Si va verso un Mondialone?

Non è nemmeno iniziato, ma già si discute in merito a un suo possibile allargamento. Il controverso Mondiale per club, ultima creatura della FIFA, è oramai sulla bocca di tutti. L’alba della competizione sta per sorgere e negli ultimi giorni i responsabili media e dei canali social di Gianni Infantino hanno fatto i salti mortali per pubblicizzare l’evento, moltiplicando le dichiarazioni «euforiche» di vari personaggi di spicco legati al pallone.
Bene, ma dicevamo del formato del torneo, esteso a 32 squadre dopo la calcolata rivoluzione voluta dal presidentissimo. Ebbene, stando a quanto anticipato dal Guardian, presto si terrà una nuova consultazione per valutare di portare gli iscritti a quota 48 in occasione della prossima edizione, in programma nel 2029. Pazzesco. O forse no.
Milioni di vantaggi
A fronte del montepremi monstre messo sul piatto dalla FIFA, le pressioni dei club che non sono riusciti a staccare il biglietto per la competizione ospitata dagli Stati Uniti sarebbero aumentate. E si capisce. Complice l’entrata in scena di DAZN e dei fondi sauditi della SURJ Sports Investment, gli organizzatori hanno potuto offrire alla platea la bellezza di 1 miliardo di dollari. Tanti, tantissimi. A maggior ragione per le dodici squadre europee – le più numerose – che grazie alla solo qualificazione incasseranno dai 12,81 ai 38,19 milioni di dollari, in base a quelli che la FIFA definisce «criteri sportivi e commerciali». La forza dei rispettivi marchi sportivi, insomma, ritenuta più significativa rispetto alle concorrenti di Sud America, Asia, Africa e Oceania. Non solo. Se, come probabile, una tra PSG, City, Bayern Monaco, Real Madrid e Atletico dovesse aggiudicarsi il trofeo, gli introiti complessivi del vincitore supererebbero i 100 milioni per appena sette partite disputate. Per intenderci: il Paris Saint-Germain non ne ha guadagnati molti di più per aver messo le mani sulla Champions League dopo 17 apparizioni.
Tra coerenza e appetiti
Di qui la probabile irritazione di big quali Barcellona, Liverpool, Arsenal, Manchester United o ancora Milan, tagliate fuori a causa di due fattori principali: il citato contingente «europeo» fissato a quota 12 partecipanti e il massimo di due rappresentanti per Paese, invero aggirabile come dimostrano le «eccezioni» Brasile e USA. Per dire: i Reds – che avrebbero pure soddisfatto i criteri di ammissione – hanno pagato proprio quest’ultima condizione. E, va da sé, perdere terreno in termini di forza finanziaria - sul mercato e non - non è ritenuto accettabile. Ma il totale di 48 compagini verrebbe giustificato e ritenuto comprensibile anche a fronte dei modelli adottati per le competizioni destinate alle nazionali. Già, perché il prossimo Mondiale in Canada, Stati Uniti e Messico sarà il primo ad accogliere un numero così elevato di formazioni, e a cascata – nel 2031 – si adatterà pure la Coppa del Mondo femminile. Incrementare di 16 club il nuovo torneo FIFA, dunque, seguirebbe dunque un ragionamento coerente, per quanto figlio degli appetiti e degli interessi di un numero ristretto di realtà sportive.
Biglietti a prezzi stracciati
A conti fatti, poi, a beneficiare del provvedimento e di un numero maggiore di «brand calcistici» noti sarebbe la stessa FIFA, che in queste ore sta incontrando non poche difficoltà a riempire l’Hard Rock Stadium di Miami per la gara inaugurale di sabato notte tra l’Inter Miami e l’Al-Ahly. Si parla di un drastico calo dei prezzi dei biglietti, addirittura offerti in promozione (uno a 20 dollari e cinque in omaggio) agli agli studenti del Miami Dade College.