Mondiali

Quando la FIFA si arrabbia con i tifosi

Dallo striscione croato contro il canadese Borjan ai cori omofobi dei fan di Messico ed Ecuador: ecco i casi più eclatanti di Qatar 2022
© EPA/Noushad Thekkayil
Marcello Pelizzari
30.11.2022 10:30

Al netto dei discorsi sui cosiddetti tifosi fake, convocati allo stadio dal Comitato organizzatore di Qatar 2022 e «costretti» a tifare questa o quella nazionale, il sostegno sugli spalti – anche nel deserto – non è mai mancato. Applausi, striscioni, mise improbabili fra cui la «solita» mucca rossocrociata, perfino le (s)gradite vuvuzela che credevamo aver dimenticato dopo Sudafrica 2010.

Non tutto, però, sta filando per il verso giusto. E non ci riferiamo soltanto agli interventi per frenare i sentimenti dei tifosi iraniani, vicinissimi a chi – nel Paese – sta protestando contro il regime. La FIFA, leggiamo, è già intervenuta a più riprese dall’inizio di questa Coppa del Mondo per punire il comportamento di alcune tifoserie. Punizioni che, regolamento alla mano, ricadono sulle singole Federazioni nazionali.

Il caso Borjan

Martedì, ad esempio, il governo del calcio mondiale ha annunciato di aver avviato un’indagine disciplinare dopo che alcuni supporter croati hanno preso in giro il portiere del Canada Milan Borjan. Il motivo? Il fatto che Borjan sia di origini serbe.

Domenica, mentre i canadesi incassavano una pesante sconfitta per mano croata, 4-1 il risultato finale, i tifosi hanno mostrato uno striscione particolare: si potevano notare il nome della città natale della sua famiglia, Tenin, oggi in Croazia ma durante l’epoca jugoslava abitata principalmente da serbi, e il logo di un famoso produttore di trattori. Che cosa c’entrino i trattori con la città natale del portiere è presto detto: la famiglia di Borjan lasciò la città nel 1995, dopo la disgregazione della Jugoslavia, come molti altri concittadini di etnia serba. Cittadini che, nel tumulto generale, fuggirono proprio a bordo di trattori agricoli.

Borjan, assieme alla sua famiglia, si trasferì in Canada nel 2000. Oggi, oltre a rappresentare il Canada ai massimi livelli è portiere e capitano della Stella Rossa di Belgrado, il peso massimo del calcio serbo.

Il giro di vite nel 2019

La FIFA non si è limitata al Canada, ad ogni modo. Già, il governo del calcio mondiale ha avviato procedimenti pure nei confronti di Messico ed Ecuador, dopo che i tifosi di entrambe le nazionali avrebbero cantato dei cori omofobi. Se sanzionate, le due squadre rischiano – oltre alla classica multa – di dover giocare le prossime partite casalinghe a porte chiuse.

Più volte, al riguardo, la FIFA ha affermato di praticare una politica di tolleranza zero verso le discriminazioni. Gli arbitri, non a caso, sono istruiti: di fronte a cori razzisti o omofobi, possono fermare, sospendere o addirittura concludere anzitempo una partita.

Il giro di vite risale al 2019, quando la Federcalcio internazionale ha aumentato la multa minima per le discriminazioni (20 mila franchi svizzeri). Da allora, sono state emesse diverse sanzioni.

L'Ungheria nel 2021

Nel 2021, ad esempio, il Messico aveva giocato due partite di qualificazione a Qatar 2022 a porte chiuse e aveva dovuto pagare 100 mila franchi di multa, sempre per cori omofobi da parte dei tifosi.

Nello stesso anno, la Federazione ungherese si era vista rifilare una maximulta da 200 mila franchi oltre a due partite senza i propri tifosi. Il motivo? Insulti razzisti contro i giocatori inglesi afrodiscendenti.

Resta, a monte, una certa ipocrisia di fondo. La FIFA, di suo, è stata criticata per aver portato il Mondiale in Qatar, dove l’omosessualità è illegale. Proprio durante questa edizione, nei vari stadi a Doha e dintorni, ai tifosi è stato chiesto di rimuovere alcuni capi di abbigliamento che mostrano sostegno alla comunità LGBTQ+ o, ancora, alla causa dei protestanti in Iran. E dire che il Comitato organizzatore, più volte, ha ribadito che tutti sono i benvenuti al Mondiale.  

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