L'esodo

C'è tantissimo Ticino a Istanbul per l'Inter

Leo Vinelli, presidente dell'Inter Club JZ4 «Non mollare mai» di Cadenazzo, carica l'ambiente in vista della finale di Champions League: «Che bello se la decidesse Calhanoglu, sarei disposto a farmi Bellinzona-Milano a piedi»
Marcello Pelizzari
09.06.2023 09:30

Eccola, Istanbul. Sognata, immaginata, accarezzata. Vissuta, infine. E per un motivo splendido, per chi ha il cuore nerazzurro: la finale di Champions League contro il Manchester City. Leo Vinelli, presidente dell’Inter Club JZ4 «Non mollare mai», con sede a Cadenazzo, ha raggiunto la metropoli sul Bosforo. Emozionato, e possiamo capirlo, ma anche convinto che, forse, la Beneamata piazzerà la zampata vincente. Per mettere, di nuovo, le mani sulla Coppa. Come tredici anni fa a Madrid, insomma.

«Diciamo che siamo arrivati in Turchia con la pancia piena» afferma, ironicamente, Vinelli. Il riferimento è alla doppietta Supercoppa e Coppa Italia. Ma anche, se non soprattutto, al derby contro il Milan in semifinale di Champions League. «È chiaro, tuttavia, che l’appetito vien mangiando. A maggior ragione dopo aver eliminato i cugini in una doppia sfida che, in un certo senso, aspettavamo dal 2003. La squadra è carica, noi tifosi ancora di più».

Ciao Milan

Avere buttato fuori il Milan, secondo Vinelli, permetterà all’Inter di affrontare l’ultimo atto non proprio con leggerezza ma, sicuramente, con la mente libera. «Io, lo ammetto, in semifinale avevo paura. Perché il Milan è il Milan e l’idea di perdere con i rossoneri non mi faceva prendere sonno. Ora, al contrario, sebbene il Manchester City sia giustamente più forte sappiamo di potercela giocare. E sappiamo anche di essere sereni».

Di sicuro, a crederci sono i tanti membri dell’Inter Club gestito da Vinelli che hanno deciso di accompagnarlo a cavallo fra Europa e Asia. «Io e alcuni fedelissimi – prosegue il nostro interlocutore – come avevo accennato in un’altra intervista siamo stati dei pionieri. Assicurandoci i voli con larghissimo anticipo, prima di sapere che l’Inter si sarebbe qualificata. Siamo arrivati ieri, giovedì, gli altri arriveranno scaglionati da oggi. Non ho fatto i calcoli, ma saremo almeno un centinaio».

Vinelli, in questo senso, ringrazia l’Inter per la collaborazione e, di riflesso, «i tanti biglietti che ha garantito al nostro Club». L’attesa, dice il presidente, è lunga. «Ma siamo pronti a vivere questa avventura fino in fondo». La stagione nerazzurra, finora, come detto è stata ricca di successi. «Come Inter Club siamo stati anche a Roma, per la Coppa Italia, ci siamo goduti il più possibile ogni partita e ogni momento. Mi fa sorridere il fatto che, a Milano come a Torino, girino già le sciarpe per ringraziare il City al grido io non c’ero ma a Istanbul godevo. Occhio con queste gufate ragazzi, per noi queste sono motivazioni ulteriori».

Mia moglie mi aveva suggerito di rivendere i biglietti aerei, ma una passione mica si vende. Io una finale del genere voglio vivermela sul posto
Leo Vinelli

Quei voli a 250 franchi

Vinelli, tornando ai voli, spiega che «averli prenotati così presto sembrava una follia, sebbene costassero solo 250 franchi e quindi anche a perderli non sarebbe stata una tragedia». Sembrava, appunto. «Mia moglie mi aveva suggerito di rivenderli, ma una passione mica si vende. Io una finale del genere voglio vivermela sul posto». Quanto agli altri, è stato difficile organizzare la trasferta per così tante persone? «No, alla fine direi di no. Grazie, come dicevo, all’Inter e al fatto che di voli, pur a prezzi maggiori, ce n’erano. Fondamentale, in casi del genere, è avere un piano. Il nostro Club può vantare un gruppo WhatsApp formato da quasi 500 persone. Lì ho notato un grande aiuto da parte di tutti, è stato bello».

L’Inter Club di Cadenazzo è intitolato a Javier Zanetti. Un idolo ma anche un amico del presidente. «Lui è molto scaramantico per cui non è che si sia sbilanciato chissà quanto in vista di sabato, però dopo il passaggio del turno contro il Porto mi aveva detto: oh, Leo, io ci credo, ci credo eccome. Per me rimarrà sempre il simbolo del Triplete, ma quanto mi piacerebbe, adesso, avere nuovi idoli e festeggiare, diciamo, un Tripletino».

Zanetti, in un certo senso, richiama Paolo Maldini. Un’altra bandiera, sulla sponda opposta del Naviglio. Come vivono i tifosi nerazzurri le ultime vicissitudini in casa Milan? «Male, sono sincero. Male perché Paolo è un’istituzione. È il calcio, come lo è Javier e come lo sono Totti o Del Piero. Ricondurre tutto al business non va bene. E a me, nostalgico come sono, piange il cuore vedere Maldini cacciato così da casa sua».

La promessa

Vinelli accennava al Tripletino, con la Champions a suggellare una stagione che ha visto l’Inter vincere la Supercoppa italiana e la Coppa Italia. Quante volte il presidente ha sognato un trionfo all’Atatürk? «Potrei quasi dire ogni notte. Il pensiero gira e rigira è uno soltanto: vincere. Ma vorrei farlo grazie a un giocatore in particolare». Sì, l’ex Milan Hakan Calhanoglu. «Mamma mia se dovesse succedere, mamma mia se dovesse segnare proprio lui. Lo dico: sarei disposto, a mo’ di pellegrinaggio, a farmi Bellinzona-Milano a piedi».

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