Tennis

«Da un gruppo affiatato e solidale si sviluppano le qualità individuali»

Heinz Günthardt, capitano delle elvetiche che hanno firmato la Billie Jean King Cup a Glasgow, illustra le qualità di Belinda Bencic che ha i numeri per conquistare anche una prova del Grande Slam
Belinda Bencic (WTA 13) affronterà l'Australian Open dopo il torneo di Adelaide, dove ha raggiunto i quarti di finale. ©EPA/Jono Searle
Raffaele Soldati
11.01.2023 21:20

Dalla metà dello scorso mese di novembre Heinz Günthardt osserva con tranquillità quanto sta accadendo nel tennis. Conquistare il titolo nella Billie Jean King Cup quale capitano delle elvetiche è stato appagante. Un sogno che sembrava proibito è diventato realtà.

Il 13 novembre 2022, a Glasgow, vi siete tolti una bella soddisfazione. Cosa ha significato quel successo in finale contro l’Australia?
«Abbiamo maturato la consapevolezza che non c’è niente di impossibile. Soprattutto se si può contare su un gruppo solidale e affiatato. Belinda Bencic, Jil Teichmann, Viktorija Golubic e Simona Waltert hanno confermato quanto valgono. Il mio merito in questo caso è stato soprattutto quello di aver saputo coinvolgerle cercando di valorizzare le loro qualità individuali, nell’ambito di una competizione a squadre».

Il primo grande appuntamento di quest’anno è l’Australian Open a Melbourne. È possibile che alla fine di gennaio un’elvetica possa riuscire ad alzare il trofeo?
«È difficile, ma sarebbe sbagliato escluderlo a priori. La nostra carta più sicura è Belinda Bencic (n. 12), già campionessa olimpica. Se gioca il suo miglior tennis, la sangallese è in grado di battere tutte le attuali migliori giocatrici del circuito. Iga Swiatek (n. 1), certo, è la grande favorita e se dovesse giocare come nella scorsa stagione sarà difficile superarla. Ma anche la polacca può incappare in una giornata storta. E allora almeno una quarantina di ragazze potrebbero aspirare al successo. Sembra un numero spropositato, ma a guardar bene non è così. Il livello di gioco della tunisina Ons Jabeur (n. 2) e dell’americana Jessica Pegula (n. 3) non è molto diverso rispetto a quello delle ragazze che le seguono nel ranking. Anche Jil Teichmann (n. 32) in questo senso ha qualcosa da dire».

In campo maschile le gerarchie sono più marcate. Qual è la sua impressione pensando ai favoriti per la prima prova stagionale del Grande Slam?
«Il discorso in questo caso è diverso. C’è un tennista, Novak Djokovic, che è testa di serie n. 5, ma che si presenta come l’uomo da battere. Dopo aver saltato il torneo dello scorso anno per ragioni sanitarie e politiche, ma anche per un suo atteggiamento tutt’altro che cristallino, andrà all’assalto del suo decimo sigillo a Melbourne, che sarebbe il 22.esimo nelle prove dello Slam. Vista l’assenza di Carlos Alcaraz, Nadal, detentore del titolo, sarà il n. 1. Ma il suo stato di forma sarà tutto da scoprire. Poi ci sono diversi ottimi giocatori, più o meno giovani, che hanno i numeri per imporsi. Ruud, Tsitsipas, Rublev, Auger-Aliassime, Medvedev, Fritz, Rune, Sinner, Shapovalov e Hurkacz sono solo alcuni tra i tennisti più profilati».

Sul fronte elvetico si respira un’aria di rinnovamento.
«L’epoca d’oro caratterizzata dalla costante presenza ai vertici di Roger Federer, si è conclusa. Della grandezza e del carisma del personaggio, per me il più grande sportivo svizzero di sempre, si continuerà comunque a parlare. Lo testimoniano i numerosi libri che lo riguardano e che, dal giorno del suo ritiro ufficiale, dopo la Laver Cup a Londra, si sono moltiplicati ovunque, non solo in Europa».

Il movimento rossocrociato è ancora vivo e vegeto.
«Mi pare che sopravviva benino. Non solo in campo femminile. Anche se sporadicamente, abbiamo potuto riammirare le qualità di Stan Wawrinka, ancora capace di realizzare degli exploit. In questi giorni, nelle qualificazioni dell’Australian Open, abbiamo visto buone prestazioni anche da parte di Dominik Stricker (ATP 119) e Leandro Riedi(ATP 135). Al di là di quello che poi accadrà, entrambi si meriterebbero un posto nel tabellone principale, dove ci sarà Marc-Andrea Hüsler».