mese fa, il tecnico ticinese ha deciso di lasciare la guida della nazionale U21 per fare ritorno nell'Oberland bernese, in quella Thun che è ormai la sua seconda casa — Questa sera affronterà il Bellinzona
Nel 2017 il 46.enne ticinese aveva già guidato i bernesi a interim per 11 incontri, dopo aver vestito la maglia rossobianca da giocatore in 112 occasioni, segnando in totale 51 reti. © Keystone/Laurent Gilleron
Nicola Martinetti
22.07.2022 09:30

Un mese fa, dopo cinque anni trascorsi in seno all’Associazione Svizzera di Football, il tecnico ticinese ha deciso di lasciare la guida della nazionale U21 per fare ritorno nell’Oberland bernese, in quella Thun che è ormai la sua seconda casa. Stasera in una notte speciale affronterà il Bellinzona, suo primo grande amore

Mauro, la tua vita è cambiata radicalmente nelle ultime settimane. Come ti senti?

«Sono estremamente felice, davvero. Mi sono tuffato a capofitto in questo nuovo progetto, che mi impegna a tutto tondo. È molto stimolante, stiamo gettando le basi per il futuro e c’è tantissimo lavoro da svolgere. Diciamo che per il momento ho fatto l’allenatore forse per il venti percento del tempo (ride, ndr). Ma sapevo che sarebbe stato così, prima della firma ne avevo discusso con la società. L’intento comune era proprio quello di mettersi all’opera per portare il club a un livello superiore. In un certo senso, mi ricorda un po’ i primi tempi sulla panchina della Svizzera U21. Le dinamiche sono molto simili».

Due mesi fa non avrei mai pensato che oggi mi sarei ritrovato qui. Ma sapevo che prima o poi avrei lasciato l’U21 per perseguire qualcosa di nuovo, di diverso

Hai menzionato gli «svizzerini», che hai guidato negli ultimi quattro anni centrando due qualificazioni consecutive agli Europei di categoria. Non ti dispiace, in questo senso, aver lasciato prima di poterti godere la seconda kermesse continentale?

«Sono sincero, due mesi fa non avrei mai pensato che oggi mi sarei ritrovato qui. Ma sapevo che prima o poi avrei lasciato l’U21 per perseguire qualcosa di nuovo, di diverso. In questo senso negli ultimi quattro anni ho ricevuto molteplici offerte da club di Super e Challenge League, oltre che dall’estero. Ma alla fine, per volontà mia o delle società in questione, non se ne era mai fatto niente. Questa volta invece non è stato così. Forse anche perché quest’anno, più di altri, avrei trascorso pochissimo tempo con la squadra. E sentivo che per il mio sviluppo personale non sarebbe stato l’ideale. Mi è dispiaciuto tantissimo partire, è stato molto doloroso a livello emotivo. Non nascondo che ci siamo lasciati in lacrime, sia con lo staff sia con i giocatori, quando in videochiamata ho comunicato loro che sarei partito. Nonostante il costante ricambio che contraddistingue l’ambiente dell’U21, si erano creati dei legami stretti, sinceri. Alla fine però sono sereno e convinto della mia scelta, sento di aver lasciato qualcosa. Ora al mio posto ci sarà Patrick Rahmen, che sono convinto potrà proseguire al meglio quanto da noi iniziato. È abile nella gestione del gruppo, e quello che ho salutato è davvero speciale, con una grande mentalità».

 

Nel giro di pochi giorni, dopo il tuo addio, l’ASF ha incassato anche quelli di Bruno Berner - passato dalla selezione U20 al Winterthur - e Johann Vogel (selezionatore dell’U17). I più maligni ci hanno visto una sorta di «fuggi fuggi» dalla federazione...

«No, non è così. Io credo che sia semplicemente stato un fortuito concatenarsi di differenti situazioni. Anche perché ognuno di noi aveva delle motivazioni personali, differenti tra loro, per intraprendere un cammino differente».

 

In molti sono rimasti sorpresi nel vederti accettare l’offerta del Thun. Al netto del passato che ti lega al club bernese, infatti, per te si ipotizzava un futuro in Super League, più che in Challenge...

«La verità è che cercavo un progetto interessante e appagante, e qui l’ho trovato. Ho scelto il Thun e il piano, la visione che insieme abbiamo concordato per il futuro. Non la Challenge League. Ripeto, per certi versi ciò che sto vivendo ora è molto simile ai primi passi mossi in seno all’U21 elvetica. E questo mi stimola tantissimo, perché racchiude anche una grande possibilità di crescita a livello personale».

 

La doppia promozione diretta fa gola a tutte e dieci le squadre di Challenge League: mi aspetto una stagione particolare ed equilibrata

Con il tuo arrivo, al fianco di Mattia Croci-Torti e Alessandro Mangiarratti, il numero di tecnici ticinesi sulle panchine di Swiss Football League è salito a quota tre(su venti). Non male, no?

«È sicuramente bello e interessante per tutto il calcio ticinese. In generale, anche a livello di club, gli ultimi anni sono stati molto positivi per il nostro cantone. Penso al Lugano e alla vittoria della Coppa Svizzera, ma anche al Bellinzona, che è riuscito a tornare in Challenge League dopo tanto tempo. C’è da essere orgogliosi».

 

Ritorno temporaneamente alle tue precedenti parole, a quella volontà di «portare il Thun a un livello superiore». Lo si può tradurre in Super League?

«Direi di sì, ma non solo. L’obiettivo sportivo che ci siamo posti, nell’arco dei prossimi tre anni, è di centrare la promozione. Ma ripeto, è un progetto che ingloba aspetti a 360 gradi. Vogliamo crescere sotto tantissimi punti di vista. E sul campo, visto che me lo chiedono in molti, non vedrete soltanto una squadra di giovani in rampa di lancio (altra risata, ndr). Nonostante il mio curriculum ho intenzione di puntare su un mix equilibrato, che risponda a una strategia ben definita».

 

Quanto ingolosisce, in questo senso, l’assist offerto dalla doppia promozione diretta in virtù del futuro allargamento a dodici squadre della Super League?

«Direi che fa gola a tutte e dieci le squadre di Challenge League, non solo a noi. Mi aspetto una stagione particolare ed estremamente equilibrata, dove ogni club potrà ambire a fare bene. Da questo punto di vista mi è spiaciuto iniziare con una sconfitta a Sciaffusa. Peraltro immeritata, considerando che - statistiche alla mano - ci siamo mossi meglio dei padroni di casa. Mi è piaciuto molto come abbiamo interpretato il match, ma abbiamo pagato a caro prezzo la nostra mancanza di efficacia».

Il Bellinzona invece, vostro avversario questa sera, ha subito sorpreso l’ambizioso Losanna. Che impressione ti sei fatto della squadra di Sesa?

«Sabato scorso ero al Comunale e ho visto una compagine solida. Forse ancora un pochino corta, ma dotata di tanta qualità. La rosa granata è sicuramente interessante e non è un caso se i vodesi hanno sofferto il gioco di Cortelezzi e compagni, finendo col perdere all’esordio».

 

È la prima volta che da allenatore affronterai i granata. Che effetto ti farà?

«Sarà speciale. Bello, anche. E immagino che quando accadrà a Bellinzona sarà ancora più intenso. Settimana scorsa, nella capitale, in tanti mi hanno avvicinato per un saluto e una pacca sulla spalla. La piazza mi trasmette ancora molto affetto, ed è stupendo».