Verso Portogallo-Svizzera

«Non vogliamo fermarci»

Gli uomini di Murat Yakin inseguono un traguardo negatosi troppo spesso: «I rigori? Possiamo fare la differenza molto prima» afferma il ct elvetico
© KEYSTONE / LAURENT GILLIERON
Massimo Solari
05.12.2022 18:15

Il quesito ha fatto di nuovo capolino. Era successo prima della partitona contro il Brasile. L’abbiamo risfoderato a poche ore dagli ottavi di finale al cospetto del Portogallo. «Sarà la partita più importante della carriera di Murat Yakin? E, perché no, pure quella di una generazione d’oro di calciatori?». Il commissario tecnico rossocrociato, anche a questo giro, non ha però una risposta. «Sarà una gara unica, su ciò non ho dubbi» osserva. Per poi tuttavia precisare: «Molto dipenderà dalla prestazione della squadra. E al proposito vi assicuro che no, non vogliamo fermarci. Perciò non trovo utile arrestarsi per riflettere sul valore del match, per il sottoscritto e per il gruppo. Siamo ovviamente felici di poter vivere un momento del genere e però cerchiamo di prendere le cose come vengono. Senza forzare una storia che intendiamo scrivere in campo».

Lo sguardo rivolto in avanti

A differenza del crocevia con la Serbia, l’allenatore della Svizzera potrà affidare una penna a tutti i suoi uomini. «Sì, stanno tutti bene e sono pronti a sfidare il Portogallo». Yakin, va da sé, non si sbilancia sui prescelti. Così come poco prima Fernando Santos non aveva lasciato al suolo particolari briciole. Men che meno quella etichettata con il numero 7. «Se giocheranno Sommer ed Elvedi? Ci dormirò sopra e poi farò le mie scelte» le parole del selezionatore elvetico. I due, azzardiamo comunque noi, saranno al via dal primo minuto. E con loro Breel Embolo: «Il quinto ottavo di finale consecutivo in un grande torneo è sicuramente una notizia positiva per il calcio svizzero. Ma come sottolineato da Muri, non vogliamo porci limiti. Lo sguardo è rivolto in avanti». Bene. Rispetto alle ultime fasi a eliminazioni diretta, traspare inoltre maggiore consapevolezza. Yakin, al proposito, ribadisce il binomio «qualità e maturità. Dei singoli e del collettivo». Da parte sua il centravanti della Nazionale svizzera si concentra sui principi: «Mi è difficile parlare della migliore selezione di sempre. Il talento, in fondo, era presente anche in passato. E da solo non basta. Per questa ragione preferisco concentrarmi su altri valori. Giocatori come Valon Behrami o Gelson Fernandes hanno insegnato alla mia generazione l’importanza del lavoro. Un appiglio, sì. Al quale aggrapparsi nei momenti di difficoltà. Primo o poi sono toccati a tutti».

Affrontiamo il Portogallo con l’intima convinzione che l’audacia, alla fine, paga. I miei giocatori ne sono coscienti
Murat Yakin

Sempre più a suo agio

A passarsela così cosÌ, per esempio, è Cristiano Ronaldo. Accerchiato da sondaggi che non lo vorrebbero tra i titolari con la Svizzera e un ambiente in spogliatoio sempre più ostile. Il ct Santos, di nuovo, si è espresso sul tema senza esprimersi. «La questione è stata regolata al nostro interno» le sue vaghe parole. A parlare di CR7 è così Embolo: «Ronaldo è stato un’ispirazione e continua ad esserlo per molti sportivi, non solo calciatori. Da una figura simile si può solo imparare». Il dono della freddezza, magari, l’unico che sembra fare ancora parzialmente difetto a Breel. «Sono pronto a duellare, ad aiutare i compagni e - ovviamente - a segnare» rilancia però l’attaccante del Monaco, a suo agio tanto in questa Coppa del Mondo quanto con le domande più svariate dei giornalisti: dal ruolo dei calciatori africani emigrati in Europa all’impatto di Kylian Mbappé nel torneo. Il confronto con il roccioso difensore Pepe, invece, potrebbe racchiudere l’essenza dell’ottavo di finale tra Svizzera e Portogallo. «Ma se non crediamo di poter avere la meglio, beh, partiamo già battuti» rileva Embolo.

«L’audacia, alla fine, paga»

Tocca quindi a Yakin cavalcare ulteriormente la fiducia generata dai 3 punti in rimonta con i serbi. «Affrontiamo il Portogallo con l’intima convinzione che l’audacia, alla fine, paga. I miei giocatori ne sono coscienti; sanno oramai di avere i mezzi per battere i migliori. Non solo: hanno le idee chiare circa il ritmo e l’atteggiamento tattico da adottare in base agli obiettivi da perseguire in campo. Il successo contro la Serbia ha generato poi una certa euforia in Svizzera. E queste aspettative dovranno guidarci». Già, magari sino ai calci di rigore. «È un esercizio che viene svolto regolarmente al termine degli allenamenti» conferma il ct. Per poi lanciare la sfida: «Sinceramente, lavoro per fare la differenza prima dell’appendice dei tiri dal dischetto. E con il Portogallo non sarà differente». E allora forza Svizzera, non fermarti.

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