Calcio

Vincere la Coppa e poi (forse) dirsi addio

Giunti a Lugano nell’estate del 2019, Sandi Lovric e Olivier Custodio sono in scadenza di contratto, ma non intendono lasciare il Ticino senza aver regalato il trofeo al club bianconero - Lo sloveno: «Voglio arrivare a Udine con due medaglie» - Il vodese: «La mia porta resta aperta»
©CdT/Gabriele Putzu
Nicola Martinetti
12.05.2022 22:40

Tre anni fa Sandi Lovric e Olivier Custodio erano, l’uno per l’altro, perfetti sconosciuti. Due calciatori con origini ed esperienze diverse, che nel giro di un paio di settimane hanno deciso di porre la firma su un’offerta giunta da Lugano, per dare una svolta alle rispettive carriere. Tre anni più tardi, entrambi sono ora in procinto di congedarsi dalla società bianconera. Uno con il futuro già scritto e una strada ben delineata, che lo porterà a Udine per vivere i fasti della Serie A. L’altro con un grosso punto di domanda che ancora aleggia sopra la sua testa, in attesa di trovare una risposta. «Così va il calcio - commenta con un sorriso il centrocampista sloveno -. Le belle storie iniziano e finiscono. La nostra, qui a Lugano, non è però ancora giunta al suo epilogo. Necessita del classico finale perfetto. Anzi, della finale perfetta. Per sollevare un trofeo con questa maglia, permettendoci di congedarci nel migliore dei modi».

Nessun film mentale

Dirsi addio con una medaglia al collo, insomma, risulterebbe meno amaro. Meno doloroso. «E, francamente, non riesco nemmeno a immaginare l’altro scenario. Quello più triste e carico di rimpianti. No, non ci voglio proprio pensare - confessa il 24.enne di origini austriache -. D’altronde sono fatto così, non mi piace proiettarmi troppo in là. La finale di domenica, per dire, non l’ho già giocata nella mia testa. E non lo farò nemmeno nei prossimi giorni. Voglio godermi ogni istante, ogni momento, rimanendo nel presente». Una finale, ad ogni buon conto, Lovric l’ha comunque già vissuta. E vinta. Quella della Coppa austriaca nel 2018, conquistata con lo Sturm Graz ai danni del Red Bull Salisburgo. «Ma a Berna sarà tutta un’altra storia - rileva subito il nazionale sloveno -. Nel 2018 disputai soltanto un paio di minuti, il tempo di entrare in campo per poi festeggiare con i compagni. Ora sono un giocatore diverso, con un altro peso specifico all’interno della squadra. Sono pronto a vivere questo atto conclusivo da assoluto protagonista». Un parallelo tra quella sfida e quella di domenica, comunque, lo si può tracciare:«Come allora, disponiamo di un gruppo con le carte in regola per imporsi. Nel nostro spogliatoio abbondano personalità, coraggio e carattere. Elementi imprescindibili, quando si è chiamati a scrivere la storia».

Un omaggio al capitano

Olivier Custodio, da professionista, una finale non l’ha mai disputata. Eppure le qualità citate da Lovric fanno tutte parte del suo repertorio. Come se, il 27.enne romando, fosse stato costruito per vivere momenti simili. «La Coppa Svizzera è speciale e ogni calciatore elvetico lo sa bene. Io sono cresciuto a Montreux e calcisticamente ho sempre ruotato nell’orbita del Losanna. Negli anni della mia infanzia, tra il 1998 e il 2000, il club del capoluogo vodese ha disputato tre finali, aggiudicandosi le prime due. Ero piccolo e non ricordo quei momenti, ma crescendo ne ho compreso la valenza. Con il Losanna, peraltro, ho vinto la Challenge League nel 2016. Ma so benissimo che riuscire a conquistare la Coppa Svizzera avrebbe tutto un altro sapore. Specialmente al fianco di tanti amici, visto che tali considero i miei compagni di avventura qui a Lugano».

Per riuscirci, il club bianconero avrà bisogno del suo numero 20, così come di Lovric e di capitan Sabbatini. Un trio che negli ultimi tre anni ha costituito una certezza per tutti i tecnici transitati da Cornaredo, dando vita a uno dei centrocampi più solidi e completi della Super League. «Ormai giochiamo a occhi chiusi - conferma “Custo” -. Sappiamo dove si troverà l’altro ancora prima di effettuare le giocate e abbiamo davvero costruito una grande intesa». Già. Peccato che, fra poche settimane, «Sabba» si ritroverà tutto solo, privo dei suoi due fidi compagni di viaggio. Alla faccia del nuovo che avanza. «Ma lui, che ha vissuto mille battaglie, non ha bisogno di noi per fare bene - afferma ridendo il vodese -. Certo è che faremo di tutto per regalargli un trofeo, perché se lo merita». Una volontà condivisa da Lovric:«Domenica, in campo, metteremo quel qualcosa in più anche per lui, che è ormai una leggenda di questo club. Così come, del resto, per Maric, Bottani e tutti coloro che da più anni vestono questa maglia. Meritano di sollevare la Coppa, entrando di diritto nella storia bianconera».

Bacheche, valigie e scatoloni

La storia, peraltro, è bello ricordarla. Nel bene e nel male. Trovandole il giusto spazio, per non dimenticare i momenti salienti della propria esistenza. «Concordo - afferma Lovric -. Infatti a casa mi sono organizzato per dare l’adeguato risalto alla medaglia vinta con lo Sturm Graz, corredata da una foto di gruppo con i miei compagni dell’epoca. Dovessimo vincere a Berna, però, dovrei inventarmi qualcosa, perché non ci starebbe un ulteriore trofeo. Poco male, comunque. L’imminente trasloco a Udine mi offrirebbe un assist perfetto per riflettere con serenità a una soluzione, per quello che sarebbe un dolce problema». Al contrario dello sloveno, invece, per il momento Custodio non intende ancora parlare di valigie e scatoloni. «Non ho impacchettato nulla. E vedremo se mai lo farò. Per me la porta rimane ancora aperta e restare a Lugano, come ho sempre detto, mi piacerebbe molto. Nel calcio le cose possono cambiare in fretta, da un momento all’altro. Vedremo cosa succederà». Echissà che la conquista della Coppa non si riveli il grimaldello giusto per riaprire la trattativa con il club bianconero, evitando di dirsi addio.

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