Motociclismo

«Da anni flirto col successo, quest’anno l’ho meritato»

La prima gara del Gran Premio di San Marino di qualche giorno fa l’ha portato in cima al mondo – All’età di quasi 32 anni, Dominique Aegerter ha vinto il campionato di MotoE, dopo aver messo la firma su quello di Supersport nel 2021 – Anche quest’anno il rossocrociato ha tutte le carte in regola per bissare l’exploit, archiviando un 2022 da incorniciare
Dopo aver vinto il campionato Supersport nel 2021, Aegerter ha conquistato quello di MotoE qualche giorno fa. ©Keystone/Peter Schneider
Maddalena Buila
08.09.2022 06:00

Dominique, sei campione del mondo di MotoE. Quanto sei fiero di questo traguardo raggiunto?

«Moltissimo. Sono profondamente felice e soddisfatto per quanto sono riuscito a mettere in pista questa stagione. Ho vinto il titolo con una gara d’anticipo, non è scontato. Oltre al successo finale, sono riuscito a collezionare dieci podi, tre vittorie e altrettante pole position. Inoltre sono riuscito a mantenere a quota zero il numero di incidenti e cadute. Penso di essermi meritato questo titolo, anche rispetto a quanto ho fatto gli ultimi due anni. Nel 2020 sono caduto due volte mentre ero al comando della classifica, finendo terzo. Mentre l’anno scorso ho lottato per la vittoria fino all’ultima curva, ma ho dovuto accontentarmi del secondo posto. Quest’anno tutto invece è andato per il meglio».

Un successo ottenuto grazie anche alla caduta del tuo diretto avversario, Eric Granado. Come hai vissuto la prima gara del GP di San Marino, quella che ti ha consegnato la vittoria?

«Onestamente avrei preferito lottare per il titolo con Eric in pista, non vincere grazie alla sua caduta. Ma questo è lo sport. Io stavo facendo una buona gara, mentre lui ha commesso un piccolo errore che gli è costato caro. Paradossalmente il suo incidente non ha fatto altro che aumentare la pressione su di me. Sapevo che, con l’uscita di scena di Eric, bastava arrivare tra i primi otto per laurearmi campione. Questo mi ha reso ancora più nervoso perché sbagliare sarebbe stato catastrofico».

Hai sfiorato questo successo per due anni di fila, sapevi di averlo nelle tue corde. A inizio stagione 2022 sentivi che era la volta buona?

«Sicuramente il mio obiettivo era quello di lottare per vincere il campionato. Ma se qualcuno mi avesse detto che avrei fatto dieci podi non ci avrei creduto. Non è infatti per nulla facile riuscire a essere così costanti: le gare, così come le condizioni delle piste, sono sempre diverse e l’errore è in agguato a ogni curva. In generale posso dire che questa stagione è finita sicuramente meglio di quanto mi aspettassi».

Attualmente sei al comando anche della classifica di Supersport. Riuscirai a difendere il titolo conquistato l’anno scorso bissando l’exploit del 2021?

«Finora posso davvero dire di aver svolto una stagione pressoché perfetta. Sono salito sul gradino più alto del podio ben nove volte. Sono caduto in una sola occasione commettendo, in generale, pochissimi errori. Penso di avere tutte le carte in regola per fare un’ottima seconda parte di campionato».

In questa categoria hai perso qualche punto dopo essere stato escluso da una gara in seguito al pasticcio combinato a Most nel weekend del 31 luglio, quando hai finto un malessere. In seguito ti sei assunto le tue colpe, scusandoti e dicendo che eri estremamente sotto pressione. Un aspetto che influisce parecchio sulle tue prestazioni?

«Non credo, ma è anche vero che in questo sport spesso la tensione è davvero molto alta. Nella maggioranza dei casi è il pilota stesso che s’innervosisce, perdendo il controllo, ma può anche capitare che lo stress venga dal team, dagli sponsor, dalla famiglia o gli amici. Bisogna essere bravi a non farsi influenzare, ma a volte non si riesce».

L’arrivo della MotoE, della FormulaE e dei nuovi motori sempre più ibridi in Formula Uno fa pensare che la via futura del mondo dei motori sia ormai tracciata?

«“Going green” è ormai la direzione in cui si sta andando, e il Motorsport non può far altro che seguirla. Ma va considerato un aspetto, il divertimento che si prova guidando una moto elettrica e una col motore a benzina. Quest’ultima regala delle sensazioni sicuramente più belle. Inoltre, per i piloti e gli spettatori, è molto più interessante partecipare a una gara dove si sente il rumore dei motori a scoppio. Io amo entrambe le categorie in cui gareggio, ma per le ragioni indicate preferisco correre nella Supersport».

Oltre questa, e la già citata MotoE, hai corso anche in Moto2 e nel campionato da 125cc. Una carriera passata in sella. Non hai mai pensato di cambiare vita?

«Ho cominciato a correre che ero molto piccolo. All’età di cinque anni ho fatto la mia prima gara di motocross: è scoccata subito la scintilla. Ho iniziato a seguire questo sport, innamorandomi di grandi campioni come Mickaël Pichon, Kevin Schwantz, Thomas Lüthi e Valentino Rossi. Li guardavo e speravo di diventare come loro, non avrei voluto cambiare la mia vita per niente al mondo. Poi, col tempo, hanno iniziato ad arrivare anche le vittorie (tra cui quelle straordinarie ottenute l’anno scorso e in questa stagione) allontanando ancor di più gli eventuali pensieri rispetto a un cambiamento di rotta. Mi pare di vivere un sogno».

Cosa mi dici, invece, di un possibile cambiamento di categoria? Puntando magari ancora più in alto...

«Il mio obiettivo è quello di raggiungere la Superbike. Al momento siamo in contatto con il team Yamaha per capire se ci sia la possibilità di trovarmi un posto. Dovesse andare in porto il progetto, sarebbe un bel colpo. Anche perché a braccetto potrebbe arrivare anche una piccola possibilità di entrare nel mondo della MotoGP. Tutti mi hanno deriso quando ho espresso questo mio pensiero, ma in realtà non è poi così impossibile. Anzi, sono stato invitato proprio qualche giorno fa a provare una di queste moto durante i test di Misano. È stato incredibile. Questo dimostra che non bisogna mai smettere di inseguire i propri sogni, perché potrebbero avverarsi».

Sei nato a Rohrbach, un comune del canton Berna di circa 1.500 abitanti. Per arrivare dove sei ora hai dovuto allontanarti tanto da casa?

«Decisamente. In Svizzera purtroppo è molto difficile praticare questo sport. Non abbiamo piste per allenarci e la meteo non ci aiuta. Per sfondare nel Motorsport bisogna mettere in conto tanti sacrifici, investendo tempo e soldi. Per fortuna io ho potuto sempre contare sul supporto della mia famiglia, che purtroppo non vedo granché a causa dei tanti impegni. Certamente vorrei vivere più vicino a casa incontrando più spesso i miei cari e gli amici, ma anche questo fa parte dei sacrifici che vanno fatti per competere a un certo livello».